32 MARCO CORNARO menzai a mostrar el Chalio 1 e Canal Peochioso, aciò che provision se fesse. I qual tuti, visto i mei arecordi, se mesero a notar le loro provisioni, et spesa andaria in conzar dieta cava de Canal Peochioso, et etiam in far la cava nuova arecordata. Le qual tute provision ad futuram memoria io Marco predito ho anotate de mia man. Jesus MCCCCXLII, adì 15 Marzo Adì dicto fu mesurado el canal Peochioso el qual se chiama Canal da le Ciate, quello se trova esser longo miara VII cioè passa VIIm trivisana ; a voler quello cavar e perato nei lavori del palazzo ducale (Paoletti, L’architettura e la scultura del Rinascimento in Venezia, Ven., Ongania pa. i, p. 16) ; nel 1424 interveniva nei lavori del Frassine, sentenziando che il suo alveo non doveva essere alterato (I libri commemoriali della Repubblica t. IV Lib. XI Doc. 77 p. 33). Nel 1423 P opera da lui progettata al lido di Ma-lamocco era compiuta, onde domandava che la Signoria si recasse con persone all’ uopo scelte a collaudarla e gli si aumentava in via provvisoria lo stipendio a due. 40 al mese, con promessa che se i lavori avessero ben corrisposto all’ aspettativa, una tale provvigione gli sarebbe stata aumentata a due. 60 (Cecchetti, Nomi di pittori ecc. loc. cit.). Nel 1425 veniva invitato ad esaminare i danni fatti dalla Brenta (Scritt. II pa. II). Nel 1436 eseguiva il progetto della derivazione della Brentella ’dalla Piave a Pederobba (Bonifacio, Storia di Trevigi, Venezia, Albrizzi, 1744, p, 469 ; Zen-drini, op. cit. voi. II p. 235). A varii fu attribuito un tale progetto ; dallo Zen-drini al Ravanello, dall’ Agnoletti ad un certo Domenico Pagani parroco di Musano (Agnoletti, Treviso e le sue pievi, Treviso, Turazza 1898 par. Il p. 602) da cui 1’ avrebbe attinto poi il Ravanello ; ma secondo un documento del nostio Archivio la paternità è tutta del-l’ingegnere bergamasco Pinzin. In esso si legge come avendo la Comunità di Tre- * viso domandato nel 1435 di fare una tale derivazione d’ acqua della Piave, il Senato ordinasse un sopraluogo sotto la direzione di un Savio del Consiglio e di un Savio di Terraferma, cioè di Marco Foscari e Zaccaria Bembo ; come il 22 marzo 1436, udito il parere del Pinzin, del Ravanello e di moltissime altre persone pratiche e competenti, l’opera fosse approvata; infine come il disegno della deviazione fosse fatto dal Pinzin (Arch. St. Ven., Sen. Misti, reg. 59, c. 139 e 149). L’ impresa fu continuata sotto la direzione del Ravanello (Scritt. II, pa. II). Non è però da negarsi assolutamente che l’idea della derivazione possa esserci stata prima in altri, se, quando egli fu chiamato a stendere il progetto, questa idea esisteva non solo ma anche esisteva da qualche tempo. Infatti il Serena (Aug. Serena, Fra’ Giocondo e il can, della Brentella, Treviso, Patronato, 1907 p. 24 n. 1) scrive che già nel 1425 quelli di Castelfranco avevano domandato al governo veneto che, per irrigare il loro territorio, si de- rivasse da Pederobba un canale, parendo a ciò adatto il Cordevole-Piave. Nè è improbabile che vi abbia por tato il concorso della sua intelligenza e della sua esperienza quel prete Domenico Pagani di Chioggia, il parroco di Musano dell’ Agnoletti, al quale per le sue benemerenze per le cose della Brenta nel 1460 venivano assegnati 8 due. al mese dalla Repubblica sui fondi destinati ai lavori del fiume (Arch. St. Ven., Noi. Coll. reg. XVII, c. 192). Nel 1439 noi troviamo il Pinzin di nuovo sui lavori del lido a Pellestrina (Arch. St. Ven. ; Sen. Mi'sli, reg. 60 c. 156) ; nel 1440 negli scandagli di Fusina; nel 1441 al canal d’Arco; nel 1444 di nuovo sulla Brenta, nella quale occasione egli con fra Mauro sostiene la tesi della diversione bassa contro Antonio da Silvelle (Scritt. II, pa. II) ; nel 144S alla restrizione del porto di Ma-lamocco decretata conforme al piano da lui presentato. Certo a questo tempo deve risalire quella « Provixion del Pinzino » di cui si parla poco dopo, cioè nel 1450 in proposito della restrizione eseguita dall’ Arlati (Arcii. St. Ven., Collegio del Sai 8a 11 ibis* e 112*). Nel 1450 egli era vecchio e stanco perchè la Repubblica autorizzava i Provveditori al sai a prendergli un coadiutore (Arch. St. Ven., Notat. Coll., reg. XVI, c. 127). Ebbe due figli (già ricordati nel 1426 in Collegio del Sai. 8“ c. 63*), Antonio e Domenico ; ed Antonio, come accennammo in principio, raccolse non disprezzabili allori nel campo delle Lettere. 1 II canale di Calio o di Caligo era detto anche canale di Equilio. Il nuovo nome deve essergli derivato dalla fitta nebbia (caligo = nebbia) dominante in quei luoghi, sebbene non possa essere inverosimile che gli derivasse da una famiglia di tal nome, come Torre di Mosto dai Da Mosto e l'ava Zuccarina dai Zuc-carini. Certo la famiglia Caligo esisteva a Venezia. Sorgeva allo sbocco di questo canale nella laguna equi-liana una torre, che era detta pure torre de Caligo. In prossimità di essa torre, secondo gli annali camaldolesi, in luogo boschereccio ritiravasi a vita di penitenza, col compagno Marino, S. Romualdo, (Filiasi, op. cit., voi. 3, p. 98, n. 2). C’ era quivi una palata del Comune veneziano ed una torre dove abitavano i daziarii. Vi stava pure, come all’ingresso del canal d’Arco, una persona la quale doveva curarne la manutenzione. Nel 1444 dopo che se n’ era fatto lo scavo, per mezzo e in parte a spese