SCRITTURA II 135 • E1 testamento del dicto fo facto del 908 ». Adonque chiaramente è provado la dieta incision de Brenta quanto mal l’ha facto dal M C XXX Lo prova per una transmutatione fece miser Anzolo e lustinian, pare e fio, tuti doi doxi de Venesia, per le qual loro cambia el monasterio de san Sorbolo 3 cum el monestier de san Illario, in el qual luogo de Sancto Illario tuti doi sono sepulti4, i qual dechiara per i confini dele sue valle, le qual loro donoreno al dicto monestier, come appar per la donation fecero i dicti, come se può veder nel libro di Pacti in carte 38, per la qual donation quelli dechiara come a torno dicto monestier, per tuto almen quello ha descorso per aqua salsa mia tre ; che chiaramente se intende che San Bruson era el primo luogo de terra ferma a preso el dicto monastier 5. riano (Bellemo, op. cit., p. 122 e seg. ; Marzemin, op. cit,, pa. I, p. 120 n.a). Francamente così poco non ci sembra che basti a toglier ogni valore a delle testimonianze citate da un uomo, che in fatto d’ indagine e d’interpretazione critica era maestro. Occorre giustificare una tale negazione. È certo che il Gloria più che sui due doc. del 980 e 992 s’ appoggiò su quello del 972. Infatti egli dovette ben sospettare che le espressioni : « Infra flu-vium quod dicitur Plavis, aliud flumen quod Brenta nominatur » del 980, e « In comitatu tarvisiano____ in utraque ripa Brente » del 992 non avrebbero potuto aver molta importanza per provare il decorso della Brenta per Oriago fra gli studiosi di questo lembo d’Italia, essendo notissimo ad essi che « fino al sec. XII » (adopero parole dell’AzzoNi, Considerazioni ecc., p. 53) il contado trevisano « molta parte occupava del moderno basso padovano, cioè tutto il Saccese, giungendo fino a Chioggia ». Il Gloria stesso afferma ciò nel suo Codice Diplom. dal'sec. sesto a tutto l’undecimo, p. XXIII. Il doc. del 972 invece contiene una indicazione precisa ; « In comitatu Tarvisiano, in loco qui dicitur Chunio, qui situs est prope litus Brente ». Or bene, il Gloria, che pur conveniva col Brunacci doversi vedere nell’Aurilia di questo doc. Loreggia presso Campo S. Piero e non Oriago, troppo memore d’altri doc. in cui un Chunio figura presso Oriago e S. Bruson, dimentico od ignaro che l’Azzoni aveva già stabilito trattarsi di Cunio o Cona presso Godego, fra Bassano e Cittadella (Azzoni, op. cit., p. 49) credette trattarsi di quello, non di questo, ed affermò in buona fede ciò che non poteva affermare. Questo quanto al ramo di Oriago, quanto al ramo Dolo - San Bruson - Lugo osserveremo al Gloria eh’ egli è in contraddizione allorché ammette i tre corsi d’ acqua dopo il 589 e non li vuol ammettere prima come impossibili ; al Gloria e al Marzemin che se fosse esistito o povero o ricco d’ acque 1’ alveo Dolo - San Bruson - Lugo, la Piovigella non sarebbe stata necessaria, ed infine che i doc. del tempo non nominano che Brente secche in cosifatti luoghi ed anche tardi, nel 1199 e nel 1374: nel 1199 quella di Camponogara, cioè il Medoacus maior, nel 1374 quella di Mira-Curano, cioè il diversivo dei monaci di S. Ilario (Gennari, op. cit., pp. 58 e 59). Dunque i doc. dei Partecipazi del 819 e del 829 restano, come pensò il Cornalo, doc. principi, testimonianze fondamentali in proposito. Intorno al 1000 non esistevano nè la Brenta di S. Bruson-Lugo, nè quella di Oriago (Ved. anche Bellemo, op. cit., p. 127). 1 La data è errata, il testamento è dell’ anno 829. 2 Ved. p. 123 n. 1. 3 San Servolo, cioè San Servilio. I V. Parte I, p. 77 n. 1. 5 Con questo doc. dell’819, Agnello e Giustiniano Partecipazio, dogi di Venezia, donarono a Giovanni, abate di S. Servolo, la chiesa di S. Ilario col territorio spettante ad essa, perchè vi trasportasse il suo numeroso cenobio, lungi dalla sterile, angusta isola di S. Servilio, fuori della giurisdizione del vescovo di Olivolo e del patriarca di Grado e dell’ autorità dei gastaldi ducali. II Gloria lo pubblicò per intero nel suo Cod. Dipi. p. 6-9, togliendolo da una copia del sec. XIV nel Cat. di S. Gregorio, Lib. VI, c. 10, nell’Archivio di Stato in Venezia e annotando le varianti della copia del sec. XIV nel Libro dei Pacta I, c. 38 dell’ Arch. sopraddetto. Riporto il brano dei confini del territorio assegnato all’ abazia : « capellam quondam in honorem beati yllarii confessoris Christi super flumine qui dicitur Une ad iura proprietatis nostre... cum suis ter-ritoriis, finibus ac terminibus, cum omnibus appendiciis vel adjacentiis suis quod est super totum circumdatis lateribus. id est a flumine qui dicitur Clarino (Tergola?) percurente usque in canale qui dicitur Gambararia, et inde in fossa que dicitur Ruga, ac deinde in canale de Luva percurente in Seuco (Sioco) et usque in paludibus aquis salsis ». (questo a occidente) Lez. dei Pacta : " Clarino percurrente in canale quod dicitur Gambararia descendente in canale de Luva ac deinde in Seuco et usque in paludibus aquis salsis ». Similiter a predicto flumine Clarino descendente