267 MDxxvn, quali hav¿a uno trabe per el longo dove si apogia-vano li speclatori, né l’uno era all’altro di impedimento. Sopra qaesli Ire ordeni erano collocali parimenti Ire ordeni de torzi, cosi ben disposti et intesi che non impedivano né el veder nel luoco nè li speclatori. Dal lato drito nel primo ordine furono posti li signori oratori, nel secondo li principi, nel terzo quelli che fonno admessi, che pochi erano. Ex adverso, per lo stesso ordine stavan le signore, le quale al gran splendor de lumi, agionta la varia loro beleza et varietà de’ vestiti, parevan si belle che mi ^3 imagino contemplandole quelli chori angelici che sono 1’ un all’ altro superiori. Alli dui terzi dela sala era fabricato un arco d’un volto solo de gro-seza de dui braza et mezo de nostri, dorato tulto d'oro fin con molto belle figure per dentro de mezo rilevo, così magnifico che certo non scio come in sì brieve tempo se sia poluto componer così grande machina. Nel fronte, nel mezo, era erecto el solio regio dove se assise el Re, et al piede de quello in Ierra le due Regine. Disposili così ordinatamente tutti li speclatori senza alcun strepilo et rumore, et come apunlo ogni cosa era ordinata, più assai mi meraveglio che de alcuna altra cosa ch’io habbi altrove veduto, non hessendovi alcun che si possi ra-presentar nè creder con qual norma et regola et ■ con quanto silentio questi loro publici spectaculi passino et conduchino. Entrarono nella sala 8 cantori in due ale divisi, cantando cerle canzon anglese. Et nel mezo fra loro solo veniva un bellissimo giovane vestilo de lafetà de color celeste, con molli ochi sparsi per la veste. Et venuti a la presenza regia, li cantori con quel medesimo ordine ritornando lassorno solo lì questo giovane, quale in forma di Mercurio da Giove al Re mandato li hebbe una molto dotta oratione latina in laude de Sua Maestà. Da le qual lode ussito, expose che Jove, havendo più fiale udito l’amor et la richeza ad invicem cerlanti della loro auctorità et forza, nè possuto decider la loro controversia, ellegeva Sua Maestà per iudice, et lo pregava a voler pronuntiar, uditeli ambi, senlenlia, et con questo se partì. Entrarono apresso 8 garzo-neti di quelli della capella, 4 per lato, et quelli che alla drita mano venivano erano vestili lutli di drappi d’ oro molto ornali. Et il primo d’ essi era Amor. Li altri di diversi habili per capo havevano la Richeza, nel mezo solo cambiava uno in forma de Iustilia vestito et cantando. In questo ordene si presentarono al Re, alla presenza del qual la lustitia in inglese cominciò ad narar la lite delle parti, et volse che Amor, principiando, se difendesse. Apresso la GIUGNO. 268 Richeza rispose, et ciascuno di questi puli in deffen-sione della parie che seguivano disse di molli versi. Hor finila l’altercalione,si risolsero Amor et Richeza che’! iu litio havesse ad seguir per le arme. Et così parliti dalli capi della sala, entrano tre homeni d’arme in bianco et con tre stochi nudi in mano, et refrontatisi sotto l’arco Iriumphale, nel mezo di esso arco fu falla una apertura senza che si vedesse 173* come, et da quella cadete una barra a la qual aco-stalisi li ben armali cavallieri, a uno per uno coiri-baterono virilmente, et furonvi di quelli che dalli gran colpi ruppero li slochi. Come haveano per certo spatio combattuto, era lassalo cader un’ altra barra de li parliva, el a questi primi successero li altri combattendo con grande ardore. Finito el duelo, et sicome erano venuti li cavallieri ussiti della sala, in un momento cadde a terra una tela depilila che si trovava all’ ingresso del luoco, et si scoperse un viridissimo antro al qual si saliva per 4 gradi. Li lati d’esso herano guardati da 4 et 4 genlilhomeni de li primarii de la corle vestiti in sagli di sopra rizo, con gran penachi, ciascun d’essi in mano teneva una (orza dentro de la mano, et ben composta. Seco si videro 8 damigelle di bella sì vaga, che più presto furono indicata dee che humane creature, vestile d’oro con li capelli in un rete racolti, cinti da una girlanda di riehissime pietre, et sopra una ba-reta di veluto, con le maniche della camisa che us-sivano, che sì large erano che quasi sino alla (erra pendevano, sì ben et richamenle lavorale che non podio ornalo davano alla loro beleza. Le qual a suon di tromba da seder mossesi, bine discesero. La prima disse era la illustrissima principessa, et per mano havea la marchesa di Ecceslre, la qual in tal habito così bdla ad ogniuno apparve, che do-menticatisi da le altre meravigliose cose fin alhora vedute, ad contemplar solo sì bello angelo si diedero. Havea d’intorno a sé tante pietre che’l splendor et loro radiamone talmente abagliava il veder, che ha-resle credulo intorno a quel corpo esservi lutto l’ornato de Potava spera. Et danzando si presentarono al Re. La danza loro fu molto diletevole per la varietà, imperò che vi intervenivano certi nodi insieme el svilupi poi, grati al veder. Finita la lor danza, si posero per ordene da un lato; et con l’islesso modo, lassalo le torze, venero dal spero (?) li 8gioveni, et falla la lor danza, ciascun per mano si prese una delle belle ninphe, et insieme per cerio spalio menata una chorea, ritornorono al luoco loro. Entrorono poi 6 maschere, et se non vi dico di ognuno li habili, de industria el pretermetto, perchè