— 239 — della Penisola, che furono iniziati seriamente appena nel dopoguerra (Kolendic, Tor-barina, Kombol), ma che sono lontani ancora dall’aver esaurito la materia. Quando la letteratura croata di Ragusa sarà studiata, nel suo nesso naturale colla produzione italiana e latina della città, nel quadro generale del movimento letterario d’Italia e nei rapporti strettissimi colle singole opere italiane, da cui trasse l’ispirazione, le norme artistiche e il contenuto, allora essa apparirà in gran parte patrimonio della cultura italiana. In realtà essa non è che un episodio nella storia della naturale evoluzione della nostra cultura sulle sponde orientali dell’Adriatico. Dobbiamo esser grati al prof. Cronia, che colla sua monografia ci ha illustrato compiutameate questo capitolo da noi poco conosciuto di storia della critica letteraria. A. Selem Q. PRAGA: Tomaso Negri da Spalato, umanista e uomo politico del secolo XVI. Estratto dall’ « Archivio storico per la Dalmazia », voi. XV. Roma, 1933. Il Negri appartiene a quella « fitta schiera di diplomatici, fortemente attivi in quasi tutte le corti e cancellerie europee, con la specifica missione di trattare e condurre la politica turca ». Nel Quattrocento, specialmente dopo la caduta di Costantinopoli, questa funzione era esercitata dai profughi greci. Nel Cinquecento la missione viene assunta da uomini di cultura della Dalmazia : Tomaso Negri da Spalato, Simone Begna da Zara, Giovanni Stafileo da Traù, Antonio Veranzio da Sebenico. Dopo aver messo in rilievo le benemerenze in questo riguardo della cultura dalmata nell’ avanzato Rinascimento, ed aver lamentato la mancanza di studi su questo importante fenomeno e sulle figure che lo rappresentano, l’autore si accinge a trattare della vita e delle opere del Negri, tracciandone sulla base di numerose notizie inedite e di documenti d’archivio un completo profilo. Ma a quei freddi dati e a quelle carte polverose il Praga riesce veramente a infondere la vita, in modo che la figura dell’umanista spalatino e l’ambiente in cui visse balzano vivi dinanzi agli occhi del lettore. L’autore, che ci aveva già offerto importanti notizie sui Maestri a Spalato nel Quattrocento (Annuario del R. Istituto tecnico di Zaia, 1933), ne ritrae ora la giovinezza operosa, passata nel circolo umanistico di Marco Marulo e quale insegnante nelle scuole di grammatica a Lesina e a Spalato (1460-1499). Lo segue poi nell’attività di vicario arcivescovile di Spalato (1499-1513), poi di diplomatico a Roma, Venezia, Bruxelles e in Polonia (1524), poi ancora quale vescovo di Scardona e Traù (1521-1525), per accennare infine agli ultimi anni di vita trascorsi nella sua casa di Spalato, sino alla morte avvenuta probabilmente verso il 1532 (non 1527). Particolare rilievo è dato alla sua instancabile azione diplomatica in favore delle crociate contro i Turchi. Nessuno forse, come gli abitanti delle città dalmate che assistevano da vicino agli orrori dell’invasione turca, sentiva più urgente la necessità di un’azione comune per la salvezza dell’Occidente. È proprio di quegli anni (1522) l’epistola latina di Marco Marulo, amico del Negri, al Papa Adriano VI, per implorare l’accordo delle nazioni cristiane contro la Mezzaluna. Nella seconda parte dello studio è riunito un ampio corredo di notizie sulle opere umanistiche e storiche del Negri, quasi tutte sinora ignote. La maggiore è un opuscolo, contenente dei carmi in lode del doge Leonardo Loredan, che ricavato da rarissima stampa veneziana del gennaio 1502, è ripubblicato in appendice. Seguono delle epistole e una importantissima « Cronotassi dei vescovi di Salona e arcivescovi