■t MARCO CORNARO 67 il legname, et Ferramento necessario per ditta palada.... a fare in detto canale scambi per comodo dei burchi lunghi pie 50 larghi 32 entro Aprile 1467, conzar gli antipetti e suolo dove se serrava l’aqua con ¡piantoni tegnerli in conzio et in colmo tener tre famegli, sufficienti a ditta opera ». Concorsero Francesco Dall’Acqua, che ne aveva già la manutenzione, col padre e col figlio Giacomo, un Nicolò di Mattia, marangon, ed Angelo Sambo di Chioggia. Tutti domandavano 10 ducati al mese, ma il falegname voleva subito ducati 300, Angelo Sambo 60 subito e 60 al termine del lavoro in novembre, Dall’ Acqua 50. Nonostante i migliori patti offerti dal Dall’ Acqua, venne scelto il Sambo i, che avendo condotti a termine di recente i lavori di diversione della Brenta per la Corbola con soddisfazione pubblica, dava il miglior affidamento *. Nel 1490 il Canale passava nelle mani di maestro Dionisio da Viterbo, che ne assumeva 1’ impresa per se e per i suoi eredi. Giunto a Venezia con una certa fama, qui l’aveva accresciuta aggiustando l’orologio della Piazza, costruendo un gran ponte mobile sul Po durante la guerra di Ferrara, un congegno regolatore dell’ acque vantaggioso alla navigazione nella confluenza tumultuosa della Brenta col Piovego a Strà, uno dei primi sostegni a conca, e le fortificazioni di Feltre 3. 1 Angelo Sambo di Chioggia veniva nel 1443 chiamato a far parte della commissione per 1’esame della" Brenta col Pinzin, con fra Mauro e con gli uomini più competenti di quel tempo. Nel 1455 gli era affidato il grave incarico di costruire gli argini ad essa da Fusina a Volpego e di eseguirne la diversione per la via della Corbola. Nel 1457 i suoi compatriotti lo eleggevano a far parte dei consigli della città per « i suoi buoni portamenti ». Nel 1461 otteneva dalla Repubblica un privilegio decennale per la costruzione di cavafango ed eseguiva la chiusura del canal di Marghera presso S. Giuliano, costruendovi un macchinario uguale a quello di Fusina per il trasporto delle barche. Nel 1466 assumeva la manutenzione del Canal d’Arco. Nel 1468 ideava in Chioggia « feste, archi trionfali, et altri apparati degni » per festeggiare 1’ arrivo dell’ imperatore Federico III. Lasciò due figli Pietro ed Angelo, che seguirono le sue orme, distinguendosi nei lavori d’ Idraulica (Arch. Sta. Ven., Notai. Collegio, reg. XVIII, c. 30 ; Scritt. II, par. II ; Zkndrini, op. cit. voi. I, p. 156; Morari, Storia di Chioggia, Chioggia Brotto, 1870, p. 264 e 269). 2 Arch. Sta. Vbn., Savi ed Esec. alle Acque, 28, Catastico de diverse scritture de Laguna, incipit anno 1292, c. il7, copia tratta dal Notatorio n. 2 dell’officio delle Razon Vecchie c. 266; Collegio del Sai reg. io», c. 54l. 3 Rawdon Brown, nell’ illustrazione dell’Itinerario in Terraferma dell'anno 1483 di Marin Sanudo (Padova, Seminario, 1847, p. XI, n. 12) avendo il Sanudo chiamato questo ingegnere col solo nome di Dionisio, architettò una lunga, laboriosa congettura per indovinare chi fosse e finì col concludere che doveva trattarsi di un pseudonimo dell’ ingegnere bergamasco Alessio degli Aleardi, non accorgendosi che il Dionisio era morto da qualche anno (1497) allorché 1’ Aleardi (nel 1507) fu assunto quale ingegnere della Repubblica Zkndrini, op. cit. voi. I, p. 140 e Scritt. II, par. VI). Ma il sacerdote viterbese Pietro La Fontaine ora S. Em. il nostro Patriarca, ispirato da carità del natio luogo, metteva in piena luce la figura di lui, togliendo ogni dubbio in proposito (Sac. P. La Fon-taine, Di due fabbri viterbesi del Quattrocento, Viterbo, Cionfi, 1906). Tutto ciò che qui riassumo ho desunto dall’ opuscolo e da doc. inediti che S. E. raccolse posteriormente con 1’ intenzione di rifare e completare il lavoro, e che S. E. cortesemente si degnò di prestarmi ; poco vi aggiungo io. Dionisio fu figlio d’ un certo maestro Ceccarello, muratore di Viterbo. Si parti col fratello Pier Domenico dalla città natale nel 1467. Nel 1469 era a Siena, regolatore dell’ orologio pubblico e rimase fino al 1477, conseguendo sempre maggior fama per varii lavori, fra i quali « uno horiolo con tanta arte et con tante figure » die lavoravano « tutte ad un medesimo tempo,... cosa bellissima a vederlo ». Trasferitosi a Firenze con questo suo meraviglioso congegno per farvelo vedere, s’acquistò la stima dj Lorenzo de’ Medici, che al suo ingegno ricorse, forse per opere di guerra, anche quand’egli se ne andò a Bologna nel 1479. Per poco ciò non lo faceva cadere nelle mani del re di Napoli, avversario allora del Magnifico. Salvatosi presso il conte Anton Maria della Mirandola e poi nelle terre del Duca di Mantova, passò a Venezia, dove i due fratelli si trovavano nel 1481, anche qui « maistri del Rologio » e dove nel 16 luglio 1482 Dionisio, dopo aver dato molte prove della sua capacità nefle fortezze ed altrove « in castris nostris et alibi », venne nominato ingegnere della Repubblica con lo stipendio di cento lire mensili. (La Fontaine, op. cit) Quattro grandi opere egli concepì dopo ciò : un ponte mobile sul Po, un edificio idraulico sulla Brenta, le fortificazioni di Feitre e lo scavo del nostro canale. Nell’ autunno del 1482, durante la guerra di Fer-