16 PREFAZIONE eredi < i monti del territorio di Serra valle, de Cividal de Bellun e de Chadoure » con la condizione che altri non potessero « chavar ne far chavar alguna vena di metallo nei ditti luoghi senza licencia soa » ; offriva in cambio di versare allo Stato il decimo di quanto estraeva. Il Senato, presa in esame la sua domanda, gli elargiva un tale privilegio per dieci anni alle condizioni che aveva fatte a Marino Memo di Nicolò ; e poco dopo (29 sett. 1452) permettevagli anche di prendersi dei soci. Ben volentieri ; perchè convinto che dovevasi incoraggiare in ogni modo un’ opera, la quale mirava a ritrovare nelle sue terre qualche vena o miniera d’oro e d’argento o d’altri metalli, qualche nuova fonte di ricchezza. « Sit facienda, dicevasi in Senato, omnis experientia quod in terris nostris detur principium dicto operi, ut inveniatur si fieri poterit aliqua vena sive minera auri et argenti vel ali'orum metalorum 1 ». Nel 1455 il Cornaro era fatto Giudice delle Petizioni ; nel 1457 richiamato allo studio della Brenta e quindi nominato Savio alle Acque 2. In questa occasione egli che, diversamente dalla maggioranza, tenera degl’ interessi privati, s’ispirava al buon senso ed al supremo bene dello Stato, propose una più alta diversione, quella di Strà ; ma il suo progetto allora non poteva e non fu trovato realizzabile da alcuno. Non si scoraggiò. Destinato nel 1459 a vigilare sui grandi lavori concretati per rendere, come si credeva da quasi tutti, non da lui, maggiormente efficace la diversione della Brenta : il trasporto di essa a sfociare ancora più in là, in canal Fisolo ; la chiusura di tutte le bocche fronteggianti Venezia da questo canale a S. Giuliano; la conduttura in Brenta, a Fusina, per la via del Melegone, di tutte le acque di Mirano (Musone o Bot-tenigo e minori), ottenne che gli venisse affidata la direzione di questa conduttura, eh’ entrava nei suoi progetti subordinatamente alla diversione della Brenta a Strà ; e s’accinse a stendere la II Scrittura, evidentemente composta per dimostrare l’errore, in cui persistevano i suoi concittadini, e la ragionevolezza dell’alta diversione da lui proposta. Nel 1460 il nostro Cornaro dovette soffrire un’altra contrarietà, nella impresa mineraria. 11 periodo decennale pattuito nel suo privilegio stava per scadere, quando « per persuasion et conforti de uno.... fidelissimo servidor » della Repubblica si presentava «un maistro da chavar vene de metali » un certo tedesco, Tommaso Prifeger (fra i tedeschi era da tempo in onore l’arte mineraria) con fama di grande esperienza e con offerta di buoni patti. Domandava che fosse concesso a lui e a dodici suoi compagni licenza di scavo, e dal canto suo s’impegnava di pagare per i primi dieci anni < la decima de tuti i metali a mexura de la vena », di procedere alla fusione, purché ne lo avessero rimborsato 1 G. Pavanello, Note sul/' industria mineraria 2 Arch. Sta. Ven., Segr. alle Voci, reg. 4 c. 7 nella Repubblica Veneta (sec. XV), in Ateneo Veneto (13). Scrittura II. voi. I. fase. 3, 1915