389 MDXXVII, GIUGNO. 390 da Paris, del Jusìinian orator nostro, di 15. Come a di 17 parliri» monsignor di Lutrech, vien in posta a Lion, et poi a la volta de Italia, et il Re fa far lanzinech ... a li confini di Geldria, deli qual sarà capo monsignor di Valdemon fradello del duca di Lorena. Item, de li sguizari sarà il signor Federico di Bozolo, et come si fa gran preparamenti et verà bonissima zenle. Item, scrive, come sier Beneto Zane qu. sier Andrea da Santa Maria Maler Domini, essendo venuto con lui Orator li in Franza per recuperalion del danno di una sua nave fu presa da uno corsaro francesi', nominalo il capitanio..... Vene in Collegio l’orator di Manloa, dicendo come 1’ orator nostro sier Domenego Venicr era zonto li prexon dii conte ... da Novolara, et che il signor li feva bona compagnia, et voleva dimostrar esser bon fiol di questo excellentissimo Slado, et sperava che preslo seguiria la sua liberalion. Et il Serenissimo lo ringratioe assai, et fo scritto per Collegio lettere al ditto Marchexe in sua recoman-datione. Et poi dillo oralor disse haver ledere del suo signor et del reverendissimo Cardinal di Manloa, come a Parma era morto il reverendo domino Bernardo di Rossi episcopo di Trevixo, et havendo il Pontefice promesso a esso Cardinal darli il primo episcopato vacante, pregava questo Stalo volesse esser contento se ’I Pontefice ge lo conferisse d darlo, con altre parole. Il Serenissimo li usò grate parole, dicendo si vederia far ogni cossa. Vene in Collegio il prothonotario Caxalio orator anglico, et suo fradello cavalier Caxalio era orator a Roma, et dillo cavalier parloe. Copia di lettere scritte dal campo di la lega apresso Orvieto, a li 17 di Zugno 1527, per domino Beneto Agnello orator del marchexe di Manto2, a domino Zuan Batista Matatesta oratore marchionale in Venetia. Signor ambassalor. Per haver il signor Camillo Orsino mandalo a dire al signor Duca che Colonesi s’erano aproxi-mati a Spoleli con il loro exercilo, et che li homeni di quella terra havevano mandalo due volle loro oratori a Roma, di mo lo che lui non poteva difendersi et era sforzato a parlirse, domandando bona licenlia di andarsene, Sua Excellenlia li ha mandalo il cavalier Ferrarese facendoli intendere che stia di bono animo che l’anderà a soccorrerlo. Et cosi ha deliberato di levarsi domane di qui col campo per andare a quella volta, con disegno di combatter dilli Colonesi quando vogliane aspelar; benché si crede che non aspetlerano. S’è inteso per diverse vie et maxime da un trombetta del signor Loysi Gonzaga, che il signor Viceré el signor marchexe del Guasto ritornano a Roma chiamali da lo exercilo cesareo. Il dillo trombetta, qual venne non heri l’altro da Roma, dice haver inteso da lo illustrissimo signor Ferando, che imperiali non ussirano in campagna fin tanto che non hab-biano risposta da l’Imperatore di quello che Sua Maestà vole che si facia del Papa, il quale adesso si tiene con maggior guardia che se habbia fallo fin qui. Et hanno levalo a Sua Santità et a li cardinali la maggior parie de li servitori; al Papa ne hanno lassato diece, et a li cardinali 4 fra tutti. Il signor marchese di Saluzo resta mollo mal contento di la venuta de monsignor di Lotrecho, parendoli che li sia fatto carico, et dice voler andare a casa sua per fare fortificare fe sue terre, et già ha dato principio a donar via li cavalli. Il conte Guido Rangone, havendo inleso la dedilion di Modena, s’è fermalo in Romagna alle terre che altre volte li furono donale dal Papa. Il conte di Caiazo, havendo dalo lo arsallo a tre castelli di Perosa con occisione de molli de suoi fanti, è stalo abandonato da la magioro parte de soldati che '1 haveva seco, per il che non li riussirà forsi il pen-sier suo di metter in casa il signor Sigismondo da Arimino, come li seria riussito se fosse andato di longo con tulle le gente, perchè la terra era sproviíla et abandónala quasi da ogniuno. Questi signori hanno fallo fare novamenle in- 253* stantia per il Guizardino a’ fiorentini, che volendo loro esser defesi da questo exercilo, bisogna che faciano altra deliberatone di quella che hanno mandato a dire per l’auditor del signor marchese di Saluzo. Siitmo dislogiati questa malina dal bosco di Bolsena et venuti quà apresso Orvieto ; domane andaremo alla volta de Todi dove si fa de qui 12 miglia, et da Todi a Spoleli 15. Le gente nostre eh’ erano in Viterbo et in To-scanella se sono retirale a lo exercito, el quelle terre sono restate in poter di imperiali, come sono molle altre più vicine a Roma, tra quale è Corneto, Sutri, Neppi dove imperiali comandano come fossero loro proprie, contra l’accordo fallo con il Papa. Monsignor Pyrrhino, per quanto lui ha mandalo a dir al signor Federico suo barba, et al si-