" 138 quello (lolla mancanza avvivi del dogp trasferivasi ¡1 cadavere di lui al domestico sepolcro, affatto senza pompa alcuna_, e colla sola scorta dei canonici della basilica, e delle persone della di lui famiglia nobile. Stava la statua del morto doge esposta nella sala del Pio-vego per tre giorni, in ciascbedun dei quali si celebravano esequie nella basilica^ e facevansi le assoluzioni intorno al simulacro : frattanto si eleggevano tre inquisitori, e tre correttori della Prornission ducal, incaricati i primi di sindacare la vita del morto principe, gii altri di proporre al Maggior Consiglio i mutamenti creduti necessarii alla stessa Promissione. Tre ore innanzi la sera dell’ ultimo dei delti tre giorni s’incominciavano i pubblici funerali. Comparivano in essi per primi tutti i preti della città^ poi, con infinito numero di doppieri, venivano le sei Scuole grandi, o confraternite, poi tutti i capitani di nave e la maestranza dell’arsenale con torchi accesi in mano. Succedeva a questi lo scudo gentilizio, già detto, e tosto dopo, coperto da baldacchino ^ il feretro colla statua. Seguivano i famigliar!, gli ambasciatori dei principi, i Consiglieri, i Capi dei Quaranta, gli avogadori , i Capi dei dieci , i Censori , il Cancellier grande, gl’inferiori, i segretarii dei Senato, il Senato. I parenti più streiti del morto principe camuffati in neri panni (V. Scorrozosi), stavano alla destra degli ambasciatori, e, se per avventura questi avessero mancato, degli Avogadori, dei Dieci e dei Censori. Fatto •1 giro delia piazza di san Marco, come la bara giugneva innanzi alla maggior porta della basilica, quelli che la portavano per ben nove volte la innalzavano e 1’ abbassavano fino a terra intendendosi con ciò di obbligare il fantoccio rappresentante il corpo di colui che era già stalo padrone della stessa basilica, e nella quale creato appena, era stato mostrato al popolo, a renderle un estremo omaggio. Riprendendo moto la comitiva si riduceva nella chiesa dei frati Domenicani dei santi Giovanni e Paolo, ove riposto il feretro sopra un grande catafalco risplendente di fiaccole innu-merabili, fatta veniva da uno dei più illustri letterati della città 1 orazione di laude al defunto. Compiute, finalmente, le ecclesiastiche cerimonie era la statua del doge recata nella cappella del Rosario per essere spogliata delle ducali insegne, le quali dai santesi venivano restituite alla famiglia del defunto, verso una retribuzione di ducati dieci : il volto e la parrucca rimanevano 'R proprietà del Guardiano, o capo, della Scuola di san Marco.