301 MDXXVn, GIUGNO. 302 Noto. Ussilo il scurlinio, fo lelo per Lorenzo Rocha la parie presa in Qnaranlia Criminal a dì. . . . del passalo, zerca il conzar che li Avogadori non toy avocali ut in ea, la qual li Cai di XL la ineleva. Et sier Zuan DolBn avogador andò in renga per contradirla, et per 1* hora tarda fo rimesso a un altro Conseio. Da poi Conseio, li Consieri et Cai di XL si re-duseno in Colegio di suso con li Savi, dove vene etiam el Serenissimo. 198 Da Fiorenza, di 7 Zugno 1527. Questi signori hanno intendimento di haver la citadela di Pisa presto con consentimento del reverendissimo Cortona, quale non la potendo tener, la farà dare qualche giorno prima. Da Roma è venuto uno in 4 giorni per causa di certe taglie, et dice che vi era nata grandissima peste, el tanta fame che vale 30 ducati il ruggio del formento, et che li cesarei per la fame voleano mandar fora tulio il popolo romano. Et già hareano comencià da quelli de chi se servono manco ; et per questo si iudica che Ianzchenechi partiranno più presto et verano a questa volta, essendo relirati questi de la liga. Gionse qua heri sera il signor Cagnino, quale dice che ’I signor Federico di Bozolo è in Viterbo sano ; che lt eserciti di la liga erano nel piano de ... . che si crede che andarano a Siena con animo di farli paura, et cavará una grossa taglia se potrano. Lettera di 8 ditto. . Questa malina si è concluso nel Conseio di 80, di osservar li privilegi! concessi ad Hipolito et Ale-xandro de’ Medici, et che posseno goder il suo liberamente, et stare ne la città senza arme come gli altri cittadini et fori come vorranno, purché fa/.ino restituire la forteza de Pisa de praesenti, che cosi contenta il reverendissimo Cortona. Et molli cita-dini gli hanno promesso la fede, et in specie il Confaloniero, et così si spera fra tre di a la più longa ma più preslo dimane;sperasi anche presto Livorno, et se gli sono mandati li dinari del beveragio de quelli de Pisa, che sono -3000 ducali. 198* Copia de la parte fu posta hozi in Gran Conseio, per li Consieri et Cai di XL, a dì 11 Zugno. Essendo sta electo il nobil et dilectissimo nostro Piero Landò capitanio zeneral da mar, è ben conveniente, aziò con bon animo el possi andar a servir la Signoria nostra, non li mancar di quello ch’è sta sempre solilo farsi in altri, el però ; L’anderà parte che’l dillo nobil nostro, sia avanti el suo partir di questa città come da poi sarà parli-do,possi esser elccto in ogni offìtio et magistrato come ad altri elecli Capitanei generali è slà concesso, et ogni parte che fusse in contrariose intenda suspesa. f De parte 945 De non 158 Non sinceri 6 A dì 12. La matina non fo alcuna lettera da conto, solum una lettera di Udene con avisi, qual è nota qui. Vene in Collegio il conte Alberto Scotto, qual vien di campo di Lombardia, con il qual fo parlalo zerca metter pressidio in Piasenza el in Parma per lenirle per la liga. El qual disse la sua opinion ; al qual il Serenissimo li disse andasse da monsignor di Baius oralor di Pranza et li parlasse di questo. Et poi subilo andasse in campo a Lodi dal proveditor zeneral Contarmi per far lo effecto ha-vemo ditto di sopra. El qual andoe, et parlato, subito si parti per campo. Vene l’orator anglico, et parlò zerca le cose di Bologna et del conte Hugo di Pepoli. Da poi disnar, fo Conseio di X semplice aziò li Savii steseno a consultar di scriver in campo verso Roma el al provedilor Contarmi, et doman si farà Eregadi: Fo in ditto Conseio di X expedito uno zenti-lomo ferarese qual lo retenudo per monede false, chiamalo conte Piero Maria del Sagrà, zòè che 'i sia bandito in perpetuo di Veuiexia el del distretto con taia. Et noto. Per lui il duca di Ferara ha scritto in sua recomandation. Fo spazà et condanà sier Piero Loredan qu. sier Alvise fo Masser a la moneda di l’arzento, et è in prexon per haver inlacà la cassa, ita che la publicalion sarà nolada in Gran Conseio. Da Pranza, di sier Sebastian Justinian el cavalier orator nostro, da Paris, di 27 et Di Anglia, di sier Marco Antonio Venier el dotor, Orator nostro, date a Londra a dì