42 MARCO CORNARO Item havemo visto la fossa de la Piavesella, nominada Fossa Nuova la quale è aterrada per esser sta tolta la soa aqua e quella messa ad uno molin a siega de uno m.° Vido Ciroico da Treviso. La qual siega e molin fo comprado per la nostra Segnoria per poder condur la sua aqua in la Fossa Nova 2. Etiam è sta visto una seraglia fece far della Piavesella, che erano lasciati per muovere la Sega, ma al disotto di questa (Archivio Abazia Mo-nastier, A I). Anche il Monastero del Pero aveva dei molini sul Zenson, ma nel suo corso superiore. Che nel canale e nel nome di Zenson sieno da vedere le tracce tjell’ antica « ripa S. Zenonis » nominata nel Patto dogale con 1’ imp. Lotario nel 840, come il limite estremo, al quale potevano spingersi a far legna nel territorio italico gli Iesolani ? « Equi-lenses vero capulare debent in ripa S. Zenonis usque ad fossam Methamauci et Gentionis » la qual ripa poteva essere un argine e la « fossa Gentionis » (Ro-manin op. cit„ voi. I, p. 360) una delle tante fosse raccoglitrici d’ acque, che allora dovevano esser numerose, forse assai più d’ oggi. Si sa che gli Eracliani e i Caorlesi avevano il permesso di far legna per un’ estensione press’ a poco eguale. Zenson ebbe importanza anche nel medioevo, come castello, che poi per matrimonio passò nei Dolfin (Pavanello, Aitino ecc., p. 185). 1 Piavicelle o ramificazioni della Piave ce ne sono più d’ una, tanto sulla sua sinistra quanto sulla destra. Sulla sinistra ce n’ è una sola che porta un tal nome, quella, che si stacca allo sbocco della Piave dai colli di Conegliano e, correndole quasi sempre parallela per Tezze, per Tempio, entra nella Lia in territorio di S. Polo, certo l’antica via della Piave, quand’ essa correva per il Piavon. Ma probabilmente sono da considerarsi come vie antiche della Piave anche la Grassaga, la Bedoia e la Negrisia. Sulla destra ce ne sono tre. Quella di Pederobba, detta indifferentemente Pia-vicella o Brentella, che nella metà del Quattrocento venne regolata, più che scavata ex novo, per l’irrigazione dell’Alto Trevisano. Quella, che staccasi presso Nervesa, e, correndo ad angolo acuto con la Piave, entra nel Bottenigo di Treviso (l’antico Cagnano di Dante) e col Bottenigo subito dopo nel Sile. Di qui più volte scese la Piave verso Treviso, onde furono necessarii degli argini, che nel 1317 vennero sostituiti con un murazzo, rinnovato nel 1462 e nel 15°3> Per consiglio di frà Giocondo, contro il parere di Alessio Aleardi, che si contentava di un argine di sassi e di ghiaie, (Agnoletti, Treviso ecc. par. II, p. 662). E finalmente questa nostra. Questh nostra, secondo la carta militare, sembra nasca nei pressi di Maserada ; rivela nettamente il suo corso da Varago a Candelù, passa attraverso Saletto, di cui nel 1584, straripando, divideva il centro della frazione di S. Bortolo e nel 1600 eranvi tutt’ intorno impaludamenti, (Agnoletti, Treviso e le sue pievi, voi. II, .p. 797) e pare che entri in Piave a Fagarè. Essa corre parallelamente ed in mezzo alla Piave ed al Meolo, di cui, un tempo, col Zenson alimentava il corso. Il Cornaro dice che ai suoi tempi si chiamava pure Fossa nuova. Dopo la metà del Cinquecento, per accrescer la massa d’ acque del Meolo, anche questa Piavesella come il Zenson, venne condotta in esso, ma non del tutto come questo, bensì solo per una quarta parte, 1’ altre tre parti furono condotte a mover una certa Sega e, subordinatamente, per l’alveo del Zenson. a muover anche i molini dei Da Mula (Vedasi indietro). Anche per questo letto la Piave riversò spesso le sue acque. Nella « Provisio Lignorum ab igne » del 13 Giugno 1451 si dice: « cunzosia che la Piave da bon tempo in qua habia roto a una villa de Candelù per la qual rota cresando ogni puocho la dieta Piave, 1’ aqua de quela descore et affonda i boschi de Medolo, Valio e Sii cum pericolo che la dieta Piave torà la volta da Torcello cum periculo de questa nostra cità, come se vede per el canedo de la Brenta » (Arch. Sta. Vkn., Sen. Terra reg. 2. c. 195-196). Si temeva avvenisse ciò che anticamente era avvenuto, che la Piave corresse giù da queste parti, come tutti ammettono, pur quelli i quali non sono disposti ad ammettere un altro decorso nei tratti medio e superiore. Ed a proposito di ciò, anche verso la laguna noi troviamo una Piavicella. Il Vescovo Leonardo di Torcello nel 1180 donava al Capitolo della Chiesa madre di Torcello, fra altre, nominatamente « cert’ acqua posta fra Aitino e Torcello, la quale si stendeva dalla bocca del Dese sino al Zero, e dal. Zero al Rivo Maggiore, che era fra Torcello e S. Cataldo, e dal sopraddetto Rivo Maggiore fino alla Piavicella » (Azzoni, Considerazioni ecc., p. 245). 2 Questa « Siega o Molin » (il molino della Sega è nominato anche ne doc.t! dell’Abazia del Pero) e anche la derivazione d’. acqua che la faceva muovere si vedono nella carta del Sabadino. Trovavasi questo edificio su di un canale che si staccava dalla Piavicella, prima del suo congiungimento col Zenson e finiva in Piave. Questo canale è il Zensonato, che si stacca dalla Piavesella e si mescola ad un apparente ramo del Meolo, il quale si getta in Piave davanti a Salgareda col nome di Fossa. Come abbiamo veduto, dopo 1’ intestadura della