645 MDXXVII, AGOSTO. 646 Copia di lettere del conte Alberto Scotto, date a dì 18. Qua niente habbiamocli novo, salvo, lo illustrissimo monsignor di Lutrech, apresso quelle altre gente inviate a la impresa di Genoa, di novo gli ha mandato sguizari 2000. Per noi niente altro si fa. Quelli di Milano perseverano in prepararsi. Et a vostra magnificentia mi aricomando. Copia di lettere de l’illustrissimo signor duca di Milano, da Lodi, di 18. Habiamo lettere di 8 del presente, di Franza. Il Christianissimo era stato ad Mians ad abocarsi col reverendissimo Ebor’acense. Et haveano lettere di Spagna, con l’adviso che l’imperatore mandava monsignor di Migliavo ad Roma per far liberare Nostro Signore et il collegio de reverendissimi car-. dinali, relenendo il Stato in mano per sicurezza. Nè altro per ora. A li piaceri de vostra magnilì-centia se offerimo. 431») Dii’Agnelo, dal campo di la lega apresso il Ponte Gian, a li 16 de Avosto 1527. E1 trombetta del magnifico signor missier Francesco Gonzaga beri ritornò dal campo de li imperiali, dove era stato mandalo dal magnifico missier Carlo Nuvolona per conto de cerli soi danari ; et dice che li dilli imperiali sono pur ancor ad Aqua sparta et altri loci presso Todi ; et che, tra le fanta-rie si parlava che volevano andar a Roma per ha-vere il Papa ne le mane, sperando che, essendo Soa Santità con loro, le terre di la Chiesia se renderano più facile al pagar le taglie che gli è stale imposte per liberalioue di Soa Beatitudine ; ma che li capitane'! dicono altrirnenle, affirmando che subilo giolito il signor principe di Oranges, qual expectano de hora in hora, voleno venire verso la Lombardia. Altro non ha saputo dire il Irombetta, se non che ha inteso per cosa certa, che il signor Sarra Colonna et il signor Fabrilio Maremaldo sono morii da peste; et che è venuta resolulione da l’Imperatore che ’1 Papa habia da restar pregione, dubitandosi Soa Maestà che quando Io facesse liberare gli seria nemico come prima, pigliando lo exempio dal Chri-stianissimo. Nondimeno, da uno prete, homo da (1) La carta 430* è bianca. bene et molto assentilo, qual a li 7 del presente fu in castel Santo Angelo et è venuto qui, se inlende tutto il contrario, perochè lui dice haver veduti li mandalarii di Cesare venuti novamenle di Spagna, quali hanno la commissione et auclorità grandissima di fare ogni comodo et benefitio al Nostro Signore, cussi in farlo liberare come in provedere che sia reintegralo di le cose sue, et il palazzo di San Pietro se preparava a la habilatione de Soa Santità ; et che ad exequire tutto questo si expec-tava solamente la venuta del signor Viceré qual era a Caiela, ma era per partirsi di hora in hora per andar a Boma. Si ha aviso, che ’1 signor principe di Oranges è partilo da Siena curn le gente che 'I conduse seco, et va a Roma in grandissima diligenlia. La causa si dice essere per abocarsi curn il signor Viceré, qual liaveva inteso esser in Roma, per tornar poi a lo esercito curn quela più presleza che fusse possibile. Beri gionse qui uno gentilhomo de monsignor de Lutrech, qual dice che Sua Excellenlia liaveva fatto piantare P artelaria al Boscho, et sperava di haverlo presto, anchor che quelli de dentro mo- 431» strasseno gran animo et volesseno far ogni sforzo per defendersi, havendo mandalo tutte le persone inutile fora ; et dice che havuto il Boscho, subilo si bavera Alexandria, perchè non vi è dentro più di 3 bandiere di fanti et alcuni pochi cavali, nè don Antonio da Leva volendo guardar altre (erre haverà gente da mandar in Al xandria, perchè quelle che sono nel Boscho erano depulate a la guardia di quella. Sono siale inlercepte lettere del signor duca de Ferrara, che Sua Signoria scriveva a P Imperatore, et la continenlia è che ringraliava Soa Maestà de la honorevole dignità del capitanalo generale in Italia che gli ha data, dicendo che quando lui conoscesse poler fare servilio a Soa Maeslà saria venuto a lo exercilo ; ma vedendo la insolente di lanzichenechi et spagnoli, quali fin qui non solamente non hanno1 voluto prestar obedientia a li lor capilanei, ma anchor li hanno caziali da P exercito et volsuto ama-zarli, non li basta Io animo de poterli governare, et tanto più per non esser pagali ; et che impossibile è poler cavare da le terre di la Chiesia li danari di la taglia che s’ è imposto il Papa ; et che quelli che fin hora si sono havuti da Soa Santità, non hanno bastalo a pagar la milesima parte de quel dovevano haver le fantarie. In fine di la lettera conclude, che Soa Maestà voglii mandare denari da pagar queste gente, overo de venire a una bona pace havendo