311 PRIGIONI delte i Piombi e i Pozzi. Anticamente, siccome abbiamo accennato, si trovavano nel palazzo ducale alcune prigioni particolarmente destinate alla custodia dei colpevoli di alto tradimento, e di altri gravi delitti, variatamente venendo chiamate forti, torreselk ed orbe. Forti, perchè meglio di qualsivoglia altra carcere custodite, di guisa che le chiavi loro serba-vausi sempre neile stanze del doge stesso; formelle perchè poste, forse, nel luogo delle quattro torri di cui era nel nono secolo coronalo il palazzo ; orbe perchè prive di luce : nientedimeno nei tempi a noi più vicini furon delte Piombi e Pozzi, li per incominciare dai Piombi fu giustamente questa prigione insti tuila nel X\I secolo, come dal seguente decreto « 4591 15 marzo in Consiglio dei X. Occorrendo alli Inquisitori nostri conira li propalatori di secreti bisogno del luoco sopra le Camere dei Capi, per l’intertenir che alle volte convien loro di fare qualcheduno, per cose spettanti all’ Officio suo, et anco per alcuno, che si appresenlasse, uè avendo che luoco darle per assicurarsi delle loro persone, et che non le possa esser parlato, che le prigioni di questo Consiglio, troppo aspre invero alli inlertenuti, et presentali, - l’anderà parte che possino i predetti Inquisitori valersi del detto luoco sopra la Camera dei Capi, tanto per li in-tertenuti quanto per li presentati, per quel tempo, et in quel modo che lor parerà, per occasion però de cose spellante al suo carico predetto, et questo nonostante la parte presa in questo Conseglio a’primo febbraro 1585 ». Denominato questo carcere dei Piombi per essere a tetto del palazzo, il quale essendo prima coperto di rame lo fu poi di lamine di piombo, quattro sole segrete esso conteneva e non più ; una volta ad occaso, e risponda sul cortile del palazzo medesimo ; tre ad oriente e riuscivano sopra il canale detto rio di palazzo, avendo potuto riconoscere ad onta delle pochissime tracce che rimangono adesso di queste segrete, ch’esse fossero alte da metri 4, 85 a 2, 57, e larghe da metri 3, 85 a 2, 78 e ciò per gli esami, eh’ io stesso ho fatto sulla faccia del luogo unitamonto al chiarissimo Francesco Wucovich-Lazzari, professore di architettura in questa regi:« Accademia di belle arti. Da un elevalo abbaino, situato nel corridoio, penetrava a spizzico nella prima segreta la luce per una ferrata, di cui ciascheduna andava munita ; al contrario nelle seconde, trovandosi ogni ferrata dirimpetto ad una finestra del dello corridoio, chi; guardava verso il mare, il prigioniero, oltreché godere del beneficio di un abbondante splendore, poteva scorgere eziandio lungo tratto della città e respirar nella canicola quel fresco venticello, che periodicamente in sul meriggio viene dalla marina ad attemperar la molestia del caldo, e per ciò