MARCO CORNARO S. Erasmo, certo per redimere il canal di Murano, e si confermavano un po’ più chiaramente le disposizioni del 1359 circa la riammissione della Brenta in laguna. Fosse aperto il porto di S. Erasmo e costruita una palizzata (penello garzinae) per separare le acque dei due porti di S. Erasmo e di S. Nicolò ; fosse chiusa la tagliata o fossa esistente presso il Volpadego verso la palude di Lama (davanti a S. Marco di Lama) affinchè T acqua di essa tagliata (e per conseguenza anche del Volpatico) scorresse al porto nostro ; così pure fosse chiusa la tagliata comune (certo, comune col Carrarese, come si vedrà innanzi), che era presso il rio Mene-xelo (Melexelo) ; venisse fatta una « tressa > o sbarramento alla foce della Lenzina, acciocché l’acqua, che ne usciva, tenesse la via per il Visignone, discorresse per il canale della Giudecca e capitasse al porto di S. Nicolò ; ed infine, perchè il veloce corso dell’ acqua non danneggiasse la palata del Visignone (dove c’ era il traghetto), fossero lasciati aperti il lago di S. Maria e tutti gli sbocchi dei fiumi, tranne quello del Bottenigo 1. Nel 1365 si vietava di metter < grisuole » o graticci da S. Spirito al Lido e fino a S. Marco di Lama, e precisamente < fino al Canedo > 2. A queste cure idrauliche s’ aggiungevano le cure politiche con Francesco da Carrara. Nel 1359 Francesco, per premunirsi contro possibili attacchi di Venezia, aveva costruito sulla Brenta vecchia di Chioggia (iuxta veterem Medoacum) Castel Carro, e, ad Oriago, costruiva Portonuovo. A quest’ ultima mossa la Signoria rispondeva con la costruzione di un castello in S. Ilario ; secondo i Gatari, sopra delle Gambarare ; secondo il Chinazzo, di sotto, il che è più verosimile. o poco prima. Infatti il 24 marzo il 1615 in Senato si ordinava che « Havendo jl Magistrato all’ Acque levato il carro a Marghera et escavato il ,canal della fossa Gradeniga in modo che per esso qualunque bar-cha può liberamente et con molta comodità andar da Marghera sino a Mestre » si costruisse una « palata » per il dazio (Arch. Sta. Ven., Savi ed Esec. Aque, n. 348, Capit. VII, c. 55‘ ; Par. IV, p. 109 n.* 2). Quanto al nome di Cava Gradeniga, il canale lo assunse assai tardi e molto probabilmente da Paolo Gradenigo, che fu podestà 'e capitano di Mestre dal 1544 al 1545. Ai tempi del Nostro, cioè nel Quattro-cento, esso era detto ancora Canal di Corregio o di S. Zuliano (Par. V, p. 144), Zendrini pure lo chiama col nome di Cava Gradeniga per la prima volta nel 1552 (Zendrini, op. cit., p. 236). 1 6 settembre 1360. « Item quod in Dei nomine aperto portu S. Herasmi, ac facto penello Garzine claudatur taiata, que est prope Vulpaticum versus paludes de Lama, ut eius aqua fluat ad portum nostrum, et similiter claudatur taiata communis que est apud rivum Menexeli et fiat una tressa sive clausura ad bucham Lenzine que est per medium molendina de cha Marcello, ut aqua que egrediebatur bucham pre-dictam faciat viam per Vissignonum, et discurat per canale Viganum, quod est canale Judaiche, et sic veniet ad portum nostrum Sancti Nicolai, verum quia habetur quod ipsa aqua propter velocem cursum eius non di-mittetur manere pallatam Visignoni, aperiatur lacus sancte Marie, et disbuchentur buche fluviorum non intelligendo de Botenigo » (Capit. I, c. 28*). Che il porto di S. Erasmo venisse riaperto per salvare dall’ interramento il Canale di Murano se lo desume da una deliberazione del 3 gennaio 1367 (Capit. I, c. 29l). 2 17 giugno 1365. « Cum offìciales nostri de nocte exponant quod alias fuit provisum per unum antiquum ordinem (v. p. n.“ ) quod Domini de Nocte deberent cercare infra certos confines ne grisolle et veledelli ponerentur in ipsis Et sic postea repertum aliud consilium per quod Officium Publicorum possunt eis dare licentiam ponendi et maxime tempore quadragesime propter quod circare -ipsorum officialium de Nocte est vanum quia piscatores ponunt ipsam artem de canis infra ipsos terminos quod est damnum inextimabile propter municionem que fit in damnum portui nostri quia ponunt cum tanta fortitudine lignaminis quod cum magno labore possunt evelli, quibus bene consideratis ipsi domini de Nocte putant esse multum utile quod provideatur super hoc Vadit pars secundum consilium dominorum de Nocte Quod a modo nullus audeat po-nere vel poni facere grisollas veledella et aliam artem de canis vel lignaminis infra hos terminos videlicet a monasterio Sancti Spiritus eundo recto tramite ad Iittus et ab ipso monasterio usque ad S. Marcum de Boca-lama et deinde per diamitrum usque ad canetum sub pena libr. XXV pro quolibet et qualibet vice qua cum talibus artibus piscaverunt et standi uno mense in carcere Et committatur modo solito dotainis de Nocte et offìcialibus Publicorum quod inquirant de contrafa-cientibus et penas exigant habendo partem ut de ali is sui offici Et non possit predictis fieri gratia ullo modo sub pena libr. L pro quolibet ponente vel contrafa-ciente partem in contrarium » (Capit. c. 40).