236 dimenticati e lasciati in un canto. E perchè ciò? Forse che in essi risplendono minori bellezze che nelle altre, e non son degni di quella musa soave e gentile, che li creava ? Tutt’ al contrario ; que’ canti, quelle deliziose melodie, quegl’ ingegnosi musicali artifìzii son nella memoria di tutti : i vecchi, vogliam dire i sodi abbonati del 1831, 1834, gli appresero di prima mano, in origine, dalla Barili, dalla Tadolini, o dal Patti, dal Donzelli, dallo Scalese e dal Cartagenova ; gli altri, coloro che al tempo di quel primo abbonamento entravano appena nel inondo od erano ancora nella materna idea, gl’ intesero e ne han fatto pratica, per derivazione, in ogni accademia. E però ottimo fu il pensiero dell’ impresario di rinnovare con quello spartito gli antichi diletti, e rifare, a cosi esprimermi, i tempi. Ciò era nel suo concetto, concetto ottimo, come dicemmo, plausibilissimo ; ma c’ è egli riuscito ? La domanda è un tantino indiscreta, ed ella entra in un altro ordine di fatti. E pel vero, ben si possono riprodur gli spartiti ; ma non riprodurre egualmente i cantanti : una