MARCO CORNARO 59 secondo me 1 argine Formiclino) Argele I1 urmiclino (Formighe?) Cerbonio (da cervi ovvero dalla famiglia romana dello s.tesso nome, che aveva possessi in Ammiana?) -, Maliso, Udisano. Altri documenti Baibillo e Stafilo (quello StafFolo, dove nel 997 veniva stipulato un patto importante fra Pietro Orseolo II e Sicardo vescovo di Ceneda) 3 ; ma certo i più importanti erano Eraclea e Fine. ostilità, vi costruì un palazzo ed ottenne dall’ imperatore Ottone III disposizioni in favore dell’ episcopato, che era soffocato da quello di Ceneda, costituito da Liutprando sulle abbandonate giurisdizioni dell’ episcopato opitergino. « Noi vogliamo, sentenziava l’imperatore, che la sede di Eraclea tragga le decime da tutto il territorio, che cadde sotto la giurisdizione di questa città in forza del trattato conchiuso dal doge Paoluccio con Liutprando ». Ottone, figlio di Pietro Orseolo II, fissò i rapporti fra i suoi abitanti e il governo centrale nel 1009 col famoso Patto di Eraclea. Da questo tempo la storia della città, se ne traiamo un rinnovato tentativo d’invasione da parte del vescovo di Belluno nel 1192, diventò la storia del suo episcopato e cominciò a decadere di nuovo. Eraclea diventò un centro agricolo solamente, a poco a poco perdette anche ogni importanza fluviale e mercantile, e, trovandosi al disotto della via acquea del Canal d’Arco, verso il Friuli e i paesi tedeschi decadde vieppiù che Equilio stessa. Dopo il 1254 i vescovi di Cittaniova furono scelti fra gli ordini monastici, ciò che prova esserne stata poco ambita la residenza. Dal 1328 al 1344 Fridiano, abate di S. Ilario, fu vescovo di Cittaniova, senz’ obbligo di risiedervi. Egli, come i suoi predecessori, vi si recava solo nei dì solenni. (G. Marzemin, Le abazie veneziane dei .Ss. Ilario e Benedetto e di S. Gregorio, in N. Arch. Ven., 1912, to. XXIII, pa. II, p. 387. Nel 1440 1’ episcopato di Eraclea veniva soppresso insieme con quello di Equilio. Se bella fu Equilio, più bella dovett’ ssere certo Eraclea, che fu la culla principale del primo patriziato veneziano e che, ancora ai tempi del secondo Orseolo, aveva una buona schiera di artisti (Monticolo, La cronaca del diacono Giovanni ecc. p. 107). 11 nostro Cornaro dice che vi erano numerose chiese « infinite ciese » e intende di riferire ad esse quanto dice a proposito di quelle equiliane (Scrittura li). Oggi il luogo dove sorgeva questa città, detto Fiumicino, si va bonificando per opera del Consorzio Ongaro superiore. L’ingegner Pattaro nel 1907 dava nella Gazzetta di Treviso notizia di « Frammenti di mosaici, di membrature architettoniche finemente scolpite, mattoni grossi, embrici, pezzi d’ anfore, monete di bronzo, massi di pietra, ossami, denti di cignale, palafitte e tracce di pozzetti in mattoni ed in legno » che si erano trovati scavando ad un metro di profondità circa sotto l’attuale piano di campagna. Nel 1907 stesso, il Plateo nella sua monografia su Eraclea, parla di scoperte di avelli alla romana, di frammenti di statue e colonne, e più particolarmente di monete» (Plateo, op. cit., pp. 17, 39. 87.)- In una visita fatta a Fiumicino nell’ autunno del 1913 col comm. Ongaro e col sig. Ancillotto di S. Donà, ebbi la fortuna di vedere, scoperte di recente per caso, sotto una gibbosità del terreno che si coltivava a vigna, le reliquie di costruzioni ecclesiastiche importantissime. Ed ogni di, si può dire, tutt’ intorno si vanno facendo dei ritrovamenti (le tegole romane spuntano frequentissime fra i solchi della terra arata) dai proprie-tarii, che non vendono più, come un tempo facevano i loro predecessori, ma religiosamente conservano. Peccato però che questi ritrovamenti rimangano ai più, ignoti egualmente. Fautore convinto dei musei locali, vorrei che a S. Donà se ne istituisse uno per raccogliervi quanto si è scavato e si scaverà nei territorii di Eraclea e di lesolo. Sono certo che gli Ancillotto, gli Ianna, i Sacerdoti e tutti gli altri, intelligenti e colti, che come loro raccolgono e conservano, saranno lietissimi di portarvi il proprio contributo. 1 Dell’ argine Formiclino potrebbe essere rimasta traccia nella località detta Formighe vicino alle rovine di Eraclea. Dalla traduzione del documento di Ottone III fatta dall’Azzoni parrebbe che quest’ argine dovesse essere più in alto di Oderzo, ma io penso che non dovesse essere così, bensì che quest’ argine corresse alla stessa altezza del fossato stabilito ai tempi di Carlo Magno nelle vicinanze di Aitino poco lontano dal litorale. E in questo mi conferma la descrizione della giurisdizione vescovile di Ceneda, che l’Azzoni riporta poco dopo ed il fatto che la villa di Staffalo vicino ad Eraclea dalla parte della Livenza intorno a quel tempo è detta cenedese e non eracliana. Se le cose stessero come io penso, ne verrebbe che Ceggia potrebbe identificarsi col Caput Argelis di queste parti. Ivi finiva l’Argine Formiclino. (Azzoni, op. cit., p. 243) L’Agnoletti scrive che nel 1580 il vescovo trevisano celebrò, cresimò, prese nota di muraglie di vecchie chiese alla Fossa, verso Ceggia (Agnoletti. Treviso e le sue pievi, voi. I, p. 756). 2 Cervonio è il nome di una ricca famiglia romana, che possedeva beni e forse abitava in Amuiiana. (Conton, Archeo. in L’Ateneo Ven. nel suo primo centennio p. 82). 3 Barbillo era una piccola villa nel 1400 appartenente al territorio di Torre da Mosto. Vedi doc. del 1467 a proposito di Torre da Mosto in Scrittura I. Oggi non esiste più neanche il nome. Staffolo o Stafolo invece esiste pur oggidì. Nel doc. citato del 1467 era una piccola villa del territorio