218 La Barbara è un superbo contralto ; delle due sorelle ella è la prima, così la gente diceva o pensava. Ma la gente non aveva ancora sentita l’aria di Semiramide, quel soave e sublime : Bel raggio lusinghier, e quell’ aria fece tosto dimenticare tutti i confronti e presenti e passati. La Carlotta la cantò, come da un pezzo non si sente più cantare. L’agilità, la finitezza de’ modi, 1’ espressione, la grazia, quanto l’arte può dare di più perfetto, tutto si raccolse in quel capolavoro di forma e di stile. E se qui le parole hanno sembianza d’eccesso, egli è che eccessivo fu il fatto e lo strepito levato dalla giovin cantante : noi siamo ancora di qua del vero. E questo un astro de’ più luminosi, che s’ alzò d’ improvviso pel cielo teatrale, e che per poco, se la Fenice, come la Scala, non provvede, brillerà su questi orizzonti, e andrà forse a recare i suoi raggi a Londra, a Parigi, che so io ? sulla Ne va gelata, che i nostri migliori lumi c’ invidian, ci furano. E quale la cavatina, tale fu il duetto del secondo, ora terz’ atto. Unione più immedesimata, esecuzion più felice, arte più gemella, non potrebbe immaginarsi. Il silenzio dell’ at-