PREFAZIONE 7 Grande importanza ha il nostro Cornaro sia per la narrazione di quel eh’ egli vide o fece, sia per la rievocazione del passato, sia per la visione dei rimedii. La narrazione di quanto vide o fece giova ad illustrare i documenti d’Archivio e a colmarne le lacune. In essa narrazione vi sono notizie che invano si ricercherebbero altrove, e illustrazioni di fatti, di cui nei documenti ufficiali superstiti non si trova che una pallida traccia, così pallida da non poter comprenderla affatto senza la narrazione del Nostro, come r importante sopraluogo del 1458 dalla Brenta alla Piave. Vi è narrata in tutta la sua interezza, fino nei più minuti particolari, la storia di quel lungo e laborioso periodo che va dal 1424 al 1459, che principia e finisce col dogado di Francesco Foscari (di poco 1’ oltrepassa), in cui, alle incertezze sulla utilità di chiudere o di aprire l’ingresso della Brenta in laguna (1324-1436), affermatasi la tesi della chiusura, (veramente i sostenitori della riammissione non mancarono mai, ma rimasero sempre battuti) subentrava nei reggitori veneti, teneri così dell’ interesse pubblico come anche degl’ interessi privati (della navigazione con Padova, della fornitura d’acqua da bere in Venezia, delle proprietà terriere e manifatturiere private, campi, molini, battipanni ecc.) l’incertezza se dovevasi condurla da Fusina per una via rasente la laguna o per una via più alta, periodo di transizione, che diede per risultato la diversione più lontana di Malamocco, anziché la prossima di S. Marco di Lama praticata fin’ allora ; ma che con lo scaricatore di S. Bruson - Malamocco e con altri lavori, con sopraluoghi, progetti e dibattiti, preparò il periodo della diversione alta del sopraddetto fiume, anzi dell’esclusione completa di tutti i fiumi dalla nostra laguna (1488 -1896). E vi si legge una descrizione fedele dello stato, in cui si trovavano allora il litorale, le isole, le rive e i canali della città, specie il Canal Grande, per l’invasione dei depositi fluviali e per l’incuria degli uomini, che, noncuranti delle leggi, ostruivano la grande arteria, fabbricando cantieri sulle due sponde, lasciandovi le navi vecchie o calate a picco, abbandonandovi la terra dei gabbioni con cui s'erano gettati i fondamenti di Ca’ Foscari, Ca’ Corner, Ca’ del Duca ecc., riversandovi gli acquai e le stesse immondizie stradali, come nel Trecento o come in una qualunque cittaduzza orientale del tempo, descrizione la quale per essere confermata dai documenti dello Bologna, Bertola da Novate, Aguzio da Cremona, accompagnata dal Della Valle, dal Missaglia, e da altri che attendono ancora un poco di giustizia : poiché l’oblio nel quale questi artefici caddero, ha contribuito a lasciar disperdere quasi completamente le notizie che li riguardano, per modo che riesce arduo il compito di delinearne la vita : ignote, per quasi tutti, le date della nascita e della morte, ignote le vicende della vita; solo ci resta qualche richiamo alle loro opere, le quali per la importanza, o per le difficoltà superate, rendono ancor più ingiustificato il silenzio e 1’ oscurità che sopra i loro nomi ha potuto addensarsi. Ed è fortuna, se le pazienti ricerche di archivio, col raccogliere gli scarsi indizi che concorrono a ricostituire le figure di questi ingegni dimenticati, possono ancora raggiungere risultati, quali il lungo oblio non avrebbe lasciato sperare ». (p. 13). Ho voluto riportare qui per intero queste parole dell’illustre architetto, perchè contengono un’autorevole giustificazione dell’ opera mia, la quale, sia con le ricerchè principali sia con le secondarie, non vuol essere solo un contributo alla Storia dell’ Idraulica veneta, ma anche di quella italiana del Rinascimento.