- 264 - Non è la prima volta che i tesori artistici di Zara sono fatti oggetto di descrizione e di studio. Tuttavia, adoperiamo pure la trita frase, l’opera riempie veramente una lacuna. Giacché, o troppo generiche e vaste, o troppo particolari e ristrette, o antiquate e inadeguate all’ attuale avanzamento degli studi, erano le opere che sul patrimonio artistico zaratino possedevamo. Un’opera che ne desse la visione esatta e completa, lo considerasse in relazione alla storia e all’arte locale, tenesse conto delle attive indagini che da quasi un secolo si vanno intorno ad esso continuamente facendo, ne riassumesse e valutasse criticamente i risultati, e costituisse quasi la base e la piattaforma per studi ulteriori, mancava veramente. Al compito assegnatogli il prof. Carlo Cecchelli dell’Università di Roma, noto e valoroso cultore di arte e archeologia, specialmente cristiane, ha adempiuto in modo veramente egregio. La sua non è, nè doveva essere, opera di rielaborazione e reinterpretazione fine a se stessa, ma un catalogo. Ed egli ci ha dato un catalogo esattissimo e completissimo di tutto ciò che di artistico Zara possiede, dove soprattutto i dati sono scrupolosamente controllati e riferiti, dove le descrizioni sono, pur in una necessaria sobrietà, esaurienti, dove l’autore, con il suo sicuro giudizio, opportunamente interviene a correggere errori e a raddrizzare storture che da noi, come in ogni letteratura provinciale, molto facilmente si erano accumulate e minacciavano di perpetuarsi. A sfogliare il grosso volume noi stessi quasi ci meravigliamo della nostra ricchezza. A prescindere dagli edifici monumentali che son tanti e che sempre ci stanno sott’occhio, chi mai avrebbe immaginato che in Santa Anastasia vi sia tanta dovizia di marmi, di tele, di tavole, di ori, di argenti, di sete? Dall’antichissima Arca di San Donato, ai reliquari bizantini, alle argenterie trecentesche e quattrocentesche, alle meravigliose tavole del Carpaccio, ai delicati intagli del coro, ai nielli e agli smalti, alle Madonne rivestite d’argento, alle croci, ai pastorali, alle mariegole, è tutta una visione di impareggiabile bellezza e ricchezza che ci si snoda dinanzi agli occhi. E risorgono i nomi dei donatori: imperatori, papi, vescovi, priori, conti; ci si affacciano visioni di gloria, di potenza, di pietà; ci appare luminoso il volto della nostra Zara industriosissima, gentile e sensibile ad ogni bellezza d’arte, creatrice essa stessa, nelle officine dei suoi artieri, di insuperabili capolavori. E dopo quelli di Santa Anastasia è la volta dei tesori di Santa Maria: sono reliquari, che con eguale eloquenza parlano allo storico e all’artista, sono ori ed argenti, tele e tavole, crocifissi e madonne, pizzi, merletti e ricami, dove è scritta la potenza e il rigoglio del monastero, dove si specchia la multisecolare veneranda storia della città dove esso fiorì. E poi (ci conviene correre) San Simeone con la Arca, San Francesco con il suo Crocifisso, le sue tavole, il suo polittico, i suoi corali; San Grisogono; la Madonna del Castello; Sant’Elia con le sue icone argentee; San Donato con i tesori che vi sono riposti; le chiese profanate, rovinate e distrutte; i palazzi e le case private. Infine gli oggetti d’arte dell’ isola di Lagosta. Tutto questo nel catalogo del Cecchelli vive, diligentemente e ordinatamente descritto, sapientemente ed abbondantemente illustrato. Pochissima poesia e nessun volo lirico, chè la bellezza e l’importanza degli oggetti balza dalla stessa nuda e volutamente fredda descrizione. Ma infinito è lo studio dell’ autore nel determinarne il valore artistico e storico, nell’ indagare soprattutto ed accertare quei dati che valgono ad identificarli e a collocarli nel tempo e nel luogo dove .sono sorti, a stabilire e seguire le loro vicende nei secoli. Sì grande la sua diligenza che, pare impossibile, dopo tanti studi e tante ricerche precedenti,“gli è riuscito persino di scoprire e per