3i3 triboli e solitario trascorra; giunto quindi all’imo della miti re sembrare pur dovengli di esser già precipitato in un abisso, (¡11.indo invece non era che al livello del prossimo canale, e dell a contigua corte del palazzo, cui mette un usciolino della prigione medesima, situato in un canto dell’esterno atrio, il quale dei Censori dicevasi. l)i latto, quando si volle sostenere Carmagnola, coni’ egli (scese le scale del palazzo col solito accompagnamento di gentiluomini per avviarsi alla sua barca affn di ridursi a casa) fu vicino al detto usciolino, gli si diceva : « Signor conte, venga di qua alla volta delle prigioni. » Rispondeva Carmagnola : « Questa non è la via ». « Questa è pure la via diretta » gli si soggiugneva. Onde « v'eg go bene di' io son morto » altamente sospirando, esclamava Carmagnola, dicendo Listo ai gentiluomini che lo circondavano « uccelli che non sono da lasciare, non sono da prendere ». Aperto allora l’uscio, era già Carmagnola in un dei camerotti della carcere dei Pozzi, in qùe’ dì F Orba appellata. Ella è dunque non solo menzogna, ma calunnia gravissima, che si rende alla veneziana repubblica ove si voglia dire, come narrava un ¡storico moderno, altro non essere i Pozzi, che profondissime buche scavale sotto un canale. In un corridoio a tre svolte, largo metri i, 05, e fortificato di marmo per rendere inutile ogni opera di tentativo di fuga, vedonsi per tanto le porte di nove segrete, alle metri -1, 22, larghe 0, 70, tutte segnate con numeri romani, non sapendo per qunl motivo il V sia sempre rovescio, laonde la nona, V ottava ecc. son segnate così Alili, aIII ecc.; a canto di ciascheduna di queste porte ha nel muro uno spiracolo rotondo del diamclro di metri 0, 21. Una sola delle segrete ha nella faccia, che risponde all’ audilo, una ferrata; e vuoisi che da quella il carnefice attortigliasse al collo del reo la fatale matassa, che dovea privarlo di vita, di guisa che essa considerare si dee piuttosto come stanza destinata al tormento. Indi per una scala di sedici gradi ancor discendendo, altre nove segrete si trovano in un corridoio simile al primo : ma colà si fanno più fitte le tenebre, V aria più grave, più spaventoso il silenzio. Ad ogni modo intavolate vedendosi di panconi di larice queste segrete, essendo alte, lunghe e larghe quanto il bisogno e forse più lo comportasse, e scorgendosi sulle pareli non poche inscrizioni, che non escludono la idea che si concedesse al prigioniero alcuna volta il suffragio di una lampada, ammorzar devesi il cruccio eh’ esser potesse sopravvenuto nelf animo verso i Veneziani, riflettendo come questa carcere, fra lulte cerlamente la più rigorosa, fosse per essere molto mite in ragione dei tempi, e in confronto di quelle di alcuni altri Stati.