68 SCRITTURA I - APPENDICE Egli si obbligava a scavare e a mantenere sgombro il Canal d’ Arco e quello di Largon e la continuazione del Canal d’ Arco fino a S. Croce, ingresso nella Livenza, con piedi tre di fondo nel termine di mesi due, conservazione della casa d’abitazione e dell’ osteria per ducati 300 una volta tanto al termine dei dne mesi, entro i quali lo scavo doveva essere eseguito, e col salario mensile di ducati 10, che gli sarebbe stato assegnato sopra il fitto della valle di Jesolo. Siccome poi maestro Dionisio si assumeva maggiori obblighi che qualunque altro dei suoi predecessori, sollevando il Comune veneziano di grandi e continue spese (palizzate, arginature congegni), gli si concedeva il pedaggio che questa volta troviamo esplicitamente sanzionato : « per ogni burchio et burchiello o sia piata de ogni sorta soldi IIII0 zoè quattro, per ogni grippo 1 et barcha falcada ed ogni sorta soldi IIII0 zoe quatro, per ogni gondolla e de ogni barca picola simelmente soldi II zoè do » 2. Costosa molto e molto laboriosa doveva essere certo la manutenzione di questo canale rara, egli allestiva un grande ponte per il passaggio dell’ esercito veneziano, attraverso il Po, a Lagoscuro, di cui cosi parla il Sanudo : « in Venezia nell’Arse-nale furono fabbricati due ponti di tavole sopra bur-chielle, e poi uno grande in venti giorni ne fu fatto per Dionisio Ingegnere. Questo fu bellissimo, sopra ventitré burchioni con tavole conficcate, lungo passi 410, potendosi separar uno dall’altro burchio per essere incatenati ; ed alla fine per ogni banda evvi un ponte levator, e cadauno può navigar con 1’ albero a vela. Perchè poi nell’andar sopra non fosse usato dalli nemici, furon date due bombarde per uno ; e questo ponte così degno in pochi giorni fu costrutto ; e dirò come disse un certo, Venetiis omnia suppetunt, ut nullum magnum opus sit, quod brevi spatio perfici nno possit. Nel giorno sesto di Novembre adunque fu mandato questo ponte disfatto per la bocca delle Fornaci ai nostri, e fu fatto capitano Domenico Trevisan » (Mar. Sanudo, Commentarti della Guerra dì Ferrara, Venezia, Picotti, 1829, lib. I, p. 50). Nel 1483 Dionisio costruiva a Strà, alla confluenza del Piovego con la Brenta, a tutte sue spese, ottenendone il privilegio per se e i suoi eredi, un edificio per frenarne e regolarne le acque, cioè un vero sostegno a conca, uno dei primi, di cui rimanga memoria (Zen-drini, Leggi ecc. deile acque correnti, Venezia, Pasquali, 1741 p. 356. Cito tale lavoro una volta sola, a questo punto. Lecchi, Trattato dei canali navigabili in Biblioteca scelta, Milano, Silvestri, 1824 p. 14). A Strà, la Brenta, cadendo da una certa altezza era di grave impedimento alla navigazione, le barche erano costrette a scaricare ogni cosa, ad esser tirate con un argano, correndo grande pericolo di affondare (La Fontaine, op. cit., p. 12). Nel 1488 andava con Angelo Emiliani a fortificar Feltrè, la cui importanza strategica e la cui debolezza si erano rivelate durante la recente guerra venetoaustriaca. Il decreto dice che egli ne tracciò il disegno dalle note fatte in margine ad esso decreto si desume che il lavoro durò almeno fino al 1490 (Arch. St. Ven., Sen. Terra, reg. io, c. 125*). Nel 1490 gli veniva affidato lo scavo e la manu- tenzione del Canal d’Arco, che lasciava ai suoi eredi insieme col congegno di Strà. Sembra che la sua morte si deva fissare nel 1497 (Arch. St. Ven., Maggior Consiglio, registro Stella, c. i47‘). Anch’egli come altri fu giudicato in diverso modo. Non c’ è da far le meraviglie che ciò avvenisse in una materia così difficile e tanto controversa, coni’ era allora l’idraulica. Il Nostro giudicava inesperto un maestro Salomone ebreo, che il Senato apprezzava assai (V. Scritt. II, par. II) e Alvise Cornaro, il celebre autore di « Vita Sobria», parlava del Sabbadino «come di persona.... non.... perita in le cose delle acque » (Molmenti, Prefaz. alla Vita Sobria, Milano, Treves, 1905, p. XXXVII). V’è del 1491 un doc. in cui si dichiara dai Savi di Terraferma che dall’ opera di Strà non si ritraeva alcuna utilità e in cui si propone che la repubblica, avendo assunto al suo servizio tre espertissimi ingegneri, tolga al viterbese la piovisione mensile di due. sedici (Arch. Sta. Ven., Sen. Terra, reg. 11, c. 86*); ma il lavoro sussisteva ancora tale e quale nel i5o2, tenuto dai Bernardo, ai quali il fratello Pier Domenico l’aveva ceduto, anzi se ne dichiarava necessaria la conservazione « pio comuni beneficio » (Arch. Sta. Ven., Noi. Collegio, reg. 23, c. 73*). E il Canal d’Arco fu revocato non a lui, ma ai suoi eredi e poi, come' sappiamo, esso canale aveva dei vizii d’ origine. Comunque, certo si é che Marin Sanudo lo chiamò « mirabile architecto», come Ambrogio Spannocchi lo aveva chiamato « homo d’ alto ingegno et mirabile » e che la. sua elezione ad ingegnere della Repubblica nel 1482 era avvenuta a pieni voti. 1 II grippo è una specie di nave (V, Dufresne e Du-Cange). 3 I patti con Dionisio da Viterbo trovansi riportati dopo quelli con Alvise Zuccarini del 20 nov. 1499 e portano la data 24 ott. 1499, ma è evidente che si tratta di un errore. L’ alterazione poi, evidentissima, del o in 9, fatta per ignoranza o per leggerezza da mano posteriore, sta a provarlo ancor meglio.