477 MDXXVII, LUGLIO. 478 varano. Pare che esso signor Iloratio voglia venir al campo. Li francesi che cavalchorgno sul senese per far quel arguaito che scrissi, sono ritornali senza far effeclo alcuno. Fin qui non si verifica allramenti la morte del Cardinal Colona, ancor che quel servi tor del conte Guido la allindasse per vera. Il capi-lanio Tognono da la Riva ha preso licenlia dal signor Duca ; la causa, per quanto lui mi ha dito, è perchè aspira a magior cosa di quela haveva da Sua Excellenlia ne le compagnie di fanti. Di Signori Fiorentini moreuo persone assai, et la magior parte con segni di peste, la quale fa ancor qualche danno nel campo francese; ma in queste genie de Signori Venetiani da tre dì in qua non si è scoperto altro, salvo che è morto uno cocho al signor Duca, nè si sa per certo se '1 sia morto di peste, anco che se ne habbia qualche suspello. Questi signori hanno parlalo hozi insieme circa il mutar allogiamento et reformar lo exereito, il quale per le insolenlie de francesi et de le Bande negre è condutlo a grandissima carestia del viver, però che hozi si è pagato il pane tre soldi la libra, et anche non se ne poteva haver per denari. Lo allogiamento che designano fare, è sul senese lontano de qui circa 8 in 10 milia de là da le Chiane. Doman li maestri del campo nndarano a vederlo, et trovando che ’1 sii al proposito poi diman si levaremo de qui, perchè non è in tulio il mondo la pegior stantia- di questa dove hor si Irovamo. 3171) Copia di una lettera del signor duca di Urbino capitanio menerai nostro, scritta a la Signoria nostra, data di sotto Monte Lione a li 9 di Luio 1527. Per lettere di la Sublimità Vostra al clarissimo signor proveditore generale Pisani, et del mio oratore apresso quela a me direclo, ho inteso con mio infinito dispiacere et con admiratione il dubio che ella ha haulo che la illustre signora Duchessa mia consorte et mio figliolo non parlisseron furtivamente di Vinegia, et consequentemenle la diffidenza eh’ ha moslrata et mostra haver de la fede mia, havendo de più imposto ad essa signora mia consorte che nè lei nè il prefato mio figliolo parlino di Vinegia. Sopra il che mi par necessario di replicar prima a la Serenità Vostra quello che per prima havevo con mie lettere commesso al prefato mio oratore, che gli exponesse zioè che fin dal prin- (i) La carta 318* è bianca. cipio di questa guerra, veduto che per più non se possere non potevo far quello che desideravo per servigio di quela et honor mio, el che de Iq cose che per la impossibilità, et di quele che per errori de altri succedevano non prospere, venivo imputato, elche ad altro non alendevo con l’animo et col corpo che a lutto quelo che havesse potuto resultare beneficio et honore come è detto, per queste cause et per altre che voglio per modestia tacere, havevo deliberato poi che a questa volta mi vedevo haver portale le arme con tanta disgralia, finita la mia condutta, qual reputavo chiaramente finita in capo de li Ire anni, voler cedere a così mala fortuna per non mettere più in dispula 1’ honor nu'o sniza mia colpa. Et per questo sin da principio ho detto tante volle de non voler stare, come ponno testimoniare tulli li Provedilori che la Serenità Vostra ha tenuti su questa guerra, a li quali io più de una volla gli ho dello chiaramente, et ancor molti altri che vi sou trovati presenti, a quali la Serenità Vostra è solita di credere ; omettendo per bora il ripetere quali giuste cause a Vostra Sublimità ben note che mi indusseron a voler dimenticarmi di questo, et parlar de la ferma con animo et desiderio di fermarmi ; el quelo modernamente che renovan-domi le passate mi feceron ragionevolmente tulle insieme tornare al primo pensiero nel quale ero, con ferma deliberalione però di non abandonare queste cose di Vostra Sublimità se non 0 venuti i soccorsi che si aspeclano, o redutte che io l’havessi in sicurezza, se ben per far questo havesse bisognato slare mollo longo tempo dopo finita la mia obligatione ; pensando anco che non havendo io 317* altra condilione contraria, dovesseron inimici permettere che io havessi potuto riposar nel mio; el con ferma volunlà de non voler pigliar arme, né in alcun • altro modo fare contra la Sublimità Vostra et cose sue. Nondimeno, considerato poi che con tutte di delle et molle altre ragioni et cause per le quali io presumevo potermi partire in capo de li 3 anni, se io mi fossi licentiato saria forsi da qualcheduno stato comentato eh’ io 1’ havessi fatto non per questo, ma perchè veduto il successo de le cose adverse da questo lato havessi voluto seguitar le prospere e per tal via fuggir le adverse, et così esser tenuto amico di fortuna. El attendendo io principalmente, come sempre ho facto, a.conservarmi 1’ honore libero non solamente da ogni macchia, ma da ogni suspition di macchia, per questo, et per la difficullà che mi era messa che io me potessi intendere libero in li dui anni del beneplacito, deli-