23 nanle al sud e all’est colla lacuna di Venezia. Rovinata più volte dai barbari, e da ultimo, interamente dai Longobardi, rimase da quel momento affatto abbandonata e resa ignobile palude, di guisa che gli antichi Veneziani eredeano che i demonii abitassero quel deserto, e fossero custodi delle molte ricchezze ivi nascoste. Venivano nelle vecchie commedie rappresentate spesso le paure dei cercatori di tesori in Aitino, e ve n’ ha una intitolata « Pantalon in Allin cava-tesori. » Ad ogni.uiQdo i Veneziani si valsero dei marmi, delle pietre e dei mattoni Altinati per sollevare cospicue fabbriche nelle vicine isolette di Torcello, di Mazzorbo, di Murano e in Venezia slessa. Da vent’ anni Aronne e Girolamo fratelli Lattis si accinsero a conquislare dalle acque la palude vastissima di Aitino. Eressero dunque i Lattis primamente arginature contro le maree ; scavarono canali onde col grasso limo innalzare il basso piano laterale, e que’ canali convertirono in vivai di pesci ; destinarono le canne ei giunchi ad alimentare fornaci; quelle, che erano paludi più basse, tramutarono in pascoli ; le più alte in prati ubertosi; costruirono più di trenta case per abitazione di stabili coloni, e più di venti stalle a ricovero di a limali da lavoro e da razza ; fecero strade sode e rotabili ; condussero per acquidotto un rivolo del Sile ; edificarono ampio serbatoio di ghiaccio. L’ aria per tutte queste opere, e per l’azione dei fuochi ravvicinati e continui si migliorò, e que’nuovi coloni presentano aspetto di salute. Più a settentrione l’aratro cominciò a solcar que’terreni; la vite ed il gelso vi germogliano eccellentemente ; la temperatura felice favorisce l’educazione dei filugelli e il prosperar delle api. Per tutti questi egregii lavori i Lattis ricondussero a poco a poco 1’ Agro Altinate a quella condizione di fertilità e di amenità, che indusse un giorno Marziale ad uguagliarla a quella stessa delle ville e delle spiaggie di Baia. Possessore di quegli amplissimi campi, si bravamente redenti, è ora Giuseppe Reali : sarebbe poi desiderabile che nel mezzo del maraviglioso podere, a memoria perpetua dei posteri, s’innalzasse una lapida, la quale brevemente ricordasse le passate glorie di Aitino e i grandi fatti in essa avvenuti, tra i quali non sarebbe da omettersi quello della morte di Lucio Vero. Abbenchè principe attuffatto nel lezzo delle più infami passioni, fu però colui il fratello adottivo e il collega nell’ imperio di quel Marco Aurelio, il quale ampiamente giustificò la sentenza di Platone : « saranno felici i popoli quando regneranno i filosofi, o i re filosoferanno. » ALVISE, Lodovico, nome proprio di uomo.