— 97 — della sapienza celeste offre loro il latte degl’ infanti, per fortificarli nella morale naturale, quella che gli spiriti migliori dell’ antichità avevano già intravveduta. Sarà compito di un’altra più vasta opera guidare le anime nelle regioni superne dell’ amore celeste. Per i suoi contemporanei il Rogacci parla fraternamente il linguaggio di un uomo moralmente forte, non quello di un santo; conosce i gusti del secolo, imbevuto di classicismo, e quasi per condiscendenza vi si abbandona, movendosi da gran signore in quel mondo degli antichi, togliendone a prestito immagini, forme, colori ed armonie, pur di somministrare ai bisognosi la salutare medela. Cosi tutta 1’ attrezzatura concettuale e formale del poemetto è desunta dai pensatori e poeti dell’antichità : c’è uno sfoggio d’imitazioni classiche che alle volte sa di scolastico, che però non sempre riesce a soffocare l’intimo pathos dello scrittore, nè a velare i suoi sentimenti profondamente religiosi, che pur nel travestimento classico erompono alla luce. Ma in generale si direbbe che il poeta si studi di curare le anime malate coi mezzi naturali, guidandole senza che s’accorgano al porto sicuro della fede. Si tratta dunque di un vero metodo di risanamento della vita morale, che pone l’uomo in faccia alla realtà dell’esistenza, lo guida a riconoscere il fine ultimo delle cose e a tendervi con tutti i suoi mezzi. L’appello alla volontà umana è continuo : nella volontà, retta dalle norme prudenti dei savi, sta la salvezza contro i colpi della fortuna e le passioni umane. Lo sforzo personale quindi è imposto in ogni circostanza. Parlando nel primo libro di Alessandro Magno, che nella gloria invano andava cercando la felicità, il poeta cosi lo apostrofa : .....Demens! Molimine tanto, Ultra anni, solisque vias, coelique rotatus, Euthymiam dum persequeris, qua nulla dearurn Proximior, nulla aequa magis, facilisque volenti est. Crede mihi, parto imperio licet esse beatum, Crede, licet nullo. Pacem tibi subditus orbis Non dabit: ipse dabis rationi subditus. .....Pieno felix ut corde quiescas, Nil opus est regna augere, at compescere vota. (N. 8) 7