230 gagliarda e significativa ironia, quel Preghi alfine, eli’ ella, d’ alto in basso squadrandolo, rivolge, nel duetto, all’ infido amatore. Ella nell’ azione s’ infiamma, s’ accende, si fa sin bella nel volto ; ha un certo suo modo d’accompagnare la parola col braccio, uu portamento, che ne rende il gesto oltremodo espressivo. Il canto prende qualità dall’ azione, e par che si sprigioni 1’ anima nell’ accento. Un uom del mestiere, e non de’ comuni, non dubitò d’ affermare che, per bellezza e squisitezza di canto, Norma fu superiore a Semiramide. Quanto a Pollione, era difficile sostituire il Donzelli. Ad ogni modo, il Pavanì Oliva adoperò del suo meglio, e Pollione ben poteva tradire 1’ amante, ma non ne scapitò 1’ attrice gentile. E dopo tutte queste sue glorie, l’infelice sacerdotessa d’Irminsul è caduta in sì basso stato, che i suoi Galli sono, alla lettera, senza scarpe in piedi ; e si muovono, viaggian, congiurano in semplici pappucce. È da pregar il cielo che Norma faccia danari, perchè ci si tolga quella miseria dagli occhi. Povere genti ! Pazienza che quello sciaurato del sacerdote, il Prosperi, il quale, sia detto per parentesi, nou