101 MDXXVlt, MAGGIO. 102 sta hora non è gionto a! campo, debba indugiar poco lo arrivar suo, et che torrà il cargo. De Golonesi et da la parte del regno, non si è fatto motivo de sorte alcuna. Et quanto se ne intende è, che ’1 qu. cardinale arrivasse Mercore in Roma, pur non se ne ha certezza alcuna. Missier Gioan Maria non è in castello, et altro non ho potuto sapere. La moglie et quella di missier Hironimo Staicole sono fuzite ad Eugubio, et fu sì tarda la partita loro che intendo hanno perse un mulo et una soma de missier Joan Maria, che per essere un poco remasta indrieto capitò a le mani de nemici Le gente del conte Guido caminano hoggi verso Lodi (?) lontano de qui 10 miglia. Et la persona sua hora è gionta qui, ove è anco arrivato il signor Gioan Hironimo da Castiglione, mandato dal signor marchese di Saluzo, qual è a Castel di la Pieve et ragionavasi per pigliar qualche risoluzione ; ma prima che altro se fazi, par-mi veder il signor Duca deliberato voler assicurarsi di Perosa, de la quale se ha qualche ragionevol du-bio per causa del signor Gentile Baglione, Galeotto, 63* et quelli altri Baglioni, quali se intende esser drizati a far novità, et però mi penso che o questa sera o dimattina, Sua Excellentia rechiederà che seeschlno da la città, la qual habbi a restar libera al governo del vicelegalo a nome dì Nostro Signore ; et se re-cusasseno, pensomi vorà tenir modo di fargelo fare ancor che non volessino. Del successo darò aviso a Vostra Excellentia, a la quale basando le mane rac-cornandomi humilmente in sua bona grafia. 6^ Copia di una lettera del campo, da. Camolino, a li 12 Mago 1527, scritta per Joanni Simonetta a la duchessa di Urbino, Illustrissima et excellenlissima signora, patrona mia singulare. Scrissi hieri sera quanto fino a quella hora si era inteso di le cose di Roma, di le qual noli hab-biamo di poi inteso altro. 11 conte Guido Rangon con le gente sue hoggì si è avvicinato a noi, et dimani passerà di là dal Tevere qui a Pontenovo a la volta di Orvieto. Noi medesimamente repasseremo de là qui a questo ponte a quella volta, et vegnono molto deliberatamente al soccorso di Nostro Signor età recuperalione de le cose di Sua Beatitudine; ma per dimane potria èssere che noi non movessimo, perchè il signor Duca vorà veder stabilite le cose di Perugia, le qual sono passate di questa sorte. Sua Excellentia scrisse hier sera di notte al Vicelegalo una lettera di questo tenore, che essendo con- docta qua con questo esercito per soccorrere le cose di Nostro Signore, et essendo quelle di Roma passate de la sorte che se sa, Sua Excellentia era per procedere a la recuperatone de quelle et al beneficio di Sua Beatitudine, esponendo per farlo ciò che se può fare, coli la vita insieme, senza reserva alcuna. Et prima che facesse altro, iu licava esserli conveniente et necessario assecurarsi de le cose di Perugia. Et intendea volerla fare col mandare una parte di questo esercito in la'città, o per altro modo violento, col vedere fuor di essa il signor Gentile et signor Galeoto et quelli altri Baglioni, et andassero dove più gli piacesse pur che ussisseno et stessono fuora de la città, la quale restasse libera sotto il governo del vicelegalo a nome di Nostro Signore, et prometteva subito ussiti levarsi con questo esercito del territorio perusino senza mettere alcuna guardia a la terra, et però pregava sua signoria volesse operar che se ne uscisseno quanto più presto, perchè al resto non voleva procedere se questo non sequiva, et recitandosi di farlo ne desse subito aviso, et che si troverebbe con lei ancor il conte Guido con le gente sue ; et non voria haver causa di venire a far altro, però si evitasse il danno della città et la mina del paese, et per non tardare a le cose di Nostro Signore. Questa matina a bo- 64* nora missier Raynaldo Garimberto homo qua residente per il signor locotenente del Papa, portò la lettera con istrutione di quanto havesse a dire al vicelegato, quale essendo timoroso non si ari-sigava a far convocare il Consiglio et proponeva, dubitando, intrando questi amici et seguazi di Ma-latesta Baglion di non recevere iniuria, essendo stato quello che sententiò a morte il signor Gioan Paulo. Et missier Raynaldo trovando questa diffi-cultà, andò pubblicando la cosa por la città, et uno suo amico o parente si offerse andare a trovare il signor Gentile et denotarli il tutto et persuaderlo che, per mostrarsi grato al popolo et alla città et per più sua laude, andasse ad oferirse in Consiglio et prima al vicelegalo di partirse ad ogni loro requisitone, se così loro voleano o fusse de bisogno. Et cussi inanimò il vicelegato, et chiamato il Conseglio, propose questa cosa et con questo missier Raynaldo tornò al signor Duca. Sua Excellentia expedì un’ altra volta con lettere et promissione al vicelegalo, che non si reconosceria cosa alcuna de le passale, et un’ altra promissione in scritto, che se il signor Gentile et gli altri volessero ussire de loro volunlà, se li perdonerà el passato. Questa sera poi sono venuti al signor Du-