261 MDXXVII, GIUGNO. 262 quali non si potesse fare cosa alcuna, et tra li altri el signor Renzo, el reverendissimo Monte, signor Iloratio Baglione, signor Alberto da Carpi, Joanne Leno et altri. Temo che qualche disperatone non ci facia fare qualche risego. Dio sa come. Questa mattina, la banda di cavalli lizieri del signor marchese di Mantoa volseno andar in corso, capo Camillo Campagna veronese, perchè missier Paulo Luzasco è a Ugubio disposto (sic) di una spalla, caduto da cavallo venendo in stal'etta, et qui è già nova che ditta compagnia è andata male. Pur ne vengono tornando qualche uno, ma molti ne sono restali presoni, tra quali vi è Scipione el quelli altri giovani stavano già con il signor Joane di Medici, con altri gioveni mantoani et ditto Camillo. È stato preso un spagnolo, il quale anco presone brava et dice che quelli del reame non sono anco venuti et che li expectano con il marchese del Guasto, et che arivato deputerano una guarda in Roma et poi us-sirano alla campagna. Intanto si attende a ripari et trinzee. Dice uno che è ussito di Roma, che l’altro eri ussi da castello cum una banda di archibuseri il signor Iloratio alla via di Banchi, et che atacò cum li inimici, li quali andandoli come porzi a migliara adosso, questi nostri si retirorno per il ponte, et a un tempo si alargerono gitandosi alle bande.del ponte, et che in questo l’artellaria di castello ne occise de li inimici più di 600. Ì691) Copia di una lettera del campo, da V Ixola a dì 28 Mago 1527, scritta per Urlano a la signora duchessa di Urlino. Signora illustrissima et patrona singulare. Scrissi pur di qui ultimamente, che dubitavo qualche disperatione non causasse qualche altra ruina. Et questo fu, che alcuni per volere parere valenti si erano offerti a fare robaria del Papa haven-do spalla, come gagliardamente se li era offerta da nostri, pensando solo al bravare nè considerando si cum li effecti gli posseva riussire il pensiero, senza considerar con rasone questo fine impossibile, nè ricordandosi che già li inimici di più giorni sapevano il nostro caminare verso Roma et la cavalcata invano de li nostri adherenti gli havea premoniti, et che per questo si posseva al fermo credere, che ditti inimici stesseno in ordine et vigilanti cum bona guardia per havere in mano quanto in breve si pro-meteno. Et con questi condescendevano alcuni solo (1; La carta 168* è bianca, * • ' per particulari, senza più olirà considerare il pericolo di ruinare quella speranza che ne resta a la conservatione del reslante di questa infelice Italia. Et solo con questo bravare preponevano lo allogia-mento della croce di Monlemare, allegando solo che sempre ci potessimo retirare i^on facendo lo effecto designato, senza haver cura a le nostre forze inferiore di qualità et numero alle genti de nemici. Et che nostri facilmente necessitati da! pane fugiriano nel campo contrario, quale provisto al castello con mine et guarda, impegnali che fussimo in tal loco ci possevano dare carica, impossibile poterla più schivare nè substinere, senza de quello seria sialo allogia-mento pieno di mancanza di quanto era necessario a un campo. Onde li altri considerando più rasone-volmenle et senza passione et fine, con la rason hanno ditto et proposto che di novo si venga a consulta, el cum rasone, et non per bravarie o particulari. Et cosi si è fallo. Donde, resoluto el posser sforzare li nimici, sì per diffetto di forze come di artigliane et munilione et di ogni altra cossa necessaria al sforzare, essere vano il parlarne, et tanto più che expectano le genli del reame, sono venuti 169* al particulare del robar; dove finalmente mancando le rasone a bravi in credenza et a li particularizanli, hanno ingenuamente confessalo la errore. Et falli accorti di l'apatia loro, hanno concluso insieme con fi altri el designo si erano preposti esser impossibile. Et che lo andare in tale allogiamento era andare in manifesta perditione di questa poca speranza che ne resta, volendo 11 superiori renforzare di posser conservare el restante sino che a Dio piacerà mutare sorte alla Italia ; et però, non solo credo non si andará più in ditto allogiamento ma che sarà forza il retirarne presto per il pane, et per ogni altro rispetto, máximamente di le genti che partono a centinara, che non se li provedendo da li capi, essi che portano al forzo la necessità. Hozi uno ha referito, che todeschi, hav^ndo in mano una giovine di gentil sangue de Roma, non maritata et bellissima, poi che menandola in publico la spogliorno, lassata in una camisia subtilissima, unp di dilli todeschi vituperosamente la volea svergognare. Al che non consentendo lei, diffondendosi cum morsi et gambe, li slraciorno la camisia, li de-teno una cortellata in testa. Pur lei resistendo, finalmente la occiseno. A dì 3. La mafina, vene per tempo un’ altra 170 lettera del campo, da V Ixola, di Provcditori generali, di 30, hore......Avisano ¡1 zonzer