SCRITTURA I. 43 la Segnoria sora el fiume del Ceson a ciò che dieta aqua habia cason de tuor la volta del Medolo, la qual rosta, secundo come se dice, è stada rota più fiade per quelli sta sul molin de la badia de Pero ». I qual inzegneri tuti da cordo determinà che vogliando conzar el fiume del Medolo sì chel se possa navigar e redur le diete aque a soi leti usadi a ciò le vada al Medolo 2, quelli determina che opere X” e 1. 100 debia conzar dicto fiume del Medolo. Item è stado visto una fossa se chiama el Valio «, atorno la qual è infiniti boschi e grandissima quantitade de legne da fuogo e da nave e galie, la qual secundo el dicto de Bocca di Paralovo, un quarto delle acque della Piavi-cella scese per il Zenson superiore in Meolo, tre quarti scese per questo canale a muover la Sega. Di sotto ad essa i da Mula potevano condursi al Zenson inferiore quest’ acqua per muovere i loro molini. 1 Trovasi conferma di questa notizia in un doc.t0 del 29 marzo 1455. In esso si legge' che il monastero del Pero aveva dal fiume Zenson, di sotto della Bocca di Paralovo, a S. Andrea di Barbarana, « unam postam mo-lendini » con trentasei campi di terra, che s’ affittavano per tre, sette e anche dieci staia di frumento, quando il fiume aveva acqua, ma quando non ne aveva « quando ipsa aqua tollitur » non si poteva trarne più di tre (Arch. St. Ven., Sen. Terra, reg. 3, c. 149*). Si capisce che i conduttori ed i monaci cercavano di tirar 1’ acqua al Zenson per il loro molino ; la Signoria invece, al Meolo, per la navigazione ed il trasporto della legna. 1 « Vogliando conzar el Medolo si chel se possa navigar e redur le diete aque a soi leti usadi a ciò le vada al Medolo ». Queste alterazioni, adoperiamo le sue stesse parole, sono due : I « Che per esser averto el fiume del Ceson quasi tutta 1’ aqua del Medolo corre per quello e che quello bisogna serare conzar la Piavesella », la qual cosa egli altrove spiega meglio così : « una seraglia fece far la Segnoria sora al fiume del Ceson a ciò che dieta aqua habia cason de tuor la volta del Medolo, la qual rosta è stada rota più fiade per quelli sta sul molin de la badia de Pero », II « la fossa de la Piavesella... è aterrada per esser sta tolta la soa aqua e quella messa ad un molin a Siega », che trova illustrazione in quest’altre parole sue : « La qual Siega e molin fo comprado per la no-sta Segnoria per poder condur la sua aqua in la Fossa nova o Piavesella ». 3 II Vallio nasce a Pero, all’ altezza della Callalta, sopra S. Biagio, s’accosta al Meolo con cui procede fianco a fianco per un certo tratto, poi se ne allontana con una brusca angolatura di 90° per andare a congiungersi col Valliol di S. Biagio. Congiuntosi con esso torna a fare un’ eguale angolatura (queste angolature, come quelle del Meolo sarebbero, in mancanza di documenti, testimonianze evidenti d’ alterazioni artificiali) per riprendere la primitiva sua direzione natu- rale. Procede cosi parallelo, ma non più d’ accosto, bensì lontano dal Meolo, passa per I’ antica pieve di Vallio fra i boschi di Ca’ Tron e la Martellia antico bosco ezzeliniano ora sparito (G. Pavanello, Aitino ecc. p. 109 e sg.) ed entra, come il Meolo, nella Fossetta, che tagliando i due corsi ad angolo retto, ne trasporta la massa principale delle acque in Sile a Porte Grandi, accorciando cosi la via di Venezia. In origine il corso superiore del Vallio non era 1’ attuale, ma il Valliol di S. Biagio. Il Cornaro scrive subito dopo che era una fossa, la quale secondo quanto dicevan molti, « si soleva navigar per fina sora la Calalta » (per il sopraddetto tronco del Valliol) e che un contadino, certo Dainese, suggeriva « de dar aqua al dicto Valio per la via del Medolo over Pero, facendosse una cava... dal Pero al Valio » Or bene dai doc.H dell’Abazia si rileva che un fiumicello detto Pero entrava nel Meolo nel punto del loro con-giungimento alla prima angolatura e che nel 1492 i Valier ruppero 1’ argine del Meolo sotto questo punto per condurne 1’ acque in Vallio affine di far muovere i loro molini, lasciando così senz’aque il Meolo e l’abazia. Quest’ opera1 fu dalla Signoria condannata « cum fratura illa aggeris Meoli circa os fluminis Piri causa sit evancuationis Meoli... ita ut per ipsum navigari non possit » ; essa dichiarò solennemente che il Meolo non doveva entrare in Vallio e non c’ entrò nè allora nè mai, ma vi entrò il suo afluente il Pero, onde il decorso attuale. (Arch. Aba. Monast., Carte antiche concernenti li beni di S. Maria del Pero, dal 1333 in poi busta 19, c.e 3 e 6). Il corso medio è 1’ antico, infatti bagna ora, come in antico la pieve di Vallio, esistente nel 1000. Il corso inferiore è invece come il superiore assai diverso. Lasciando da parte il tracciato non remoto, per cui venne condotto direttamente in Fossetta più verso il Meolo che verso il Sile, vediamo nella carta del Sabbadino che esso, giunto sotto Meolo, fa un angolo di 90“ e si scarica in Sile, ma che di fronte al- 1’ angolatura suddetta comincia il Lanzone, il quale va a finire nel Meolo alquanto sotto la Fossetta. É evidente che il Lanzone è un ramo avulso del Vallio e che la diversione di questo fiume in Sile fu fatta per comodo della navigazione con Venezia. Questo fiume Vallio deriva senza dubbio il suo nome da Valle o terreno basso, vallivo perchè di formazione alluvionale