208 di dialogo, poco poteva dunque aiutare la fantasia del maestro. Dove trovare la vena festiva, s’ ella non è suggerita nè dalla situazione, nè dalla parola ? La musica doveva di necessità risentirsi del difetto della poesia, ed ella s’accusa d’ un po’ troppo d’ uniformità di colore. Ciò per altro non vuol dire che l’opera non abbia alcune parti splendide di vera bellezza, ed anche talora assai vivaci, come il grandioso pezzo concertato, con cui comincia il second’ atto, diviso in più tempi, co’ più vaghi musicali episodii, e che termina con una brillante, vivissima cabaletta. Per quest’ estro facile e gaio si raccomandano egualmente e la bella cavatina del buffo, detta con quel garbo, che tutti sanno, dal ZuccMni ; e il duetto tra questo e il soprano, quell’ usignolo della Boccabadati ; e 1’ altro tra il medesimo buffo, e il baritono, il Crivelli, quando il fìnto colonnello mostra di sfidar quel povero minchione a singolare certame, e la frase sì bene dipinge le paure del ridicolo personaggio. D’ un altro genere di bellezza è il terzetto del prim’ atto tra baritono, soprano e tenore, il Galvani, notabile in ispecie per isquisi-to lavoro e buon gusto; e d’ una in-