8o MARCO CORNARO Per la qual cosa, intesso questo, miser Antonio Contarmi, el procurator, messe parte che la Brenta fusse serada a Lizafusina et havesse andar per la via 1’ andava », in modo chel suo lecto de la Taiadella se aterrò, per, modo che stentadamente la Brenta scoreva per dicto ramo de la Taiadella, che mete a San Marco de lama 2. primo, sopra Oriago, con la valle o fossa delle Asse, il secondo di rimpetto ad Oriàgo, con la fossa dei Malcontenti, 1’ una e 1’ altra già preesistenti, forse fin dal tempo di Frane, di Carrara (V. App. alla Parte IV e la carta del sigillo Padovano) : « Ex nunc ordi-netur quod illa fovea seu sboratoriuin quod est super Ordiacum per unum miliarium vel circa, eundo versus Paduam vocatum vallis seu fossa de le Asse a parte plebatus Sacci et alia fovea que vocatur la fossa di Malcontenti, que est ex opposito Ordiaci aperiri de-beant etc. » (Arch. St. Ven., Sen. Misti, reg. 58, c. 41, Savi Acque, Capit, n. 342, c. 38*). Con questi diversivi si sarebbe scaricata grande quantità d’ acque nelle valli di S. Ilario. Ma se la rotta di Oriago faceva gridar quelli di Mestre e specialmente il patrizio Morosini, anche per altre ragioni esasperatti (nel 1434 le fosse di Mestre erano interrate e rendevano il luogo malsano, nel 1435 esso era ridotto una palude dacché 1* acqua del Dese era stata fatta correr per le fosse di Mestre. Arch. Sta. Ven., Sen. Misti, reg. 59, c. 42», 113*, 114), i due diversivi progettati facevano protestare quelli di Piove di Sacco e lo stesso capitano di Padova, che dimostrò come tali opere avrebbero perduto le Gambarare, San Bruson e Campo Nogara. Sembra anzi che la fossa dei Malcontenti sia stata chiamata così per tali proteste, come pensa il Barcella. Però quant’ altro egli dice non è in tutto esatto, perchè non è vero che lo scavo fosse differito fino al 1444 (Barcella, Notizie sto. del Castello di Mestre, Ven. Poggi, 1S39 voi. I. pa. I, p 152, n.a 24;. Per ciò il 9 marzo e il 13 ott. 1431 si rinunziava alla prima e si dava mano allo scavo della seconda soltanto (Arch, Sta. Ven., Sen. Misti, reg. 58, c. 84 ; Savi Acque, Capit. n. 342, c. 38‘ e Zendrini op. cit., voi. I, p. 90 e seg.). Come si vede, nel 1431, a sei anni di distanza, non pensavasi quasi nemmeno più a riaprire la bocca di Fusina, ad eseguire cioè la parte presentata per consiglio del Foscari il 25 Giugno 1425. Nè c’ è bisogno di affannarsi ad architettar congetture, e tanto meno è permesso di elevar dei dubbi in proposito, come fece lo Zendrini (op. cit., voi. I, p. 91), perchè in proposito evvi un ordine preciso e chiaro del 13 Sett. 1436, che stabilisce di differirne l’esecuzione: « Cum 1425 fuerit'eaptum in hoc consilio aperiendi bucam lizefusine acceptis prius quibusdam signis aquarum in quibusdam locis. Et ab ilio tempore quo capta fuit pars predicta multa occursa sunt (peste 1427-8, guerra con Filippo Maria Visconti 1426..,..) differatur usque..... et interim non exequatur pars capta 1435, da correggere con 1425 (Arch. Sta. Ven., Sen. Misti, reg. 59, c. 175). Solo sul termine del 1436 1’ apertura era un fatto compiuto. Lo attesta un altro documento, anche questo ignorato dallo Zendrini, che perciò è costretto sempre a congetturare (voi. I, pag. 81). « Cum alias 1425 captum fuit aperiendi buccham Licefusine et dieta par postea nunquam fuerit executa quia fuit cognita perniciosissima universa huic civitati. Et cum consiliarii, qui anno preterito ad bancham se reperiebant prò executione illius partis iam annis XI, fecerint illam buccham aperire, secutum est id quod existimatum fuit quum sicut omnes de Venet. sentiunt quoddam novum genus febbrium et quedam incognite infirmitates in homines Venet. evenit...... Vadit pars quod bucca Lizafusine respectibus predictis clandatur. Lecta Consilio die XVIII februarii 1437 (1438) ; die XXIV martii ballottata - infra c. 69 - (Arch. Sta. Ven., Sen. Misti, reg. 60, c. 64). 1 II 24 marzo del 1437 questa proposta veniva presentata dal procuratore A. Contarini e dai Savi di Terraferma Tommaso Duodo e Gerolamo Contarini, ma con qualche variante e senza 1’ accenno storico dell’ apertura ; conteneva soltanto 1’ accenno alle malattie e la necessità della chiusura (Zendrini conobbe solo questa, che tolse dal Capitolar dei Savi, onde, come abbiamo veduto, fu costretto a congetturare sul tempo dell’ apertura). Ballottata, cioè posta in votazione, non fu approvata ; prevalse la proposta di Giovanni Pisani e di Andrea Bernardo, Savi di Terraferma pur essi, di aspettare ancora un poco e di far che gli ufficiali del Sale e del Cattavere prendessero di nuovo le livellazzioni e riferissero. Ma il 26 settembre 1438 Antonio Contarini tornava alla carica e la sua proposta di chiusura veniva approvata (Arch. Sta. Ven., Sen. Misti, reg. 60, c. 104 ; Zendrini, op. cit., voi. I, p. 93). Il 30 ottobre (1438) il lavoro veniva aggiudicato a maestro Anzolo Marangon, (Arch. Sta. Ven., Collegio del Sai, c. ioa, 54*) ; e così, proprio dopo due anni e mezzo circa, come il Cornaro affermò, la bocca di Fusina veniva di nuovo chiusa. In questa occasione per evitare l’inconveniente del lunghissimo giro veniva costruito il macchinario detto carro per il trasporto delle barche oltre l’argine (Ved. Parte IV). 2 San Marco de Lama o de Bocca Lama (alla foce del Lama) vedesi in tutte le vecchie carte all’ imboccatura del Volpadego o Volpego. La fondazione della chiesa ebbe luogo nel 1013 ; ma pare, stando al Trevisan, che fin dal 960 vi sorgesse un’ altra chiesa dedicata a