MDXXVlf, GlüGNO. 258 Fu posto, per li Consiepi dar licentia a sier Nicolò Pamta podestà di Monfalcon di poter, venir in questa terra per zorni 15, lasando in suo loco un zentilhomo nostro con la condition del salario. Fu presa. Da poi, sul tardi, vene lettere di Franga, di 13,15 et 19 da Paris-, de Ingalterra, di 5, 7 et 11 da Londra. Il siimario dirò poi. • Hi campo, da V Ixoìa, di provedadori generali Pixani et Vituri, di 28 et 29. Come hanno, a dì 28 intrò il Viceré in Roma; et manda la Copia di una lettera hauta dal castello. Scrive il Datario, che al tutto voglino venir a socorerli, overo non si levar aziò possano far mior acordo, et che poleno mandar nudando avisi in castello. Et inimici stanno in la terra et non fanno nulla. Vi é zonlo del reame pocho soccorso di fanti. Hor scriveno, esser stati in consulto co! Capitano zeneral, marchese di Saluzo conte Guido Rangon, Marco Vi-zardino, conte Hugo di Pepoli, et altri. Il Capita- lo zeneral, dovendo andar verso Roma, per segurtà de l’esercito voi 16 milia sguizari, 4000 italiani ancora, 3000 guastatori, 1000 marangoni, 60 pezi di artellaria et altre cose ut in litteris; sichè nulla si farà. Il conte Hugo di Pepoli si parte per venir a Bologna, ma prima vegnirà a la Signoria Nostra. 165» Di Franga, del Justinian orator nostro, date a Paris, a dì 13, 15 et 19. In materia di danari, et mandarà lì 4000 sguizari richiesti, et altre parlicularità dome in quelle si conlien. Il sumario sarà qui avanti. Di Anglia, de sier Marco Antonio Venier él dotor, orator nostro, date a Londra, a dì 5, 7, 11 Mago. De la conclusion de le noze et feste fate, come per una lettera del suo secretano copiosa, sarà qui avanti scritta. Noto. Il baron di Leze vien di Franza qui per contar zercha le page. In questa sera zonse, alozato da mortsignor di Baius. Si dice aporta con sé danari et lettere di cambio di scudi 16 milia. 166 Summario di alcune lettere di Franga, di sier Sebastìan Justinian el cavalier orator nostro, date a Paris a dì 13 Mago 1527, ricevute a dì ... . Zugnó. Come, havendo dimanda a questi del Conseio regio li 4000' sguizari fòsseno presi in Italia, li qual, per suggestion di emuli, disse noi atendévemo sioZwm a la tutela del Stado nostro et non ad altro. Ta-men il Re era contento mandar lì 4000 sguizari nel I Diarii di M. Sanuto — Tom. IL V. stado di Milán, i quali Soa Maestà pagerà il primo mese, et il reslanle tempo, si nui li legneremo in Lombardia, nui li pagasemo. Et parendone sia grave spesa, che li ditti siano mandati al campo in To- ■ scana a conto di nostri 15 milia fanti. Che Soa Maestà voi haver etiarn lui 15 milia fanti contra il duca di Barbón, il qual sapeva certo che, destrutto el fusse, si haveria la vitoria di Italia in le mano, et oteniva quello si voleva da 1’Imperador. Poi messe etiam un’ altra condition, che si Soa Maestà per alcun caso havesse menor numero di quello el pro-meteva di fanti di quello havessemo nui, era contento dì pagar quel di più che nui havessemo, et versa vice noi a Soa Maestà quando 1’ havesse più fanti de li noslri; la qual condition volse si mettesse in scritura et sottoscritta fosse, dicendo questo far per smorzar le controversie potesse ocorer. A le qual cosse, scrive lui Orator: Io non vwlsi assentir et tolsi rispetto, et in questo mezo andai da la Chri-stianissima Maestà, et dimandata licentia'-di parlarli liberamente, qua! impetrata, li disse la proposition fatali per quelli del Conseio era iniqua, perché tenendo la Signoria Nostra li sguizari in Lombardia, hessendo gente ferocissima, al conlinuo si conveniva etiam tenir allratanli fanti italiani, i qual tutti, ancora che respective defenderiano il nostro Stado, erano principalmente deputadi contra le forze de inimici, et con intention de haver la ducea di Milan di man di cesarei. Et quando nui pagassimo ditti sguizari si haveria do spese, et pagar questi et li 15 milia fanti, et Soa Maestà ne haveria una sola, che è li 15 milia fanti ; sì che la impresa qual sì dia far a comune spese, si faria per. la mazor parte per il Stado nostro. Soa Maestà rispose : non era conveniente fossimo opressi di mazor spesa di lui, et 166* che ’1 scriverà lettere al marchese di Saluzo et al duca di Urbin, che se la impresa di Milan paresse fusse necessaria a comun beneficio, in questo caso era contento cheli 6000 sguizari dovessero esser computadi in li 15 milia fanti, altramente non. Item, scrive èsser sta pública la pase di qui perpetua fra questo Christianissimo re et il serenissimo re Anglico. Del matrimonio se deliberará nel convento di questi do Re, zoè se la principessa de Ingalterra dia esser moglie di questa Maestà o del fiol duca di Orliens, eh’ é preson in Spagna, perché cosa ferma è debi esser di l’un o di l’altro. Del ditto, di 15. Scrive la causa dì la dificultà scritta per le altre 17