SCRITTURA I. 45 marze, colà, da boschi e paludi in diete, a le qual non se può far altra provision se non a nettar quelle da lignami a ciò che i burchi possa navegar per quelle. L,e qual cum opere IIm se conzaria, secundo come dice li inzegnieri Item è stado visto el fiume de Musestre el qual mete meglio de passa IIm de legne in Venesia 3, el qual non se può navegar per amor di molini da Ca Badoer e de le Muneghe da le Verzene Ma è stado visto una fossa la qual se chiama Lagozo per la qual abelmente se intraria in nel fiume del Musestre, la qual bisogna netar da li- Fossetta (vedi carte Sabadino e Marcolina). L’Agnoletti volle vedere nella Fossetta il « navigium » scavato dai Trevisani in Meolo a danno degli abati del monastero del Pero e che per una sentenza del 1221 doveva essere interrato. Guai a mettersi sulla via delle congetture. Vi si potrebbe forse meglio ritrovare l’anello di congiunzione fra il famoso fosso stabilito al tempo di Carlo Magno, la fossa Gentionis e l’Argele Formiclino del tempo di Lotario. 1 Si vede nella Mappa del Marcolina 1547. È la continuazione della Fossetta verso la Piave, continuazione che oggi porta il nome comune di Fossetta. Fra essa ed il tronco sussistente ancor oggi dell’ Emilia, sono segnati in detta Mappa boschi che non esistono più, proprietà di Marco Foscari. Anche al disotto della via romana, sonvi segnati dei boschi, il Bosco delle Cassinelle, proprio là dove oggi ci sono delle paludi, che hanno lo stesso nome. Della Fossa vecchia rimane oggi il vestigio nella denominazione d’ una località sulla riva della Fossetta oltre Ca’ Malipiero e propriamente vicino alla Ca’ Rigatti (Vedi carta top. militare). Vi avevano beni gli abati del Pero e dalle loro carte sappiamo che terminava, come ora, in Cavo de Arzere vicino a Foss’alta. La Fossa nuova principiava dalla Fossa vecchia fra Ca’ Malipiero e il Traghetto della Fossetta e correva verso Croce di Piave in mezzo ai boschi dei Malipiero e dei Foscari superiormente e quello delle Cassinelle inferiormente. (V. Mappa Marcolina). 2 II Musestre nasce in quel di Breda, in quella regione, nella quale nascono il Vallio ed il Meolo, una vera fontana, come dicemmo, di fiumi di risorgiva ; nei pressi di Pero s’ avvicina al Vallio, ma per scostarsene subito dopo, bagna Spercenigo, Biancade, Roncade (castello dei Sanzi) ed entra nel Sile a Musestre, centro storico importantissimo, antico castello dei Longobardi e dei Franchi (Everardo, duca del Friuli, vi fece un centro di cultura carolingia e vi morì) e finalmente bella e forte bastia dei Veneziani contro il Carrarese. Il vescovo di Treviso aveva ab antiquo il diritto di pesca nel Sile dalla città di Treviso alla bocca del Musestre. Il Comune teneva in questa bocca una palata di confine e un’ osteria senza gravezze. Correva parallela al Musestre la via Claudia Augusta e dov’ esso sbocca, aveva di fronte l’Ad Quartum (lapidem) ab Aitino, oggi S. Michele del Quarto. 3 Tutta la regione percorsa da questo fiume era piena di boschi, ora non più. « I boschi di Spercenigo erano con quelli di Capo d’ Istria, le principali fonti donde Venezia traeva, fin dal Trecento, il carbone di legna. » Così scrive il Cecchetti nel suo lavoro sul Vitto dei Venez. (N.° Arch. Ven. 1885, to. XXX, p. 321) e cita una grazia fatta ad un tale Gregorio dalle Ancore, al quale era stato confiscato un deposito di legna che teneva sopra la riva di S. Elena in attesa del tempo opportuno per condurla a Venezia. Era un tale deposito l’avanzo di una maggiore catasta da lui comperata per far carbone « in busco Sporcinigli » dal fattore del Sign.r Almorando Contarmi (Arch. Sta. Ven. Grazie, XIX, c. 4l, marzo-dic.bre 149 r, pubblicata dal Cecchetti e anche da me in La Strada e il Traghetto della Fossetta p. 39-40). 4 Lungo tutto il Musestre come sul Sile, sul Le-mene, sulla Brenta ecc. c’ erano mulini e gualchiere, cioè battitoi di lana, in buon numero e da antichissimo tempo. Infatti nel 997 il vescovo di Treviso donava un molino, posto nel borgo di Musestre, al monastero di Mogliano (Agnolbtti, Treviso e le sue pievi, voi. 1°, p. 842). Esiste un sopraluogo eseguito da tre provveditori nell’ anno 1400 in seguito alle rimostranze e proteste dei proprietari e terrieri, che vedevano i loro fondi invasi spesso dalle acque del fiume per causa dei sopraddetti edifici industriali costruiti sulle sue rive. Visitarono essi per primi i molini « iuxta castrum Musestri » e, fatte le debite ricerche, ritrovarono che durante il dominio di Carrara il Vecchio nel Trevisano (1384-1388) tali molini, i quali avevano quattro ruote erano stati rialzati molto per poter meglio macinare, ma che ciò facendo avevano sommerso tutto il paese in giro, fino a Biancade. Che d’ allora le cose erano rimaste in tal modo con danno delle terre e con vantaggio dei molini, i quali così potevano macinare di giorno e di notte, mentre stando al livello precedente, crescendo 1’ acqua del mare, 1’ acqua li invadeva e non si poteva macinare (manentibus uti stabant prius crescente aqua maris et existente grossa multum impediebatur molere illorum. Nunc vero molunt continuo die ac nocte ad suum beneplacitum. Et ante dictam ipsorum molorum elevationem per medium dictorum molendinorum sem-per evaporabat aqua et fluctuabat). Trovarono che i Badoer per impedire una tale sovrabbondanza d’ acqua vi avevano costruita una quinta ruota e che Francesco Rabia e il monastero delle Ver- 4