SCRITTURA II scoladure del Padoan vegneria a capitar in questo leto de Brenta e lutaneravesse da Venesià 1. Le coladure del Mestrin havesse una fossa da Mestre e che vegnisse a capitar verso Dexe over Sioncelo ; e, se quelle podesse capitar nel Sii, molto meglio2. 1 Abbiamo visto come dapprima si voleva deviare il Muson con le altre acque minori comprese tra esso e la Brenta (Lusor, Cesenego, Pionca, Tergola) dalla parte di Mestre prendendolo a S. Benedetto (presso Mirano) e come poi il 28 aprile 1459 si decretasse che « per aleviation » di queste acque venisse « largada » la fossa del Melegon che convogliava « tute le aque del Bote-nigo » e che venisse « menada continuando » fino a quel punto, nel quale fosse sembrato opportuno di farla « desbochar in Brenta ». Uno tal compito, anzi, era stato affidato alla particolare 'direzione del Nostro (V. Par. II, p. 104, n.). Ma nulla ancora si faceva di tal opera per allora. Infatti il 10 agosto s’ingiungeva che la deliberazione sopracitata venisse « mandata ad execution segondo che per li ingegnieri » fosse stato consigliato ; e il 13 si constatava che tale progetto era riuscito una cosa impossibile « per tutti ingegnieri ultimamente mandadi a veder.....e cussi per altre persone intelligente i quali tuti dacordo », avevano giudicato « esser impossibile accordar dite aque per el modo dito come... a bocha », a parole cioè, si sosteneva (Arch, Sta. Vbn., Sin. Terra, reg. 4, c. 117). Inoltre il Cornaro, sul termine della Scrittura II, il che vuol dire, intorno al 1464, insiste su di questo progetto come su di una cosa da farsi, anzi nella Parte V parla chiaro in proposito : « Le aque da Mestre cum el Botenigo quelle al presente mete in Canal de Rialto, ciò è tra Sancta Chiara e el terren de Sancto Jopo » (V. Par. II, p. 105 e Par. V, p. 144). Per tutto ciò è dunque lecito credere che una tal opera non fosse stata ancora eseguita in detto anno e che il Vacani (op. cit,, p. 90). sia incorso in errore affermando che ciò avveniva nel 1459 (quanto all’altra affermazione sua che una tal opera corrisponda al Bon-dante, è verosimile). Molto probabilmente, la diversione ebbe luogo solo in sul principio del 1500, quando si diede novello e più forte impulso ad una generale regolazione dei fiumi. Fra i particolari del vasto piano compilato nel 1501, c’è quello di trasportare le acque del Dese con quelle del Bottenigo e Tergola in Corbola e in Canal Maggior. Non appare in esso chiaro se le acque di Bottenigo e Tergola ci andassero già. (Zendrini, op. cit., Voi. I, p. 138). Comunque, prima del 1537 una tal diversione esisteva, inquantochè fu necessario aprire per qualche tempo al Bottenigo 1’ antica strada diretta al mare, affine di liberare il paese dalle inondazioni, eh’ esso produceva, non essendo stata ancora avviata la Brenta per l’alveo San Bruson-Conche. (Zendrini, op. cit., voi. I, p. 196 e Vacani, op. cit., p. 116). Per evitare le inondazioni sopraddette, il Sabba-dino rimetteva sul tappeto la proposta, altre volte avanzata, di prendere il Musone in alto sopra Mirano (fra Mirano e Stigliano) e di condurlo in Sile. Altri presentarono altri progetti. Il padovano Domenico Dall’ Abaco, ad esempio, proponeva di scaricarlo in parte a Vigodarzere e in parte con le altre acque nel Moranzan (Zendrini, op. cit., Voi I, p. 243) ; Luigi Cornaro, da Mirano alla Mira e di là, per vecchi alvei preesistenti, a Chioggia (Luigi Cornaro, Arricordo di me Alvise Cornaro del modo che si debbe tenere ac-ciochè il fiume Musone con la Brenta vadi al mare per il porto de Chioza, come ora va per quello di Mala-mocho con tanti danni. In Venetia MDLX). Ma il Sabbadino a tutti preferiva il progetto proprio. E il governo, vedendolo sostenuto anche dal cartografo di questi fiumi, Nicolò dal Cortivo. nel 1561, cioè poco dopo la morte del suo autore, 1’ approvava. Solo si potè ottenere dai più prudenti che il progetto venisse subordinato alla diversione della Piave in Cortellazzo e del Sile nell’ alveo abbandonato dalla Piave (Zendrini, op. cit., voi I, pp. 242, 261 e seg. ; Vacani, op. cit., pp. 121, 123, 126). Senonchè, riconosciutesi col tempo le difficoltà di esso, si veniva nella determinazione di scindere il problema in due, quello delle acque fra Brenta e Musone e quello delle acque di Mestre, come aveva suggerito il nostro Marco, e risolvevasi il primo, come suggeriva 1’ autore della « Vita Sobria », onde il Novissimo (a. 1610) e il Taglio di Mirano (1655). 2 Nel Quattrocento al Bottenigo furono aggiunte nell’ ostracismo anche le acque di Mestre, cioè il Mar-zènego, uscente per le due bocche di Marghera (la nuova del 1360) e dell’ Oselino (la vecchia, così posteriormente detta per la tenuità della corrente e da non confondersi col moderno Osellino come innanzi vedremo) il Zero o Poveian e il Dese. Nel 1454, lui vivente, si decretava di condurle insieme col Bottenigo, per il canale di S Giuliano fino a Tombello e di là in Dese (il Bottenigo dovevasi condurre a congiungersi con esse per Rio Vial in Canal di Marghera). E nel 1461 chiudevasi la bocca del Canal di Marghera, che le convogliava in laguna. (V. Parte II, p' 106, n.a 1). Nel 1501 si mutava parere e decretavasi la diversione opposta, di portar tutte le acque fra Brenta e Dese in Brenta a Fusina, scavando una fossa lungo la Stradella che da Mestre andava ad Aitino, cioè lungo l’antica via Emilia(ZENDRiNi, op. cit., voi. I, p. 138, 139).