SCRITTURA II. - APPENDICE Veneziani. La Signoria ne lo ringraziava, ma inviava tre dei suoi Savi ad esaminare il lavoro e a stabilire la parte di spesa spettante al Comune veneziano. Dopo ciò nel 1340 si effettuarono i lavori, senonchè nel 1341 si dovette tornar a farne degli altri, per"rinforzo di essi. Le tagliate o scaricatori ad Oriago erano stati eseguiti, ma era necessario costruire alcuni argini e qualche altro sostegno per fortificazione dell’ opere compiute, se non si voleva perderle ; le nuove opere domandavano altre 50 libre di grossi e si ordinò all’ Ufficio del Sai di spenderli >. Nel 1343 s’ imponeva ai padroni dei molini del Visignon che chiudessero la tagliata fatta presso i loro molini (quella del Moranzan, di cui si parla nel 1332, o una delle recenti?), ma che prima di eseguir ciò, scavassero di nuovo ed allargassero il Visignon secco, in modo che in quel-1’ alveo le barche potessero scambiarsi, e che lo mantenessero così anche per 1’ avvenire (come si sa la navigazione di Padova si faceva per il Visignone e per il Moranzano). E, inoltre, si ordinava loro di tenere in assetto il traghetto, che ivi trovavasi per trasportare le barche dalle acque salse nelle dolci (come si vede qui si parla di un vero S. Ilario e come si fece più tardi a Fusina) 2. per giudizio dello Zendrini (op. cit., voi. I, p. 31) al moderno Carachin. La Punta fu originariamente il cono di deiezione di un tal alveo, ma crebbe, senza dubbio, come pensa lo Zendrini (loc. cit.) dopo la costruzione dell’ argine. Ora se ne ordinava la distruzione e qualche cosa dev’ essersi fatto, ma dovette pur anche rinnovarsi perchè nel 1509 durante la gnerra di Cambrai essa esisteva e fu necessario distruggerla per impedire gli approcci ai nemici (Trevisan, op. cit. p. 34 ; Temanza, op. cit., pp, 43 e 60 ; Gallicioli, op. cit., lib. I, n. 145; Filiasi, op. cit., voi. 3, p. 386-7; Cecchetti, La vita di Venezia nel 1300, Arch. Ven. n. s., to. XXVII, pa. II, p. 327). Più tardi fu detta « Ponta dei Lovi » e il Temanza e il Filiasi pensano che così venisse chiamata dagli urli dei lupi che si udivano. È più verosimile che un tal nome le sia derivato da « illuvies » come pensa 1’ Olivieri (Dante Olivieri, Il nome locale veneto « Lupia » ed alcuni toponimi affini in N. Arch. Ven. n. s. voi. XXXVI, p. 188). Alle osservazioni dell’ Olivieri io mi permetto di aggiungere che nel nostro dialetto chiamasi « lova » o « lopa » la canna palustre, con cui si soleva e ancora si suole costruire il tetto acuminato delle capanne e dei poveri casolari. 1 1 luglio 1339. « Si videtur vobis quod presen-ciatur de intentione domini Ubertini in isto facto quod consulitur per octo Sapientes aggeris videlicet utinam sibi placeat clausura duarum bucharum Auriagi que sunt super suo terreno et si sibi esset nociva ipsa clausura et suis vel non Et hoc presentiatur per ser Sachetum ». eodem die « Vel quod mittatur ad ipsum nuncium cum verbis congruis qui videbuntur ad requirendum ipsum ut consenciat quod fiat per nos dicta clausura dicendo et committendo circa hoc ut consulunt ipsi Sapientes ut honestius et melius apparebit et habita intentione et responso ipsius domini Ubertini super trasporto sull’ argine, come si faceva un tempo a hoc providebitur hic postmodum et fiet ut fierit op-portunum. Qnod iste mittendus fiat per dominos Consiliarios et Capita. Vel quod fiat hic per electionem. Electus ser Antonius Superantio (Capii. I, c. 24*, ex Sen. Misti, reg. XVIII c. 44). 16 ottobre 1339. « Cum dominus Ubertinus de Carraria largo. modo nobis scripsit per litteras suas super facto ruptarum Oriagi, et obtulerit liberaliter dictas ruptas claudere et claudi facere, etiam ad expensas suas, sicut nobis placet, et ista via esset multo utilior et facilior et cum multo minoribus expensis et laboribus quam via que pridie fuit previsa et deliberata per Sapientes deputatos super facto ...» (Arch. Sta. Ven., Sen. Misti, reg. XVIII, c. 72). 15 Genn. 1341. «Cum ordinatum fuerit quod ta-iate Oriaci fierent et fuerit commissum salinariis maris quod eas fieri facerent, qui sic fecerunt, set dicant quod necessarium foret faceret aliquos aggeres et aliqua alia laboreria pro fortificatione operis, que omnia pos-sunt capere usque ad libras L grossorum ; vadit pars quod committatur eis salinariis quod fieri faciant ea opera et laboreria sicut est necessarium pro conserva-tione laborerii, expendendo quam minus poterunt usque ad summam prefatam librarum quinquaginta grossorum, cum aliud laborerium sit amissum nisi hoc fiat » (Arch. Sta. Ven., Sen. Misti, reg. XIX, c. 52*). I documenti del 16 ott. 1339 e del 15 genn. 1341 furono già pubblicati in una monografia sul principato di Ubertino (Gioach. Beda, Ubertino da Carrara, Città di Castello, Lapi 1906, pp. 42-43). La nomina dei tre Savi trovasi in Sen. Misti, reg. XIX, c. 2. 2 28 agosto 1343. « Quod taiata facta apud molen-dina Vissignoni claudatur per patronos dictorum mo-lendinorum et ad eorum expensis cum his tamen conditionibus videlicet quod dicti patroni teneantur apud dieta molendina fieri facere et in concio tenere tragetum aliter solitum ibi esse pro barchis tragitandis in ea forma vel meliori qua primitus erat et in eodem