187 MDXXVII, MAGGIO. 188 dele luterana de lancinéchi, quante persone, ho-menì, done, grandi, piccoli et de che sorte se volesse che li alrovassero per le strale, senza alcuna remission tutte le amazava. Di poi, essere cosa certissima che dettero la battaglia al palazzo del cardinale Cesarino, dove ivi era dentro da zerca 500 fanti alla guarda cum molti gentilomeni romani. Alfine lo expugnorono, el tutti che v> erano dentro andorno a fil di spada ; non se intende se la persona del cardinale vi era. Di poi andorno al palazo di l’arzivescovo di Cosenza, de nation spagnola, nel qual vi era dentro lui, cum da zerca 500 spagnoli, homeni de credilo, quali abitavano in Roma, che ivi se retirorno credendosi esser salvi tutti. Fumo tagliati a pezi, che non ne campò un solo. Di poi andorno a la casa de missier ■ Dominico de Maximi gentilomo romano, ne la qual 118 era lui con do figlioli et moglie con molta nobiltà romana de homeni et donne cum soi figli ; tulli forno morti, homeni, done, fìoli, servi, serve, che non ne campò persona. Et cussi in molti altri lochi, che non me ricordo le casatp, dimodoché vi sono le calaste di morii in li palazi et case de li gentilomeni romani, et cusi ogni dì seguitano de male in peggio. Pensate che cordoglio era de quelle povere gentildonne romane vedersi nanli li occhi amazarse il marito, fratelli et figlioli et non poterli aiutar, cl quod peius est, che ancor loro in quello istante erano amazate. Non si crede già che se ’1 Turco fusse venuto a tale impresa, havesse usato la crudeltà che hanno usato questi rebaldi et lutto il dì usano, che già non desistono dal mal fare, imo perseverano grandemente. Non so pensare che più bello purgatorio, che inferno debba esser a sentir li pianti, li stridi, li lamenti che ora si debbano fare in quella afflicta cittade. Mi era scordato, che dice, quando lui partì di Roma, tultavolta si battagliava il palazzo della signora Marchesana di Manlua, nello quale era Sua Excel-lentia con molte gentildonne romane, che ivi se erano retirate, pensandosi esser salve ; che non sa quello ne sia successo. Dice, ancor che la Banda nera, già del signor Giovanni de Medici, la quale era in Frisolone, doveva haver dal Papa due page de loro servito, et che ’I Papa non li volse pagar, una parie di loro restorno in Roma et una parte si partì di Roma sdegnati et si abotinorono con spagnoli, li quali bora sono stati li primi a frontarsi al bastione contra l’altra parie di quella banda che reslò in Roma, et loro sono stati che hanno dato la victoria a li imperiali ; che se loro I non fossero stati, nè spagnòli, né lanzchinechi, non erano mai per intrar in Roma. El Papa è in castello cum molti cardinali et altri homeni da bene. Se dice bavere victuaria per uno anno, monizion et artellaria in quantitade. Questo maistro Jacomo dice haver inteso, che questi imperiali, dubitando del soccorso, liavevano pensato di fortificar li ponti di Roma con animo di tenirse, et per poter resister ad chi il volesse dar fastidio. Li lanzcheneeh non hanno fatto presone alcuno fin qui. Li spagnoli 1 hanno robato et fallo presoni assaissimi homeni, done, preti et de ogni sorte ; de modo che non mai si stronca la fila da Roma a Napoli de robe et presoni che mandano. Dice ancora che lo Imperione (?) de Colonna valorosissimamente si apresenlò contra li lanzechinech cridando: « Colonna, Colonna». Fecero una gran baruffa, in fine detto Imperione vene superato et tutti morti. Et di poi, che Pompeo Colonna cum una grossa compagnia da piedi et cavallo venne in Roma, credendosi farsi grande a far del male contra li soi nemici, che l’hebbe quando polè a saipare, et non mai più é sialo veduto, né lui né altri de caxa Colonna. Si è ditto, che Sanliquattro vene morto nello intrar de castello, et dopoi si è ditto il contrario. Il cardinale di Monte dice non si ratrova el molti altri cardinali, che non se intende .se siano in castello o se siati morti, o fatti presoni, overo se sono scampati. Se stima che nel partire faranno questi cani nemici di la fede diri -stiaga, habiano a caziar Roma tutta a foco et fiatila. È da pensare ancora, che Roma habbia patito rapine, furti, presonie et homicidii, che in breve tempo abbia a patire gravissima peste per rispetto de tanti corpi morti, che sono in quelli palazi de cardinali et case de romani, che alcuno non vi è che pigli cura de levarli el sepelirli,.che ve ne sono le cataste. Se putrefaranno in modo, che da la puza non se potrà mirare, et chi vi entrarà pigljarà la imbeccata. Dicesi ancor di certo, che a questi dì, uno cumerier del Papa a bora di notte uscì di castello secrelamente, mandato da Sua Santità al signor Duca nostro, facendoli Intendere nel termine se atrovava, esortandolo a spinger inaliti lo exercito et soccorrerlo insieme cum li altri di la liga, et che tutti li capitanei andorno a ritrovare il prefato signor, cum il quale consultorno et totalmente deliberorno de spingersi inaliti. Hogi se intese, che Sua Excellenlia se ritrova ad Orvieto et dimane se debbe ritrovare a Viterbo et ivi far la massa, et dassi danari a chi ne vole. Sua Excel-