g6 MARCO CORNARO Dappoi per el dicto Conseglio fo deliberado de far sei Savii, che havesse a veder tute le aque e vegnir cum le sue provision al Conseio de Pregadi, dove fo facto miser Marco Foscari, el procurator, miser Alvise Loredan, el proculator, miser Mathio Victuri, miser Maphio Michiel, miser Lion da Molili e miser Vector Capello e i tre zentilbomeni deputadi ali arzeri '. Cum li qual la nostra Segnoria me comandò a io Marco Corner che dovesse andar cum dicti. I qual, del MCCCCLVIII de Marzo, quelli andorono a veder li arzeri de San Zulian che se lavorava e quelli del Botenigo, cum i qual andò maisfro Antonio da Piasenza, inzegner 2, e maistro Antonio da Selvele. Et visto i dicti arzferi, che era tuti de cuora, maxime quelli da San Zulian, etiam visto che lì haveva messo el Botenigo per rio Vial in canal de Mergara et che de lì voleva condur diete aque al porto di Tre Porti per la via da Tombelo et de San Martin de Strà 3 et andar a Teserà e a Dexe, et de li quella havesse a capitar al dicto porto ; i qual dicti zentilhomeni tuti dacordo et cusì i dicti inzegneri, quelli determinò non esser factibile a condur diete do aque, e pur condugandole iera cum gran periculo de la terra. I qual zentilhomeni la matina forono davanti la Segnoria et dise le sue rason in modo che quella ordenò fusse dato licentia a tutti quelli, che lavorava. Et cusì i fereno 4. da lasciarsi pure a destra; avere la soglia un piede e mezzo più elevata dell’ acqua più bassa della Brenta, il fondo largo passi 20, la superficie proporzionata al fondo, gli argini larghi alla base piedi 24 e 12 in cima, alti 8 circa, due ponti almeno « ad minus duos pontes» per il transito, uno vicino alla bocca, l’altro nel luogo più opportuno. Questo canale, come abbiamo detto in principio, assumeva di poi il nome di Sborador o diversivo dì S. Bruson, e più tardi ancora (1488-1507) servi per la diversione dell’ intera Brenta (Arch. Sta. Ven., Sen. Terra, reg. 4, c. 54*, e 55; Zendrini, op. cit., voi. I, p. 109). 1 II 17 die. del 1457 si aggiungevano ai tre savi esistenti (Ànt. Priulì, Paolo Morosini, Domenico Vettori,) altri sei, quelli appunto che nomina il Cornaro, perchè uscissero ad esaminare la Brenta e gli altri corsi d’acque, i porti ed i canali della città, conducendo seco ingegneri, uomini di mare, piloti, pescatori e quanti credevano e, dopo aver ben veduto e studiato, riferissero e presentassero dei progetti atti a risolvere il problema. Il 17 si vietava che gli eletti fossero tolti dal collegio, ma il 23, visto che in Collegio c’ erano di quelli, che s’intendevano della materia, il divieto veniva revocato (Arch. Sta. Ven., Sen. Terra, reg. 4, c. 60). 2 A proposito di questo maestro Antonio da Piacenza, ho fatto delle ricerche anche nella sua città, ma senza alcun risultato. Il Direttore di qnella biblioteca Aug. Balsamo mi scrive che nel Dizionario biografico piacentino del Mensi è nominato un Antonio da Piacenza, che essendo podestà a Faenza condusse a beneficio della popolazione per porta Montanara l’acqua del Lamone nella fossa o canale della città e vi co-strusse sopra dei molini a due a due, ma che esso è del 1192. 3 S. Martino di Stra, detto anche Stra o S. Martino solamente oggi ridotto entro ai ristretti confini della parrocchia di Campalto, fu anticamente un’ ampia pieve. In una bolla papale del 1152 essa è chiamata S. Martino di Tesseria; nelle carte diocesane del 1330, S. Martino di Strata, per esser posta la sua chiesa sulla strada Emilia altinate. Le chiese figliali di essa erano S. Pietro di Terzo, Pagliaga e S. Maria del Dese, a poche miglia da Aitino, S. Maria di Caver-gnago (Campalto) porto frequentato, all’ imboccatura del fiume di Mestre, e S. Antonio di Tessera (Agno-letti, Treviso e le sue pievi, vol. II, p. 73 e seg.). Durante le lotte della primissima storia veneziana, questa terra ebbe una certa importanza, specialmente durante il famoso blocco posto da Ottone II ; non mai però quell’ importanza commerciale, che per tanto tempo le attribuirono gli storici veneziani. Si credette erroneamente che le due celebri fiere annuali dell’ Olivo e di S. Martino avessero luogo 1’ una nell’ isola di Olivolo, cioè a S. Pietro di Castello, 1’ altra in questo S. Martino di Strà ; ma Walter Lenel dimostrò chiaramente che quelle due fiere avevano luogo sul Po, presso Ferrara (W. Lenel, Die Entstehung der Vo-rehrrschaft Venedigs an der Adria mit Beiträgen zur Verfassungsgesichte, Srassburg, Teübner, 1897, pp. 47-64). 4 Tra la foce della Brenta a Fusina e quella del Dese, prossima al Sile e di fronte al porto dei Treporti, v’erano parecchie bocche. Negli antichi Statuti trevisani sono nominate quelle di Fossola, Bottenigo, Marghera, S. Martino di Strata, Tasso, Tombolare, Pagliaga maggiore e minore, Terzo, Dese, Carpenedo, Raganelo, Aitino, Dese. Per esse una fitta rete di scoli, fiumicelli e fiumi