188 ebbe principio l’anno 1240 e termine l’anno 439S, reputandosi, che sia opera di irate Sisto e di frate Ristoro assai valorosi in architettura, e ai quali per consiglio solea più volle ricorrere il celebre Nicola da Pisa. Il chiostro forma or parte del civico ospedale. GIOVEDÌ’ GRASSO, volgarmente Zioba grasso, berlingaccio, Woldarico patriarca di Aquileia, vano e violento nomo, sotto colore di segnalare il suo zelo per Federigo Barbarossa imperadore ma per soddisfare piuttosto gl’ interminabili suoi odii contro i patriarchi di Grado, occupava quella ciIlà, con un piccolo esercito, composto di Friulani e di Garinliani, e la poneva a sacco (anno 1162 o U63). Recuperata Grado prestamente dai Veneziani dichiaravano essi al detto Woldarico, rimasto prigionero con molti suoi soldati, co’suoi cherici e con settecento nobili e capitani di castello, che se avesse voluto uscire di cattività inviar dovesse in ciaschedun anno il giovedì grasso al doge dodici grandi pani, dodici pingui porci e un grosso toro. Accomodatosi Woldarico a que’ umiliantissimi palli, e raffigurando i Veneziani (tale era lo stranissimo pensar d’allora) nel toro il patriarca, e nei porci i suoi cherici, statuivano, che quelle bestie esser dovessero, in ciaschedun anno, il giovedì grasso, decapitate alla presenza dei doge e del popolo, che le carni loro fossero distribuite ai senatori, i pani a’ carcerati. Prima però della decapitazione il doge colla Signoria si recava in una sala del ducale palazzo (ed era quella in cui aveva sede il Magistrato dei Pio-veglii, instituito nel 1282) nella quale trovavansi eretti alcuni castellucci di legno, per i quali s’ intendeva di rappresentar quelli nella detla guerra presi al patriarca, ed ai suoi feudatari! ; ivi pertanto doge e senatori facevansi a distruggere a colpi di mazze e alla disperata que’ castelletti. Se però I’ indole del vile tributo e la bizzarria della cerimonia conoscer ci fanno, che anche i Veneziani non andavano immuni dai pregiudizi! ond’ era viziato il dodicesimo secolo, giova sapere come i Veneziani medesimi avessero in seguito ad avvedersene e quasi a vergognarsene. Persuasi adunque essere bensì oliimo consiglio F eternare con pubbliche dimostrazioni di allegrezza gli avvenimenti che tornano a gloria della nazione affinchè in lei mantener vivo sempre si avesse quello spirito di patriottismo^ che motore potentissimo è dei più grandi successi, ma persuasi d’altronde di togliere da quelle pubbliche allegrezze le puerilità e le ridicolosaggini, che venivano a ferire la dignità del soggetto, per cui erano state inslituite, ordinavano, che nel giovedì grasso