185 GIORGIO, maggiore (san) ed inula dei cipressi ed anche Meni-mia. Bellissima ¡soletta, di prospetto al così dello molo della città. Alcune anticaglie rinvenute nell’anno 1811, approfondate più moiri sollo il livello dell'ordinaria alla marea, hanno dimostrato, cbc l’isola fosse già abitala qualche centinaio di anni prima dell’era cristiana. ¡Nel 790 la famiglia dei Partecipalo v‘innalzava una chiesuola in onore del martire san Giorgio; era adorna di molli cipressi; e pare che i Menimi la possedessero; per tutto ciò I’ ¡soletta fu a vicenda chiamala isola di san Giorgio, isola dai cipressi, ed isolu Memmia. Nell’anno 982 Tribuno Memmo la donava al monaco Giovanni Morosini affinchè v’ insliluisse un chiostro di Benedettini ; ed il chiostro era immantinente creilo, ad ogni modo per la maggior parte di legno. Rumalo quasi interamente, l’anno 1223, per furioso terremoto, veniva ristorato dalla famiglia Ziani, per sorgere più nobilmente, insieme alla chiesa, nell’anno 1419 sotto l’abate Giovanni Michel. Nel 456G si poneva la prima pietra di una nuova chiesa, di cui fu arclii-ti'tlo Andrea Palladio. Il monastero dei Benedettini di san Giorgio maggiore fu insigne e ricchissimo: cassi que’monaci, nel 1810, si stabiliva nell’¡goletta un portafranco per la eiltà di Venezia. — in Pineto (san), v. Giesulo. — degli Sehiavoni (chiesa di san). Fu eretta nell’anno 455i ad uso degl’individui di quella nazione, i quali già sin dal 4451 avcano ottenuto da Lorenzo Marcello, gran priore della religione militare dei cavalieri di Malia, il permesso di avere un ospizio usi locale di quel Priorato (prossimo alla chiesa degli Sehiavoni ora esistente) e la facoltà d’innalzare un aliare, sotto il titolo il>i santi Giorgio e Trifone, nell’ altra chiesa dei cavalieri medesimi. GIORNO. A risparmio di dubbii e d’incertezze che si presentassero leggendo antichi documenti, si avverte, che i vecchi notai solevano omettere la indicazione del giorno negli alti loro, contentandosi di segnare F anno ed il mese, come, a modo di esempio, si ha nel testamento del doge Pietro Orseolo secondo, ‘I quale porla questa semplice data: « Anno Incarnalionis D. N. J. C. ■'IVI, meuse Januario, Indictione IV, in Gortis Palatio. » GIOVA E GIOA. Ingegno usalo per chiuder la lingua a’be-steminiatori. In una sentenza 40 gennaio 4G97 degli Esecutori conila la bestemmia si legge: « Illico hanno posla parte che An-