229 MDXXViI, MAGGIO. 230 li meta in core quello che sia per lo meglio di questa povera Italia. Scritta a Marco Visarino. 149») Copia di una lettera scritta per il signor Al-vixe da Gonzaga. Data dal felicissimo exercito veneto ne l'isola sotto Roma, alti 26 di Mazo 1527, scritta ad Agustín Abon-dio suo...... Spectabilis amice carissime. Perchè non vorrei che alla Illustrissima Signoria fusse reportato alcuna cosa esser deta da me se non con quella sincerità di animo che si conviene alla mia. devota et hereditaria servitù, mi è parso scrivervi la presente, perché hessendo stata contraria opinione tra lo Illustrissimo signor conte Ugo di Pepoli et me circa lo alogiamento della Croce de Monlemare, si sappiali li in Venegia le medesime ragioni se ne indussero a vituperar ditto allogiamento, et che qui non se intendali se non le proprie allegate da me, et le circumspection et honesta nelle quali mi sforzai insistere. Intenderete adunque,-che 10 allogiamento predillo è uno luoco eminente a 11 oposito di Castel Santo Angelo assai forte ma incomodo per la penuria de l’acqua, et degli arbori, et è da estimar la ditta incomodità per rispetto della penuria di vivere, che quando quel vi fusse le altre incomodità haverian del suportabile. Ma al preditto monte era comune oppinione che non si dovesse andare se non per rubare a nemici il Pontefice, overo per tegnirlo con la forza. Circa il furto, mi parea che i nemici mancos! ha vesserò da guardar quanto noi fos-semo più lontani che propinqui, atteso che conoscendo l’importanza del tesoro che hanno da cuslodire et servire, acompagnato da l’onor di loro medesimi che con tante fatiche, incomodi et pericoli si hanno aquístalo, ragionevolmente non poteva presumere che l’havessero da custodire, se intenda da homeni saputi et gente di guerra, come ancor per questo si è incontrato per avisi, et in questo mi confermava il vedere che dal castello non ne era per alcuno aviso data intentione del rubamento, al teso che nè dal signor Horalio nè dal signor Renzo ne era fatto intendere de che qualità stessero le Irenzee, nè il favore che potessero farne, che anco quelli che si erano offerii di rubarlo sapessero specificar la qualità del sito che nimici difendeno, uè anco la via che pensavano tenere, nè il modo per lo quale potessero prosumere che il furio gli havesse da reussire ; il - (i) La carta 148* è bianca. quale tanto si havea potuto lodare et vituperare quanto havesse havuto del ragionevole ; et questo era quanto zerca il furto, lo àllozamento non fusse di utile- Zerca lo sforzo poi medesimamente non mi 194* parea il dello alozamento in proposilo, perchè dalla mostra che si fece l’altro dì, non iudicai la somma de la infantaria eccedere 14 milia fanti et’ 15 milia quanto mai più, et così indicando tanto buona la nostra gente come la loro, et la loro come la nostra, haveva in nostro disfavor li disordini che causavano qui per rispetto della fame, et il luoco forte, nel quale il nemico aspettava. Et ragione non mi poteva far presumere che trenzea si potesse sforzare se non con forza di zappa' o con modo di artigliaria, overo con il magior numero di gente ; et qui non discerno guastatori nè artiglierie nè anco nnmero magiore del numero di nimici zerca la gente, il perchè, quanto più propinqui eratno a loro, non discernendo il modo del furto che fosse riussibile, neanco il modo della forza, parlando solo in quanto al debole mio iuditio, pareami comprendere mollo perigliosa l’andata, atteso che essi hanno il socorso propinquo delle genti di Napoli, et che quando la ritirala havesse havuto disturbo, che malamente questo exercito nemico (sic). Et in questo dissiche senza alcun rispetto mi parea poter parlar quello che mi mostrava la. ragione, atteso che non conoscevo la reputatione mia esser tale che per le parole mie si devesse attendere se non al pubblico bene et a l’interesse universale ; et che se per interesse havessi dovuto parlar fora di ragion?, che havea là pegno uno fratello et uno cardinale cognato, et che se io diceva cosa inconveniente alla mia età, che piuttosto si è da exeguire et da esser consigliato che consigliar, lo faceva et diceva perché in qualunque caso si terminasse il ragionevole, overo il necessario per F importanza della persona del Pontefice. Che io assicurava fare la parte mia, et non cedere a persona che più facesse di me in servilio delli mei patroni; ma che si ben-come chrisliano discoreva che il capo della christianità meritasse ogni rischio et ogni pericolo, che io presumeva però la Beatitudine Sua mentre fosse remota la passion, reclamente instructa delle qualità de ciascuno exercito, che piutosto contentarla del perdersi con quella speranza che la conservation di questi exerciti la porgesse con le provisioni che si ponno fare in recuperation della sua persona et di Roma et del aquisto del reame, che manifestamente con la perdita di questi exerciti veder le ruine subseguenti scompagnate 150