122 MARCO CORNARO La qual passava da Noventa, come ho dicto, e sboccava a Brondollo come provarò per uno instrumento autentico dacordo facto tra la Segnoria da Venesia e lo Abba de sancto lllario e la Comunitade de Padoa, come del MCXXX Padoani voltò parte de per un certo tratto (1’ ultimo) e per un certo tempo, come realmente avvenne. Il Bacchiglione, antico Retrone, da Vicenza, Lon-gare, Montegalda arrivava al Bassanello, di dove, in seguito al diluvio del 589, per il quale la Brenta abbandonò Padova con tutti e due i suoi rami (Medoaco maggiore e minore), esso veniva condotto all’ osservatorio astronomico e là immesso nei letti vuoti dei due Medoaci, ma subito fuori della città, presso le Porte Contarine, riunivasi di nuovo e, dopo aver proceduto breve tratto, fin verso la Porta Portello, nel letto del Medoaco minore, tornava per un letto artificiale nel proprio alveo, cioè nel Canale, che oggi dicesi di Roncajette e nel Medio Evo era detto Bacalon, Ba-caion ed anche Fiume vecchio (ved. il Sigillo carrarese). A Bovolenta, entrava nella Fossa Clodia, nella quale, più oltre si riuniva con la Brenta di destra (Medoaco minore) che dall’ altezza di Padova gli correva parallela come si esprime Venanzio Fortunato (Hinc tibi Brinta____ Retenone secundo) e più oltre ancora con l’Adige, uscendo insieme con tutti e due al porto di Edrone (da Retrone), ora porto di Chioggia. Vedremo nella nota successiva come e quando la Brenta di destra lasciò questa via. Il Bacchiglione fino al 1209, in cui venne aperto il canale Piovego da Padova a Strà, fu la sola via diretta di comunicazione da Padova al mare e il porto era al ponte di Fistomba (Genn., op. cit. ; Gloria, Studi intorno ai fiumi ecc. p. 185 : Codice dipi. cit. loc. cit. VINC. Bellemo, op. cit., p. 121). 1 II Cornaro ignorò che la Brenta avesse corso anche altrimenti e per due rami diversi fosse sboccata in mare. Tuttavia la sua ignoranza non guasta. Nel tempo, infatti, a cui egli si riferisce, cioè nel sec. XII, le cose stavano precisamente così, esisteva la sola Brenta di Chioggia. Ecco in breve quali furono le vicende di un tal fiume fino ai nostri giorni. Nei tempi romani, la Brenta dopo essersi separata in due rami a Friola sotto Bassano, riunivasi di nuovo in Padova. Uscito intero dalla porta Ognissanti, scorreva intero fino a mezzogiorno di Noventa, ma qui tornava ad aprirsi di nuovo in due bracci, dei quali 1’ uno, il sinistro, andava per Strà, Sanbruson, Lugo in laguna davanti a Malamocco (il Medoaco di Stra-bone e di Livio, il Major di Plinio, dell’ Itinerario Antonino e della Tavola Peutingeriana) e 1’ altro, il destro, per Camino, Saonara, Arzergrande, Vallonga, Rosara, quasi dirimpetto a Portosecco (il Minor di Plinio, dell’ Itin. Ant. e della Tavola Peuting.). Prima del 589 questo ramo destro avrebbe, secondo il Gloria, abbandonato il suo sbocco di Porto- secco, piegando, nei dintorni di Codevigo, il suo corso nel Bacchiglione, per correr con esso e con l’Adige nel letto della Fossa Clodia (Brentone) alla laguna di Brondolo, Così certo scorreva ai giorni di Venanzio Fortunato (a. 573). Per il diluvio del 589, che mutò il corso all’Adige, al Po, al Tevere, la Brenta s’allontanava da Padova, ed accorciando la sua strada da Curtarolo, scorreva per Noventa. E, o allora in forza di questo cataclisma, o a poco a poco di poi per ignote cause, da Noventa in giù la Brenta perdeva il braccio sinistro e riteneva il destro, conservavasi il Minor e atrofizzavasi il Maior. Infatti di questo non trovasi cenno alcuno in doc.*' che avrebbero dovuto nominarlo, nella donazione dei Partecipazio dell’ 819 e 829 a favore dell’ abazia di S. Ilario e nelle testimonianze del 1178. Molto probabilmente di esso non rimaneva che una pallida traccia nella Brenta secca di Camponogara ricordata in un doc. del 1199 e la memoria nella denominazione di Canal Mazor. Le acque del territorio sottostante trovavano corso nei numerosi alvei di scolo e nei fiumicelli di risorgiva, il Canal Mazor, il Volpadego, la Tergola, l’Avesa, il fiume Oriago, Muson o Bottenigò, ecc. Ma nel 1142, e forse questa non era la prima volta perchè nel 1100 i Veneziani pregavano ì Padovani a mutarne il corso, (probabilmente fu un diversivo anche il Navigatorio di Sarmazza esistente fra Brenta e Cornio nel 1132, v. innanzi) per alleggerire il ramo superstite della massa esorbitante delle sue acque, onde gravi danni derivavano alle terre loro, lo tagliavano a Noventa, dandogli uno sfogo verso Venezia per uno dei tanti corsi naturali e anche artificiali, che solcavano allora il territorio dell’ abazia ilariana e che servivano, come la Piovigella, di comunicazione fra Padova (dal porto di Noventa) e Venezia. I monaci, per salvare il proprio territorio da questa pericolosa invasione d’ acque, tentarono di deviarlo nel Canal Mazor, nel letto dell’antico Medoaco maggiore, cioè nel suo antico ramo sinistro, conducendola per un alveo artificiale, sostenuto da robusto argine, dalla Mira alla torre del Curan ; ma inutilmente, perchè le acque si apersero la via diritta, entrando nei fiumi di Oriago e del Bottenigo. Nel 1191 la difesa è portata su questo punto. Queste acque non imposero subito il proprio nome, ma la propria massa, onde fu giuocoforza fare di necessità virtù e di comune accordo, Padovani, abati di S. Ilario e Veneziani, cercarono di regolare questa nuova via, la quale se portava dei guai alle terre, portava pure dei vantaggi al commercio. Dal 1200 al 1300 la via è in pieno esercizio, reso