154 MARCO CORNARO dubbio che qui si parla di S. Antonio, ora Giardini pubblici) fino a S. Andrea di Zirada (presso i Tolen-tini) di chiuderle e di trasportarle altrove lontano (ad alia loca que sunt remota) dal Canal Grande ; e ai rivenditori di vino, di cessare il commercio eh’ essi facevano sopra zattere nello stesso canale, al Ponte della Paglia ed in altri siti, tranne a S. Basilio e in Barbaria (apud S. Basilium et super palude in Barbaria). Ma subito dopo il 23 dicembre s’ accontentavano che davanti alle botteghe e ai magazzini di legname non si tenessero zattere, nè si slegasse e lavasse la legna e non si tenessero depositi sulle fondamente o davanti alle botteghe (Arch. Sta. Ven., Sen. Terra, reg. 4, c. 54 e 60). Non sono soli gli ordini dati al Corner, al Malombra e ad altri di togliere i depositi di terra lasciata nel canale davanti ai loro palazzi, che attestano la cura del governo per la manutenzione lagunare. Ad esempio, il 22 luglio 1461 si ordinava ad Iacopo Bembo di esportare dall’ imboccatura del canale che dalla Ca’ di Dio va a S. Martino, gli avanzi di una sua nave bruciata (Arch. Sta. Ven., Not. Coll., reg. XVIII, c. 32»). E si favorivano le scoperte che miravano a facilitare 1’ opera degli scavi. Nel 1456 si rinnovava all’ ingegnere Antonio di Francia, quello al quale nel 1455 s’ era affidato il transito di Fusina, un privilegio due volte decennale « per spatium 20 annorum » per uno cavacanali. E il 22 maggio 1461 si concedeva al noto Angelo Sambo, per 10 anni, un eguale privilegio per un congegno consimile (Arch. Sta. Ven., Not. Coll., reg. XVIII, c. 30; Gallicioli, op. cit., libr. 1, n. 33). Nel Notatorio Collegio, poi, trovansi ad ogni pie’ sospinto, concessioni di scavi di rii, cura che spesso era lasciata agli abitanti della contrada, come avvenne per il rio di S. Stino 1’ otto ottobre 1461 (Arch. Sta. Ven,, Not. Coll., reg. XVIII, c. 43), mentre generalmente v’attendevano i giudici del Piovego. Ma il 20 marzo 1462 emanavasi una deliberazione, che, rispetto alle altre, può considerarsi veramante importantissima e solenne per la vastità del programma eh’ essa contiene. In causa della generale abituale negligenza, il Canal Grande (se ramo d’ un grande fiume, non certo della Brenta ; ma probabilmente estuario di più corsi, dei corsi esistenti fra il fiume di S. Il ario e il Botte-nigo) il Canal Grande, dico, ebbe fino a tardi, molto tardi, bisogno di frequenti scavi. Il Trevisan ricorda le deliberazioni di scavo del 1320 e del 1402 (opera citata, p. 73) ; il Gallicioli quella del 1320 (op. cit., lib. I, n. 200 e 230) ; lo Zendrini quella del 1320 desumendola dal Trevisan e quella del 1423 (Zendrini, op. cit., voi. I, p. 87) ; il Tassini dice che varie volte fu scavato, ma senza però aPP°gg'are la sua asserzione ed alcun documento (op. cit., p. 354). Nella deliberazione del 19 luglio 1423 se ne ri- corda una dell’ ultimo maggio 1389, cui anzi si rimanda ad attingervi le norme sia per il trasporto della terra scavata (doveva essere trasportata sul lido di S. Nicolò) sia per ritrovare il danaro occorrente (Arch. Sta. Ven., Sen. Misti, reg. 54, c. 133‘). In un decreto del 14 novembre 1460 si accenna ad un allro, che la precedette. Ecco come si esprimono in tale decreto : « E1 fo prexo per questo Conseio chel se dovesse chavar el chanal quando chomo apar per la parte lecta e che simel bona opera non se possi far per non saver dove la nostra Signoria, che de pagar el quarto, donde se debi trar quelli danari L’ andarà parte che i fiti de le botege che sono suso el ponte de Rialto siano obligadi al oficio di piovegi azo se possi pagar quel quarto aspeti ala nostra Signoria et che subito i dagi principio chome e prexo e questo dura fina la dieta cha-vation sia in tuto complida. De parte 93, de non 21, non sinc. 2» (Arch. Sta. Ven., Sen. Terra, reg. 4, c. 158). Non si fece però nulla ancora e poiché il danno era veramente grande e generale e grande e generale era pure il lamento nella città, il 9 marzo 1462, i Savi del Consiglio e i Savi di Terraferma ordinavano la convocazione del Collegio per decidere in proposito con le seguenti parole : « Lè notorio a ciaschaduna persona quanto questa nostra Cità de Rialto è amonida dentro et simelmente de fuori in circuito e dì per dì se amonisse più in modo che non se fazando solenne provision chon di-ligentia et chura in brieve spacio di tempo tuto sara munito et occupato E pero quanto da presiar el sia che questo non intravegna ognuno intende L’ andarà parte che luni dì proxìmo el se debia venir a questo conseio e tufi quelli del collegio i quali po meter parte sia tegnudi de meter parte si chomo i parera zercha la dieta materia soto pena de Lire cento a zascadun da esser scosse per i avogadori de chomun soto debito de sagramento. De parte 124, de non 1, non sinc. o » (Arch. Sta. Ven,, Sen. Terra, reg. 5, c. i‘). E finalmente il 20 marzo prendevasi la deliberazione, che qui riporto integralmente, perchè è la più completa del genere e perchè serve ad illustrare le parole del nostro Cornaro. 1462 - 20 marzo (dux, consiliarii, cap de XLta, sap. cons., sap. terrefirme). I nostri progenitori de tempo in tempo ha sempre vigilado ala bona conservation de questa nostra Cita in far chavar i canali dove e sta necessario e a questo e sta messo gran vigilantia e solicitudine. E conzosia cossa che questa nostra cita sia extremamente atterada e principalmente el nostro Chanal Grande dal ponte de la paia descorando per quello fin a sancta Chiara de Veniexia E per simel el nostro canal de la Zudecha driedo la ponta da la Sai sia ordenado e per auctorita de questo conseio prexo che sia cavado cum i modi e ordeni qui soto notadi. Sia dado immediate principio a chavar dal ponte