SCRITTURA II 77 era la richa et ndbil Abbatia de sancto lllario et Benedecto, in nel qual luocho è sepulto cinque doxi de Venezia et molti procuratori et dignissimi zentilhomini de Venezia, come se puoi veder per le sepulture messe in dicto luoco l. Ne le qual tute chiesie se laudava et benediceva ldio, de le qual chiesie et luochi nominati sono andati a ruina i quatro quinti, in modo che altre sono sta porta via le piere e collone per fina ali fondamenti2 et altre ruinade in modo che non ce habita persona alcuna, et contra la voluntade de quelli quelle hedifìcorono aciò fusse pregato ldio per le aneme sue. Donde sia processo questo stato è per le aque dolce che hano quelle messe in canedo et hano facto mal aere in modo che quelle sono deshabitate, corno credo et parmi esser certo che presto habia a intravegnir questo medemo de Venesia, se la divina Providentia a quella non proveda. Ma a mi parmi esser certo che intelleto humano quella non possa aiutar che la non vada in canedo ita et taliter.che quella se convegna deshabitar, come è intravegnudo de Giesolo et Cità Nova, apelada Rechiana, Lio Mazor et Mani. Ma ben cum remedi se puoi sovegnir questa gloriosa citade che così presto non vegnirà tanta desgratia, corno ho dito, et cum remedii, dirò qui soto, i quali haverà a prolongar la vita a questa inferma. La qual puoi dire quelle parole che disse el pro-pheta in persona de Christo : « non est sanitas in carne mea »3, come se puoi veder chiaramente et maxime chi hano information de le cose passate, et etiam per le presente se pono intender le future. Et avanti chio venga a le rason de essa dissolution et ale gnata con le terre e le valli circostanti ad una parte dei servi fedeli del doge Pietro Tradonico (all’ altra fu assegnata Fine nella laguna di Eraclea) (Romanin, op. cit., voi. I, p. 187 ; Monticolo, La Cronaca del di ac. Giovanni ecc., p. 79 e 80). « Ebbe nel suo circuito un Castello.... una numerosa quantità d’abitanti, come si vede nella sotto- scrizione di certe transazioni seguite del 976...... un particolare Rettore ; e nella guerra di Chioggia era tansata ad armar tante barche, quante.... Murano » (Trevisan, op. cit., p. 52). Di Malamocco è inutile far parola, essendo le sue vicende troppo note. 1 L’ abbazia di S. Ilario fu fondata uell’ anno 819 dall’ eracliano Agnello Paitecipazio, primo doge reaitino, per i monaci di S. Servilio ; ed il figliol suo, Giustiniano, pur doge, con testamento del 829 ordinava che gli edifici venissero condotti a termine con le pietre, eh’ egli possedeva in Equilio. « De petra que habemus in Equilo compleatur hedifficia: mona-sterii Sancti Ilarii ». Vi furono sepolti quattro dogi sicuramente, i due soprannominati, Pietro Candiano IV e Vitale Candiano, il quinto fu molto probabilmente Pietro Candiano III. Lo nega il Dandolo, ma lo affermano il Nostro e il Sañudo. L’ autorità del Nostro è grandissima, perchè egli attinse le sue notizie dai monaci di S. Ilario. Il cronista Trevisan vi fa sepolto anche Pietro Candiano II, ma è solo in tale affermazione. Questo centro religioso ed agricolo sofferse gravi danni per le acque (dal 1143 in poi)., per le armi dei Delesmanini e del dantesco Iacopo di S. Andrea (1214), degli Ezzelini (1242). L’ abate Fridiano, che fu poi vescovo di Cittanova, (Eraclea) ne ricostruì la chiesa nel 1306. Durante le guerre fra Venezia e i Carraresi, combattute quasi senza interruzione dal 1373 al 1405, le terre del monastero ne diventarono il teatro, ed i monaci a poco a poco abbandonarono questa seconda loro dimora per la terza costruitasi a S. Gregorio fin dall’ incursione di Iacopo di S. Andrea, Nel luogo dóv’ essa sorgeva, una bassa campagna solitaria, furono di recente fatti degli scavi, che ne misero a nudo degli avanzi interessantissimi, quei pochi, che i Carraresi lasciavano, perchè, secondo quanto narra il Sabellico, essi con le rovine della bella abazia costruivano la fortezza vicina (Trevisan, op. cit., p, 11. Tkmanza, op. cit. e G. Marzemin, Le Abazie dei SS. Ilario e Benedetto e di S. Gregorio in N.° Arch. Ven. N. S. 1912, To. XXIII, pa. I, PP- 96-162). 2 Queste depredazioni ci furono sempre e talvolta ebbero anche la sanzione di sacerdoti e governanti, come abbiamo veduto nelle note precedenti su Am-miana e su S. Ilario. Nel sec. XIII il Comune di Torcello si vede costretto a porre un freno alle depredazioni e nel 1424 rinnovò il divieto. In una ducale del 29 luglio 1429 del doge Foscari al podestà di Torcello, si legge che gli abitanti di Venezia e dell’ isole vicine,, come Murano, andavano a prendere i marmi e le pietre di Torcello per servirsene nel costruire e che il vescovo stava trattando la vendita delle colonne, marmi e campane della chiesa di S. Andrea. Nel 1441 si ripetè la proibizione con la minaccia di pene severissime (Battaglini, op. cit., p. 59). 3 Psalm. 37. v. 4. 6