SCRITTURA II 143 Item la Brenta vechia, over Bachion, descende al Porto de Chioza Item la Brenta, laqua da le Bebe e parte de lAdese al Porto de Brondolo 2. In summa fra i dicti termini mete in questa nostra laguna XX fiumere tra grose e picole, che dì e nocte mena terren in questa nostra laguna ; e perhò se puoi molto ben intendere che dove ha a descender aque dolce, quelle mena cum si el terren, e va dì e nocte asediando le citade e lasandole fra terra, come quella ha facto de Aqui-leia, Concordia, Spinesio, Auderzo, Altin, Padua, Adria, Ravena e Vicenza, le qual tute era a presso el salso e tal in salso hediiicade 3. Se adunque le aque ha conducto diete citade in terra, che faran XX fiumere che meteno a presso et quodamodo a torno Venesia? Zudego mal e pezo. Et perhò quelle ha sì levada questa laguna in modo che se puoi dire che non ge roman altro cha i canali ; le velme4, che sempre soleva haver aqua adosso, e fosse pizola quanto se volesse, adesso cum le aque basse quelle roman discoperte da laqua meglio de pie 2-e ogni dì va de mal in pezo, e va mo alevando el fondi di canali, come se puoi veder per el canal de Rialto e de San Marco, che son molto aterradi ; e tanto men aqua quanta tegnerà questa nostra laguna, tanto la vasterà el porto. Et perchè se poria dir la Brenta se azonzerà cum el porto de Malamocho, el Sii cum i Tre Porti, tra mezo questi non ge roman altro che el Sioncelo, Dexe e Poveian, perchè le aque da Mestre e Botenigo, quelle se hano a condur verso la Brenta8, adonque a questo modo la nostra laguna se vegnirà a deffendere che quella non se amunirà perchè el non vegnirà a romagnir se non i dicti 4 fìumecelli qui dentro, ciò è, el Raganelo, Sioncelo, Dexe e Povian, che dir se puoi do pizole aque, dico che, quando alcuna de queste non vi-gnesse, che a ogni modo questa laguna se convien amunir, per queste rason : el terren non sta mai de crescer e senza aque dolce. E si prova in questa forma. I molini da Muran, i molini da Mazorbo, chc sono molini, che masena cum le aque salse, i lagi di quali sono seradi de arzeri e de legnami atorno atorno 6, et per quanto 1 Nella carta del Sabadino questo alveo sboccante nel porto di Chioggia non c’ è. Esso è segnato dal canale dell’ Alban, per dove il Bacchigliene sboccava. 3 Nell’apografo d’un disegno del 1470, esistente nell’ Archivio vecchio di Chioggia (n. 43) e pubblicato dal Bellemo nel suo « Territorio » si vede ben riprodotta una tale topografia : La Brenta sboccante a Torre delle Bebbe, dove pur confluivano il canale delle Bebbe, il canal della Bebbetta e la Cavanella, per cui acque dell’ Adige si riversavano nella Conca di Brondolo. 3 Ved. Par. III. 4 Le velme sono un effetto del mare. Esse formano le golene o i labbri dei canali, per i quali la marea scorre dal basso verso l'alto dei bacini e nel riflusso ridiscende. In esse soglionsi conficcare i pali a indizio dei canali stessi (le mede). Si sfasciano facilmente a ogni piccolo urto, tanto la materia loro è mobile e minuta. Le barene invece sono depositi fluviali induriti poi dall’ acqua marina. Esse sporgono come isole sulle acque e sono asciutte, tranne nei casi delle maree straordinarie solite ad avvenire nei novilunii e nei ple-nilunii, soprattutto negli equinozi o con i venti lunghi di scirocco. Possono facilmente ridursi a terreni di pascolo e di coltura col costruirvi degli arginelli di confine alle maree, le quali sogliono giungere sino ad esse scorrendo per piccoli canali detti ghebbi (Vacani, op. cit., pp. 42 e 47). 6 Ved. la deliberazione 28 aprile 1459 in Par. II, p. 103 n. 1, e Par. VI. 6 Frequentissimi erano sui lidi e nelle isole i molini che funzionavano in forza del flusso e del riflusso. Lo abbiamo veduto già e avremo occasione di vederlo ancora innanzi. Sembra, secondo una vecchia cronaca consultata dal Gallicioli, che « i Muraneschi » sieno stati « i primi a far saline e Mulini » e che questi, generalmente, si costruissero, formando intorno ad essi un laghetto artificiale, circoscritto in modo da lasciar libero al flusso due sole vie poste sulla stessa linea. Nel 1124 un Gradenigo donava al monastero di S. Cipriano « unum molendinum positum in Murianas cum duabus rodis, et cum toto suo lacu, cum introitu et exitu, atque junctorium et jaglacìone » (Gallicioli, op. cit., lib. I n. 242). Da questa descrizione e da quella, che ce ne fa il nostro Cornaro, si vede chiaramente che i molini erano incassati fra argini e canali, affinchè il flusso e riflusso avesse in essi un’ azione maggiore e, volendosi, anche continua.