413 MDXXV1I, GIUGNO. 414 Di Bergamo, di rectorì di .. . con l’avìso haulo del castelan di Mus che 10 milia sguizari vien in Ilalia per do vie. Di Verona, di rectorì di eri, con avisi di le cose di sopra et pur molion di zenle. Di Bassan, di sier Marco da clià da Pexa-ro podestà et capitanio, et Feltre di sier Lorenzo Salamon podestà et capitanio, con avisi che motion si fa di parole, el qualche zente ale parte di sopra, ut in ìitteris. Da Vicenza, di sier Zuan Contarmi podestà et sier Jacomo di Cavalli capitanio, di..... Come quelli cittadini hanno chiama il suo Conseio, et proposto iusta le lettere di la Signoria Nostra di prestar li ducali 10 milia, et cussi alacri animo sono slà conienti et si scadevano. • Da Udene, di sier Zuan Moro locotcnente, di......con aviso haulo. 11 sumario di le qual lettere scriverò di sotlo. Da Vilacho, di Marco Antonio Longin se-cretario, di 26. Come quelli de li li hanno dillo haver hauto lettere dal Serenissimo Principe che esso secretano vadi via et torni a Venelia ; il qual recusando volersi partir senza ordine di esso principe per esser lì come Orator di la Illustrissima Signoria, et quelli usando stranie parole, adco convene partirsi et salvarsi. Per tanto richiede licenlia di venir a repatriar. Fo leto una deposilion di uno venuto di Roma, partì adì 19, qual è a Lio in la caxa del Conseio di X, per venir di locho amorbato ; molto longa et copiosa, et sarà scrila qui avanti. Fo, poi leto le lettere, persuaso per . ' . . . che tulli vadmo a pagar le sue taxe, si non sarano publicadi, et manJà la leze a execution ; con altre parole. Et poi il Serenissimo sentado, disse con vehe-mentia, heri non era un soldo, il patriarcha Gri-rnani dete li ducali 1000 prestadi, et sier Antonio di Prioli Cao di X prestò ducati 4000 da esserli restituiti quando l’haverà bisogno, persuadendo tutti vadino a pagar le loro angarie per aiutarsi loro instessi. Della venuta di missier Bortolamio familiare di Nostro Signor, et cose di Roma, partito alti 19 di Zugno, di Roma, 1527. Che Nostro Signor il manda aposta a monsignor reverendissimo Egidio cum breve et lettere di monsignor Datario, di continenlia che Sau Santità il prega cum largissimo promissione di ricompensa che vogli resignare il suo patriarehato di Costantinopoli nel petto di Sua Santità, cum reservalione però de li fruiti et de il regresso. Che li porta in qjia leltara di cambio 600 ducali retrovati da Sua Santità cum grandissima dif-fìcultà, quali 600 ducali sarano per principio delli fruiti di questo anno. Che Sua Santità voi proveder de ditto palriar-chalo allo ambasciatore del re di Portogallo per farlo andare con questa buona bocca, aziò el si affatichi più volentieri et cum più fede nelle cose sue, perchè el vadi con qualche onoralo litulo per bollore ancho della legatione. Che Sua Sanlilà manda ditto Ambassalore di compagnia de monsignor reverendissimo Farnese Legali ambedue alla Cesarea Maestà,che ciò per gratia ha ottenuto dalli cesarei, el che non aspettano altro che la ritornata di questo messer Bartolamio cou la resegna del dillo patriarcato. Che ha commission puoi dì da Nostro Signor di visitar la Illustrissima Signoria per nomo suo, ma però dì parere di monsignor reverendissimo suo Legalo, avanti la qual Signoria Illustrissima si ha da dolere della liga, el chieder la cagione da chi sia restalo che Sua Santità non sia slà aiutata et levata di castello, che era cosa facilissima, come più volle havea fatto intendere al campo. * Che non andando alla Illustrissima Signoria, so vedesse zio intendere da monsignor reverendissimo suo Legato che ne ha altra commissione da Sua Santità eh’ è di negotiare apresso del dilto reverendissimo Egidio; et così dice haver ancho da monsignor Datario nela auctorilà del quale mollo confida Nostro Signore potere con facililà ottenere la renunlia, hessendo una cosa medesima con il reverendissimo Egidio. Che Nostro Signore cominciò, confortato da una parte delli reverendissimi signori cardinali dalli 5 o 6 di che fu in castello a ragionar di volersi ac* cordare con li cesariani, et che dette la impresa a monsignor di Capua quale ussite di castello a que* sta posta, el che havendo sua signoria traltà dillo 374* accordo, Nostro Signore non il volse poi accettare, et questo perchè quelli signori capitanei che erano con Sua Santità li in castello, et anche monsignor reverendissimo il Farnese, monsignor di Monte et Traulzi, quali non voleano per niente consentire che si accordasse, pensando non si poter fidare de spagnoli più in niun conto, il remoseno da quel desi*