MARCO CORNARO 71 1’ acqua fluire liberamente, restando proibito sotto severe pene, che mai essa Zuccarina in tempo delie piene predette avesse ad esser chiusa. Inoltre perchè la Piave avesse facilità di scaricarsi in tempo delle escrescenze, fu ordinato che nella volta che fa essa Piave di sotto 1’ imboccatura della predetta Zuccarina, fosse fatto un altro taglio o diversivo dalla parte stessa, largo esso pure come il suddetto cavamente,... perchè ancor questo portasse le sue acque verso di Cortellazzo ». Doveva « farsi inferiormente ad essa cava al Campanile di S. Lucia verso del porto di Cortellazzo » molto probabilmente sul tracciato dell’ antica cava segnata dal Cortivo ’. Non c’ è chi 11011 riconosca subito in questa seconda proposta il progetto del canale, che doveva soppiantare la nuova cava dell’ Arco, cioè 1’ attuale Cava Zuccarina. Nel 1543 Cristoforo Sabbadino non approvava la prima ; non poteva approvare che il diversivo di Taglio di Re « dovesse passare nella Cava Zuccarina verso di Revedoli, acciocché con essa per il porto di Portesino andasse al mare professando che ciò era lo stesso che perder la detta Cava e la navigazione del Friuli,.. incontrandosi le piene con la crescente da mare » tutte le torbide si sarebbero inevitabilmente deposte in quegli alvei ». Lodava invece la seconda, plaudendo al « ripiego suggerito da Arcangelo Romitano di condur essa acqua del diversivo in Piave all’ origine della Cava Zuccarina, perchè con la detta Piave uscisse al mare per il taglio » progettato dalla Piave al principio della Cava Zuccarina verso Cortelazzo, infatti « ritornando queste acque in Piave » non 1’ avrebbero alzata se non di pochissimo e sarebbero state «perfettamente regolate dai moti del mare», inoltre il taglio di Cortellazzo « accorciava le via »' dalla Piave al mare « di più di tre miglia, cosa che sarebbe stata di grandissimo giovamento al fiume » 2. Tale vantaggio, apparendo in seguito utilissimo anche .alla navigazione, sarà quello che deter-m inerà il sopravvento di questa nuova via. Frattanto anche la Cava di Caligo 3 era diventata difficile a navigare. Essa pure andava soggetta a perpetui interramenti a cagione della Piave, con cui comunicava per mezzo di un sostegno, Nel 1545 il N. U. Battista Nani proponeva di cambiar questa via con quella di Cavallino e il Sabbadini approvava tale idea « con la sua scrittura VII ottobre, si per la maggior facilità che vi trovava per il transito delle barche, come per la sicura conservazione del canale... e... ancora per la maggior brevità del cammino, che vi sarebbe stata navigando per il Cavallino invece che per la strada del Caligo, giacché per mettere quella in attività bastava scavare DC pertiche di saldo (sai datura, congiunzione), onde avere la comunicazione fra la detta Piave ed il canale di Cavallino » 1 Come si vede tutta 1’ antica via andava fatalmente abbandonandosi per una ancora più bassa e più breve. Nel 1558, dopo un sopraluogo, si riconosceva l’assoluta necessità del diversivo di Cortellazzo ; il 18 dic.bre 1560, essendo provveditore alla Piave Nicolò Minio, ne veniva decretata l’esecuzione in retta linea dal borgo di Cava Zuccarina al porto di Cortellazzo, e nel 1566 si poneva mano allo scavo 6 ; proprio mentre si eseguiva il Canale di Cavallino, infatti nel 1563 questo era già terminato per opera di Marino Contarmi ed altro non vi mancava che farlo sboccare in Piave, il che ve' niva decretato, ma non eseguito, il 20 luglio tì. Per varie ragioni, 1’ uno e 1’ altro canale venivano aperti definitivamente alla navigazione assai più tardi, quello Cavazuccarina-Cortellazzo nel 1602 e quello del Cavallino nel 1632. Le critiche numerose, le difficoltà della guerra di Cipro arrestarono i lavori della diversione 1 Zendrini, op. cit., voi. I, p. 180 e seg. e 214. La cava vecchia del Cortivo però è piuttosto tortuosa. 2 Zendrini, op, cit., voi. I, p, 214. Vedi Scritt. I. 4 Zendrini, op. cit., voi. I, p. 218. Quanto al nome di Cavallino, esso non è che una traduzione di Equilino. s Zendrini, op. cit., voi. I, pp. 252, 260, 274. ‘ Zendrini, op. cit., voi. I, p. 266 e p. 281.