io8 MARCO CORNARO verso Venesia, che i Zudei dise verso de Christo, che fo : « Alios salvos fecit se ipsum non potest salvum facere, idest non vult facere ». 1 Questa è stata una narration quanto per le cose passate a ciò che cadauno le-gendo possa intender quelle. 1 contrari, che hano a condur questa Citade in canedo, i dirò prima2; e poi le provision de prolungar alquanto la vita s. Che dio me dia gratia che luto possa dir come io sento nel cuor 4. cati duxento da fir pagadi avanti che le sia messa over ballotada da fir scossi per i avogadori da Comun. De parte in, de non 17, non sinc. 11 (Arch. Sta. Ven., Sen. Terra, reg. 5, c. 7). Si cercò di racimolare denaro dovunque e in qualunque modo, ed il 17 sett. vi si destinarono le multe di tre città : Padova, Treviso, Verona. Fra le ragioni principali della lentezza con cui Venezia nel Quattrocento procedette nei lavori idraulici da essa progettati per salvare le sue lagune, va posta senza dubbio anche la deficienza dei mezzi necessari. Il 4 febbraio 1453 si diceva esplicitamente « quia... et etiam denarii necessarii non possunt amplius haberi ab officio salis (uno dei principali organi finanziari della Repubblica) propter provisiones guerre » (Arch. Sta. Ven., Sen. Terra, reg. 3, c. 99), Senza dubbio, non solo la incertezza fra i pareri dei tecnici e 1’ esitazione dinanzi agl’ interessi privati, furono d’ impedimento ad una sollecita attuazione dei progetti deliberati, ma anche lo stato di guerra, in cui Venezia trovossi senza respiro quasi, per lungo tempo, minacciata e stretta dall’ambizione del Visconti e dello Sforza da una parte e dalla prepotenza dei Turchi dall’altra. Questo stato di guerra le assorbiva quasi tutte le sue entrate per ingaggiar armi ed armati (i migliori capitani di ventura cercò per sè) e le lasciava poi ben pochi avanzi. Per ciò le stasi dei lavori idraulici coincidono sempre con la recrudescenza delle ostilità, per ciò negli stremati riposi si andò sempre innanzi a rilento, ricorrendo a mille ripieghi. A forza di fare però, il 9 sett. del 1463, della nuova diversione della Corbola rimanevano soltanto sessanta passi circa, per cui si riteneva che avrebbero dovuto bastare ormai da cinquecento a seicento ducati ; si regolavano i conti coi Valier per i danni subiti nei molini, liquidando loro, fino a che non fosse stata terminata 1’ opera del tutto e costrutta la relativa palata, ducento ducati all’ anno ; e il 17 Giugno 1464 si ordinava- ai Provveditori sulle acque di recarsi a fare un sopraluogo : « vedano i provveditori sopra le acque se Angelo Sambo ha fatto quel lavoro della Corbola, che gli fu affidato ». (Arch. Sta. Ven., Sen. Terra, reg. 5 c. 18, 50, 82). Molto probabilmente il grande lavoro di scavo del canale era compiuto e questa visita veniva ordinata per rilevare ufficialmente se 1’ imprenditore l’aveva eseguito secondo il progetto ed i patti. Se si dovesse stare alla deposizione .fatta dai figli del Sambo nel 1505 dinanzi al Magistrato delle Acque, secondo la quale egli, « circa anni L » prima, avrebbe fatto « P arzere de Lizzafusina verso Volpadego » e « da poi per cerca ani XV.... la Corbola » si dovrebbe risalire al 1445 col primo lavoro e scendere al 1470 col secondo ; ma è evidente che i figli si riferivano a lontani ricordi uditi dal padre, non ben precisi, tant’e vero che adoperarono la parola «circa » in entrambi i casi, e che per ciò a tali date bisogna attribuire soltanto un valore relativo. Infatti, quanto all’argine Fusina-Vol-pego, esso era finito nel 1454, anzi nel 1455 anche quello Fusina - Bottenigo era stato protratto fino a S. Giuliano ; e, quanto allo scavo della Corbola, esso doveva essere terminato fra il 1464 e il 1466, perchè in quest’ anno il Sambo passava a lavorare fra Piave e Livenza nello scavo del Canal d’Arco. In quella deposizione, invece, hanno un valore assoluto le seguenti affermazioni : quando « el ditto mio padre fece la Corbola.... Fossa mala che ora è averta butava fora la Brenta in aqua salsa ; passata ditta Corbola, se atrovava un canal che andava a Poia, (Poveglia), el qual dapoi serata Fossa mala, la Brenta andò per certi anni fora per ditto canal, et dove che li canedi cressette grossamente, fo’ provisto de serrar ditto canale, perchè li canali ingrossava et io el feci serrar, et la Brenta che andava per ditto canal, scorse per canal, Li-tregan in canal Fixolo, che va al porto de Mala-mocho al presente », (V. Appendice al Canal d’Arco e Zendrini, op. cit. volume I, p. 156-157). Queste affermazioni stanno a provare che, come la prima, anche la seconda diversione della Corbola rimase incompleta, per non aver fatto tutte la chiusure necessarie di fronte alla laguna, e che essa ebbe il suo compimento vero nei quarant’ anni che intercorsero fra il 1465 e il 1505. 1 Math. 27 v. 42 e Marc. 15 v. 31. L’aggiunta « idest non vult facere » è illustrazione del testo. 2 Nella Par. Ili, parlando dell’estensione dell’antica laguna, parla della sua restrizione causata principalmente dai fiumi. Nella Par. IV, parlando dell’ antico corso della Brenta, parla dei particolari danni causati da essa. Ma dov’ egli si trattiene di proposito su cosifatti « contrari » è nella Par. V e VII. 3 Alcune di queste « provision », le più importanti, il piano completo di diversione dei fiumi, sono da lui esposte nella Par. VI. 4 Come sappiamo, il suo voto non fu esaudito (V. Prefaz. - Opere p. 24).