MARCO CORNARO 57 Dal canale di Equilio si passava nella laguna equiliana, di qui nel Canal d’Arco e da questo si risaliva ad Eraclea, entrando in un altro canale lagunare che, col progredire dell’ impaludamento diventò terrestre, certo quel Largon o canale del Doze, di cui oggi non rimane che il nome ad una località in vicinanza di Grisolera, poco lontano dalla sponda sinistra della Piave nuova, ma che nella carta del Sabbadino appare chiaramente segnato come tratto di congiunzione fra la Cava Zuccarina ed il Grassaga, su cui si trovano le rovine di Eraclea. Non altro che una grande laguna doveva essere la valle eracleese, in cui entrava un tempo il Canale dell Arco (perciò fu più tardi chiamata anche valle del Canal d’Arco), somigliantissima a quella equiliana , nel Patto di Eiaclea del 1009 essa è chiamata Liquenteseno, golfo della Livenza. Sboccavano in essa quattro fiumi : il Piavon (antico ramo della Piave) che riversava le sue acque nel canale Zancano, la Bedoia, il Grassaga e la Livenza ; vi metteva capo una fossa artificiale, fatta scavare dai dogi subito dopo il Mille per abbreviare, dice il patto, la loro andata alla caccia nei boschi di Lorenzaga sulla Livenza >, ma evidentemente non solo per ciò, bensi anche per accorciare a naviganti e commercianti la via fra Venezia ed il porto di Settimo (Portobuffolè) * di recente concesso all Orseolo dal vescovo di Ceneda ; la solcavano parecchi canali lagunari, di cui la continuazione del nostro Canal dell Arco doveva essere la più importante. Infatti, quando il vasto bacino s’interrò ed esso canale di lagunare diventò terrestre, accanto al nome di Largon assunto per gli scavi ed ampliamenti resisi necessarii di poi, mantenne anche quello di Canale del Doze 3 per il ricordo dei primi pellegrinaggi ducali all’antichissima culla repubblicana. E tale doveva essere il rigurgito dell’acque in questo estuario che ben gli sarebbe convenuto, come pensa il Filiasi, anche per ciò il nome di Strobilos, con cui lo designava 1’ imperatore Costantino Porfirogenito (infatti una tale parola greca significa tanto pino quanto vortice) * tanto più che, come vedemmo nella Scrittura I, vi veniva a fluire in parte, sebbene indirettamente, anche la 1 Questo doc., come ho detto a proposito dei fiu-micelli Bedoia e Grassaga (p. 10, u.a 2) fu pubblicato dal Romanin (op. cit. voi. I p. 389-90) che lo tolse dal Libro dei Patti del nostro Arch. di Stato. Ma, come ho pur detto ivi, un tal testo, non originale, sì bene copia senza dubbio, va corretto. Per far ciò non possiamo valerci del testo riportato in una sentenza a favore del vesc. di Cittanova o Eraclea nel Codice del Piovego del Museo Civico, codice originale rispetto ad altri, ma non rispetto a questo e ad altri doc., perchè se vi troviamo ad es. « argele furmiclino » vi troviamo anche « tenegrassaga » (c. 164). E tanto meno, del testo riportato da un’ altra copia del detto Codice nell’ Ecct. Ven. et torc. del Corner (to. XVIII p. 376) perchè gli errori vi sono ancor più numerosi : in esso il « Liquenteseno » è * ligumteseno », il «Furmiclino» è « Sur-midino ». Secondo me, come ho affermato nel sopracitato luogo, molto probabilmente al testo originale mancante s’ avvicinano le lezioni « tenus Grassaga » (fino al Grassaga) e Argele Furmiclino (Argine For-mighino) ecc. della copia del Codice del Piovego esistente nella Marciana, già citata (Latini Classe V, cod. CIV, voi. I c. 256). Quanto alla fossa conducente a Lorenzaga, di essa in detto doc. si parla come di opera progettata « si fos-sadum apertuin fuerit usque ad Lauriazagam » ; ma non v’è dubbio che essa sia stata eseguita perchè nel Ca-tastico delle terre soggette alla città di Treviso, del 1316 (altre volte citato) troviamo nominate da queste parti parecchie fosse antiche, che dalla laguna mettevano alla Livenza, ed a carte 68, proprio parlando di Lorenzaga, si ricorda una « fossam antiquam que incipit in.... palude et discurit ad flumen Liquencie ». 2 Tutti convengono oggidì col Filiasi che Castro Settimo, il porto dal vescovo cenedese Sicardo concesso a Pietro Orseolo II, corrisponda a Portobuffolè, il forte e bel castello caminese, dove Gaia da Camino chiuse i suoi giorni (Filiasi, op. cit, voi. II, p. 325 e voi. Ili, p. 59; Marchesan, Gaia da Camino nei Doc. trevisani ecc., Treviso, Turazza, 1904, p. 56 e seg.). 3 Così è chiamato nel 1284 e nel 1370 in sentenze a favore del vescovo di Equilio. Esso vi è nominato in stretto rapporto con i due canali di Flexolongo e di Povegliola o Pupiliola, certo la Publiola che abbiamo ricordata e che troveremo ancora innanzi (Museo Civico, Cod. Pubi. c. 217 e 323^ 4 II Filiasi dopo aver detto che il Pineto iesolano è chiamato « nel IX sec. da Costantino Porfirogenito, nel suo De administratione imperii, anche Strobilum » soggiunge: «Se mai questo secondo nome potesse significare vortice, gorgo o simil cosa ei forse nacque perchè ivi la Piave sortendo in mare o il mare con furia entrando in laguna formava dei vortici estesi e violenti » (Filiasi, op. cit. voi. IH p. 109 e no n. 1) Il Gallicioli pone questo Strobilos dalla parte della Brenta (op: cit. lib. 1, 69).