507 MDXXVII, MAGGIO. 208 sono sempre siati nascosti dopo la perdita di Roma;- Ira gli altri vi è il figliolo del signor Renzo. Questo exercito patiscono extremamente del vivere, et a questa hora molti sono morii della fame, et se non se li fa altra provisione, le cose anderano male. Postscripta. Roggi s’ è fatto la rassegna generale di tutte le fantarie di lo exercito, li quali sono stati exlimati da persone che hanno pratica di la guerra, che non passano in esser 15 milia fanti ; ma per il vero se hanno tulli una bella et bona genie. Del ditto, date alti 24, al ntedemo loco. Questi signori sono siati hoggi in consiglio, dove tulli li conduttieri dimane anderano a veder uno allogiamenlo che è alla Croce di Montemare presso Roma circa un miglio, el poi ritorneranno a parlar insieme per far qualche bona resoluzione. La nolle passala sono morti di pesie 4 homeni di arme francesi, et un fameglio di stalla de un homo d’arme del signor Duca. Li todeschi sono ancor loro infelti, ma si crede che questa contagione se purgará, per allogiar ogniuno alla frasca. Le gente di questo exercito, disperale di fame, hanno sachegiato hoggi un castello qui vicino. Messer Joan Maria dalla Porla, nuntio del duca di Urbin, era in Roma, qual è gionto qui, ne ha ditto che Madama illustrissima partirà di Givitavechia per venir a Mantoa. Da lui ho ancor inteso, che Nostro Signore il dì inanzi che si serasse in castello publicó cardinale il reverendissimo monsignor Hercule fradello di la Excel-lenlia vostra; et che Sua Beatitudine mandò la be-retta benedetta a la prefala Madama, la quale ancor la tiene apresso di se per non haver trovato persona che la volesse allora portare a Mantoa, per il timore che si havea allora de li imperiali, dicendo che Sua Santità ha voluto far questo contra il piacer et volunta de molli che li persuadeano il contrario, affirmando che lei facea gran mule, perchè, olirà che lei iniuriasse la servitù che haveano fatta a Sua Beatitudine, la non dovea ancor farlo per hesserli il signor Ferrante inimico come è, andando contra con imperiali ; et che il mal officio di questi tali ha potuto operar niente. Quelli de castel Santo Angelo, da poi che sono comparse le gente di questo esercito là apresso, hanno fatto un gran tirare de ar-tellaria, et se dice che amazano assai persone di quelle che lavorano alle trinzee. Ogniuno di questo esercito patisse di villualie, ma più gli homeni d’arme. Copia di lettere di campo, scritte per Zuan 1B51) Maria alla duchessa di Urbino, date in l’Ixola di Poma, a dì 24 Mano 1527. illustrissima et escellentissima signora patrona mia cara el singulare. Il successo infelicissimo della più bella patria del mondo, so che Vostra Excellonlia havrà inteso difusamente con suo molto dispiacere, hessendo lei compassionevole de ogni minimo male d’altrui. Però non accade, che raccontandolo vadi renno-vando l’infinito mio dolore, nel quale ho qnesto conforto de haver salvato l’onore, che de la vita in verità non ne fo gran peso nè quella stima che io faceva prima di questa ruiua, la quale è tanto grande, che non è possibile ad immaginarsela. Partimo finalmente di Roma accompagnati dal signor Ferrante Gonzaga, signor Vespasiano Colonna insino in barca alla via de Hostia, nella quale entrali, si mutò il vento el fummo retenuli tutta la notte apresso le mura della ciltale, in maggior pericolo che non stavamo in Roma. Tutto il giorno sequente non potemo passare la Magliana, et quandj a Dio piacque ne conducemo l’altro giorno ad Hostia, di dove pensando partir subito, espeltassemo otto giorni le galee da Civitavecchia per il male tempo che sempre conliuuó. El così Madama illustrissima marchesana di Mantoa, alli 22 di nolle fu in Civita, dove non arrivai, facendomi trasportar a Palio ¡insieme con la signora Feliceet signora Maria nostra, la quale dopo l’intrata in Roma de nemici Nostro Signor, Dio mi fece gralia di salvare, conducendola in casa di Madama et lasciandola con la signora Felice, che per (erra poi se n’é ita a Givitavechia. Me ne son venuto qua al signor Illustrissimo, qual non 1’ ho trovato esser venuto qua ad al Irò effecto se non per dare spalle a chi s’ era offerto di voler rubare il Papa di castello, et hora hessendosi per li nemici remediato al furto con trinzee et con grosse guardie, et col concorso del regno che stà per gionger di giorno in giorno, si sta sulla disputa se’l se debbia tentare più oltre. Et parmi, per quanto ho inteso, sia resoluto di andare dimani a veder lo allo-giamento di la Croce di Monlemare, con animo d’andarvi l’altro giorno, se non se muta sententia. Che Dio facia seguir il meglio I (lJ^La carta 134* è bianca.