\A2 mente tutti gli altri, cui fosse toccata palla di argento. Riposte nell’ urna altre trenta palle, di cui nove erano d’ oro, e di argento le altre, e chiamati uno per volta i trenta Elettori, e data loro la palla estratta a sorte dal Ballottino, rimaneano quei nove, ai quali fossero toccate le altrettante palle d’ oro. Questi nove eleggevano tosto quaranta patrizii; i primi quattro estratti n’eleggevano cinque per ciascheduno, e quattro per ciascheduno gli altri cinque. Adunatosi nuovamente il Maggior Consiglio vi si pubblicava la elezione dei quaranta; i quaranta poi, per lo stesso mezzo delle palle d’ oro e di argento, si ristrigaevano a soli dodici, i quali ne sceglievano altri venticinque, cioè il primo estratto tre^ e gli altri undici due per ciascheduno. Pubblicati anche questi venticinque nel Maggior Consiglio^ nuovamente, colla estrazione delle palle d’oro e di argento, si riduceano a nove, e questi nove n’ eleggevano altri quarantacinque, facendo ciascheduno la nomina di cinque, i quali rimanevano inclusi, se, messi a partito fra i detti nove, avessero avuto sette palle favorevoli. Fatta conoscere al Maggior Consiglio questa elezione, per le palle e per il Ballottino come al solito, si ristrigneano a undici, i quali finalmente venivano a scegliere gli Elettori del doge sino al numero di quarantuno. Confermata dall’anzidetto Maggior Consiglio la nomina loro, e giuralo da essi di fare una condegna scelta, ed udita la messa dello Spirito Santo, erano chiusi in un conclave, venendo interdetta, e rigorosamente, qualsivoglia esteriore comunicazione. Nel conclave erano destinati, fra gli Elettori, tre Presidenti e due Segretarii: chiamato nominatamente ciaschedun Elettore gettava in una urna una scheda contenente il suo voto; i segretarii aprivano le schede, e numeravano le nomine; poi riponeano nell’ urna le schede, per trarne, finalmente^ una a sorte. Fatto passare in una stanza attigua il gentiluomo, il cui nome fosse stato estratto, i Presidenti chiedevano se vi avesse chi trovasse di opporsi alla nomina, libero a ciaschedun Elettore di accusare il nominalo, ed a questo, introdotto allora in conclave, di giustificarsi delle appostegli mancanze: gli Elettori, sotto pene gravissime, mantener doveano su questo proposito un pieno silenzio, almen per lo spazio di dieci anni. Terminate le accuse procedeasi allo squitlino, mediante palle di panno scarlatto con croce gialla, da porsi in una urna divisa in due parti, l’una per il sì, 1’ altra per il no. Estratte dai Presidenti le palle per mezzo di una bacchetta, non colla mano, affine di non infondere alcun sospetto, e numerate dai Segretarii, era compiuta l’elezione se le palle favorevoli al personaggi1’ proposto giunte fossero al numero di venticinque. Tante, e così diverse fortuite combinazioni maravigliosamente valevano quindi a