148 parisca. Quell’ arco, che suscita talora un mare di note, par che nell’ atto sia fermo ed immobile sulla corda, o si prolunghi all’ infinito nella nota tenuta. Cambia verso e direzione, senza che l’orecchio più fino od esercitato s’ accorga del più lieve distacco o interruzione di suono : in somma, è un portento, e simile maneggio d’ arco, sì prodigioso meccanismo, non s’è ancora veduto od inteso. Accadrà del Kellermann pel violoncello, come del Paganini pel violino : il suo nome diverrà 1’ appellativo, 1’ antonomasia del gran sonatore. Si dirà d’un tale, egli è un Kellermann, e non si andrà col-1’ elogio più lungi. E quale è il magistero manuale del sommo artista, tale è il suo sentimento, l’intelletto dell’ arte. Negli adagi, negli andanti, ne’ temi graziosi, la cavata, 1’ espressione tocca l’apice del perfetto ; quelle corde parlano, si lagnan, sospirano, hanno 1’ eloquenza dell’ umana favella. Così e’ sonò l’Andante grazioso di Rom-berg, così la Romanza di Roberto il Diavolo, o la bella Meditazione sul preludio di Bach. Non può udirsi cosa più soave del Corno del- V Alpi, quella specie di Ranz des vaches, a cui il gentile maestro dà un accento sì affettuoso