113 scampo ; e, come in lui riconosce il Badoer, s’immagina, poiché nulla nell’ azion non mostra eh’ ei debba saperlo, che la moglie abbia avuto in sua casa un secreto abboccamento con lui e l’abbia perduto. Con questa idea fissa si lascia cogliere ed arrestare. I Dieci ebbero torto di dannarlo a morte : doveano mandarlo a S. Servilio. E’ non entra in sè stesso, e non riconosce l’innocenza della moglie, e il suo torto, se non quand’ ella, in pruova d’ affetto, e rinnovando l’esempio già dato in tanta diversità di tempi e costumi dalla Clotilde di Federico Soulié, gli reca, per salvarlo dall’ orror del patibolo, il veleno, eh’ ei bebbono insieme ; col quale moralissimo ed edificantissimo scioglimento termina appunto la fiaba. Nel che, oltre la moralità e 1’ originalità del trovato, è da notarsi altresì la verisimi-glianza, che la Emilia, appunto come la Clotilde, di cui adopera fin le parole, dopo essere stata . . . Quattro lune tra vita e morte Di questo carcere . . . alle porte, le porte de’ Pozzi ! possa alla fin superarle. A chi mai la conta ? XIII. 8